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martedì 16 aprile 2024

lunedì 23 ottobre 2023

Rastrellamenti 22 ottobre 1943

 



Con lo sbarco a Termoli e la resistenza tedesca sul Sangro, Vasto si trovò in mezzo e ne patì tutte le conseguenze: bombardamenti degli Alleati, mine e saccheggi delle squadre dei tedeschi guastatori. Fu ordinato l’esodo della popolazione ed io mandai la famiglia a Furci, restando solo a casa, dove cominciò il saccheggio sotto i miei occhi.
Ma ecco anche l’ordine per gli uomini validi al lavoro, dopo l’occupazione dei due edifici scolastici trasformati in ospedale tedesco. Fuggii nel vicino paese natio, dopo aver visto la sorte del giudice e di un mio nipote catturati e tenuti in ostaggio con la minaccia di fucilazione.
Passai la notte in casa di mia sorella. Ma al mattino, tra le sei e le sette, circondato il paese, i tedeschi presero tutti gli uomini validi (176 mi pare) e li caricarono su dei camions.
Io fui preso ancora a letto e non mi diedero il tempo nemmeno di allacciare le scarpe. Nella confusione, riuscii ad eludere la vigilanza ed a nascondermi in una legnaia di una mia cugina. Ma dopo un’ora, il bando dei tedeschi che minacciava di morte chi era sfuggito alla cattura, terrorizzò le mie parenti che vennero da me a supplicarmi di partire temendo la fucilazione. E partii anch’io. Giungemmo la sera a Castel di Sangro, alloggiandoci nei locali delle Scuole, una mezz’ora dopo ci fecero sloggiare e via per Rocca Cinquemiglia. Faceva freddo ed umido. Io capitai con una cinquantina di compaesani, in un grande stallone con molta paglia. Fianco a fianco, per riscaldarci, ci coprimmo anche la testa con la paglia. Ma chi poté dormire, in quelle condizioni e, per giunta, senza toccare cibo? Il mio pensiero correva alla mia famiglia e ai due figli piccoli ignari della mia sorte, e al secondogenito del primo letto che si trovava in provincia di Pescara, presso i nonni materni, alla casa abbandonata, alla mercé di tutti. Mia moglie era partita con qualche valigia di roba, io con il solo vestiario che avevo addosso.
Avevo 49 anni e dovevo sottopormi a disagi, privazioni e lavori pesantissimi. Infatti, il mattino, ben presto, sveglia e partenza per la montagna vicina. I primi giorni dovevamo trasportare, dalla valle, bidoni di acqua o travi pesantissime. Poi, con una vanga o un piccone o una pala dovevamo scavare piazzole per mitragliatrici, a gruppetti isolati. Patate e pane scuro. Ma dopo qualche giorno, la sera io, un mio nipote (studente in medicina che si spacciò per medico) e un mio cugino potevamo consumare qualcosa che « il medico » riusciva a procurarsi clandestinamente.
Ma io e qualche altro non potevamo resistere a lungo a quei lavori pesanti e passammo una visita medica. Io avevo una febbre reumatica. Fummo prescelti in 16 e messi in nota per essere rinviati a casa. La sera seguente l’interprete ci raduna e legge gli otto nomi di quelli che soli, dopo la seconda cernita, avevano avuto la concessione della libertà. Giunse alla chiamata del settimo ed io non ero tra quelli. Avevo perduto ogni speranza, quando pronunciò, storpiato, l’ultimo nome (Trosmonti, Rosmondi), gridai: « presente! » Ed ebbi un mezzo collasso. Ci dissero che saremmo stati liberi di partire il mattino seguente. Intanto durante la notte riuscirono a fuggire tre o quattro compaesani intraprendenti e insofferenti. Il mattino, tranne uno veramente in condizioni pietose, fummo tutti riportati al lavoro.
Pensammo che la fuga degli amici aveva compromesso la nostra libertà.
Era domenica. Una pioggerella sottile c’infradiciava le ossa. Io avevo una pala per spalare il terriccio picconato da un compagno, ma non avevo neanche la possibilità di mettermi in piedi per riposare qualche minuto, perché i reni mi davano dolori lancinanti. Ad un certo momento domandammo quanto tempo c’era ancora per mezzogiorno, ora in cui dovevamo smettere. L’austriaco di sorveglianza, con stizza c’indicò l’orologio e con un gesto ci fece capire che mancava ancora mezz’ora.
A mezzogiorno si smette e si torna agli alloggiamenti, ove l’interprete ci annuncia che eravamo liberi di andarcene, consegnandoci una velina con uno scritto in tedesco. « Via, via, prima di un altro contr’ordine » dissi io e mi misi a capo del gruppo, precipitando verso Castel di Sangro. Dopo qualche chilometro, dovemmo attendere il malato grave che si trascinava a stento.
Comincia la pioggia fitta, prendiamo la rotabile, raggiungiamo Castel di Sangro, ma io insisto per la continuazione del viaggio e puntiamo su Ateleta.
Ma la stanchezza, la pioggia e il malato grave (Marcellino Di Giacomo, un giovane sarto che sembrava S. Luigi) ci fecero giungere all’ultima ora del pomeriggio, con la ricerca di un casolare per passarvi la notte. Ed ecco l’uomo della Provvidenza; passa un uomo in senso inverso, lo fermo, gli domando se ci può indicare un casolare vicino e mi risponde ch’era li a qualche centinaio di metri, il suo. Gli chiediamo ospitalità per la notte. «Impossibile».
- Diteci quanto volete.
- Impossibile, devo andare a Castel di Sangro - e si allontana in fretta, dietro di noi.
- Quanto possiamo racimolare tra di noi? - Domandai ai miei compagni.
Io possedevo ancora 30 lire e 50 tutti gli altri. Con le ottanta lire in mano rincorsi quell’uomo e lo supplicai di prendersi quella sommetta ch’era tutto ciò che possedevamo. Finalmente accettò, tornò sui suoi passi e ci fece entrare nel casolare ch’era uno stallone semivuoto. In un angolo vi era un abbozzo di un focolare, dove a turno, quattro alla volta, dopo aver acceso a stento il fuoco con ceppi bagnati, l’abbiamo mantenuto vivo sino all’alba. Rotti e morti di fame, riprendemmo la via maestra per Ateleta. Alle prime case, entrammo dove una donnetta, sulla soglia, curiosava. Fece un po’ di resistenza, ma io la rassicurai subito dicendo che desideravamo solo qualcosa per il nostro stomaco.
- Non ho nulla, mi dispiace, ma non ho proprio nulla...
Ma vedevo un bel mucchietto di patate in un angolo e gliene chiesi. I miei compagni si misero a ridere, ma io insistetti perché ognuno si riempisse le tasche. E proseguimmo. Giunti alle pendici della montagna di Pesco Pennataro, sulla cui cima, a strapiombo, si vedevano alcune case, io dissi che dovevamo fare lo sforzo di giungere lassù e sostarvi per la notte. La strada impervia era percorsa da numerosi mezzi tedeschi. Ne fermammo parecchi perché prendessero almeno Marcellino, ma invano. Si presentava la velina indecifrabile, come passaporto, ma tutto inutilmente, con rifiuti sprezzanti.
Giungemmo lassù quand’era scuro (faceva notte presto) e poi, a due a due, dovevamo salire quella montagna trascinando Marcellino e riposando ogni cinquanta passi! ...
Alla prima casa che ci si presenta bussiamo ripetutamente. Apre la porta, col naso in uno spiraglio, una donna. Le chiediamo ricovero per riposare «qualche ora» ma si rifiuta. Insistenze e rifiuti. Finalmente, con dolce pressione entriamo. Un bel focolare, con tre sedie e un banchetto, ci ristora. Un paradiso ci sembrava quell’angolo, ma la fame si risvegliò prepotente.
- Non ho nulla, non ho nulla, i tedeschi si son presi tutto e tutti, compreso mio marito.
- Un caldaio d’acqua, dateci un caldaio d’acqua per farci bollire le patate che abbiamo - feci io.
E quelle patate cotte, con un po’ di sale, furono una manna del Cielo.
- Ora è tardi, dovete andarvene.
E chi si muoveva? E dove potevamo andare, sfiniti e morti di sonno, nel buio della notte umida e fredda?
- Voi potete andare a dormire tranquillamente. Noi siamo buona gente, io un Direttore di scuole e rispondo per tutti questi miei cari e buoni compaesani. C’è qui poi uno seriamente ammalato. Se vostro marito si trovasse nelle stesse condizioni, che direbbe se lo scacciassero come vorreste fare voi?
E restammo intorno al focolare, dormicchiando sulle poche sedie o per terra.
Al mattino, altra tappa per Castiglione Messer Marino, sede della mia seconda Direzione didattica. Quando, prima del tramonto, giungemmo alle case di Castiglione, in mezzo ai tedeschi in trambusto per il fronte in movimento per l’avanzata degli Alleati giunti sul Trigno, sotto Celenza, entrammo nella piccola chiesetta della Madonna delle Grazie, che ci ricordava il Santuario del nostro Paese dedicato alla stessa Madonna, per ringranziarla di essere ormai giunti a salvamento.
Poi mi diressi alla casa della mia Segretaria di Direzione.
Bussai più volte. Si aprì uno spiraglio. La Signorina e la sorella volevano subito sbattermi la porta in faccia.
- Non mi riconoscete?
- No, no. Che cosa volete?
- Signorina, sono il vostro Direttore e questi sono miei compaesani; fateci entrare.
- Ah Dio mio! Siete proprio voi? Come potevo riconoscervi nelle condizioni in cui vi siete ridotto?
Convenevoli, domande, qualche ristoro. Poi mandò a chiamare il Sindaco, il simpatico, buono, generoso avvocato Don Emilio Lalli, che venne immediatamente e per prima cosa disse: «Qui ci vuole un barbiere». Avevamo infatti una barba lunga da far paura. Provvide a sistemarci in comode stanze qui e lì nel paese, con l’ingiunzione di restare sino all’arrivo degli Alleati che erano ormai lì a combattere a pochi chilometri.
Ma io e gli altri avevamo troppo vivo desiderio di raggiungere Furci, ove era sfollata quasi tutta la mia famiglia e opposi un cortese reciso rifiuto, ringraziandolo con profonda gratitudine, per la sua cortesia e la sua larga ospitalità.
E il mattino successivo ci avventurammo in mezzo al caos dei combattimenti che si svolgevano nella vallata del Trigno.
Giungemmo a Furci verso le 15, un’ora prima che i Negri, al seguito degli Inglesi, vi entrassero. Era il 4 novembre; 3° compleanno del mio Vittorio.
Chi può descrivere la scena dell’incontro con mia moglie e i miei due ragazzi? Mia moglie non sapeva nulla di quanto mi era accaduto e credeva che provenissi da Vasto!
Dopo la violenta comune emozione con crisi di pianto, io ringraziai ancora una volta il Cielo per essermi ricongiunto con i miei cari che stavano bene. Il paese era stato bombardato e c’erano stati distruzione e morti, ma ancora per lunghi mesi il Fronte fu fermo lì e dovemmo subire allarmi e bombardamenti e disagi, pericoli e miserie.
In quella grande casa di mio cognato si era rifugiato, con i miei, anche un cugino di mia moglie, antifascista che pare avesse una radio clandestina, facendo tremare tutti per tema venisse scoperto. Ma lui ch’era stato tanti anni in America e parlava bene l’inglese e la moglie che conosceva perfettamente il tedesco, se la cavarono magnificamente con i primi e con gli altri occupanti, con una disinvoltura addirittura teatrale.
Nel paese era venuta a mancare l’acqua. Bisognava andare ad approvvigionarsi in una sorgente a un chilometro circa, sfidando i tiri tedeschi.
Mia moglie, preoccupata per i piccoli, cercava di nascondere una bottiglia sotto il letto...
Ma non passò molto tempo e il nostro piccolo ammala di paratifo. La disperazione di mia moglie giunge al colmo.
Per fortuna nostra, nella casa attigua c’era un vecchio medico con­dotto che non solo prese a cuore il malatino, ma addirittura si pianta­va ore ed ore vicino al letto e lo distraeva in cento modi. Ma non vi erano medicine adatte nella piccola ed unica farmacia, sfornita, del paese. In due settimane fui costretto a fare due viaggi, a Vasto, per complessivi 52 km. per volta, in mezzo a montagne di munizioni di arti­glieria dei tedeschi che occupavano ancora quella rotabile, col pericolo di essere ripreso e finire chissà dove!
Presto cominciò per Vittorio il tormento della fame, che noi ingannavamo per ore ed ore con « Ecco, fra cinque minuti sarà pronta la minestrina. Mamma sta facendo bollire la pastina. Ancora un pochino e vedrai»...
Era uno strazio per lui e per noi. Ma come Dio volle, guarì. Intanto mio cognato andò a finire nel campo di concentramento di Padula, lui che non aveva fatto mai male ad una mosca e non aveva mai ricoperto cariche fasciste.
Poi con la liberazione di Vasto, gli Inglesi un mattino, sotto un’ac­qua torrenziale, caricano tutti gli sfollati su dei camions e ci riportano a casa. A casa! giunti laggiù, proprio sotto la nostra casa, e sotto ancora l’acquazzone, troviamo che tutto l’edificio era occupato da un comando in­glese. Non mi hanno fatto nemmeno entrare per vedere se c’era rimasto qualcosa.
E come si fa? Corro al Municipio: vi era una confusione inde­scrivibile. Nessuno mi voleva dar retta. Finalmente strappo un ordine: una carrozza, la prima a mia disposizione per andare dove volevo. Mi decido per il mio vicino paese natio e ci ricoveriamo nella casa in cui abitava mia sorella vedova con la figlia. Uno spezzone precedentemente aveva ammazzato un pover’uomo affacciato alla finestra nella casa a fian­co e rotto il tetto della nostra, per cui, durante la pioggia, penetrava l’ac­qua in camera da letto. Ma era pur sempre un buon ricovero.
E lì altri stenti, privazioni, difficoltà d’ogni genere.
Nel mio paese vi era di stanza un battaglione d’Inglesi con trup­pe Sud-Africane. Conobbi un giovane militare bello e intelligentissimo che, in cambio di qualcosa da parte nostra, ci dava ogni tanto un po’ di cioccolata, un po’ di formaggio e dei datteri, qualche scatola di si­garette e qualche pezzo di sapone. Aveva imparato a parlare la nostra. lingua in breve tempo e ci comprendeva e si esprimeva in un modo sor­prendente.
Qualche volta mi portava a Vasto con la sua jeep ed io andavo in Municipio per rientrare in sede, ma inutilmente. A un certo momento mi consigliarono di non comparire più perché mi si cercava per man­darmi al campo di concentramento!
In attesa della liberazione di Chieti, mentre il fronte si era sposta­to sul Sangro, con le gravi battaglie e le terribili distruzioni di tanti paesi, come Ortona e Francavilla a mare, si era istallato a Vasto un Prefetto che voleva me e i miei maestri a sua disposizione, anche per formare un abbozzo di Provveditorato! Pazzia addirittura. Riuscii solo a far pagare gli stipendi agl’insegnanti, mentre i due edifici scolastici era­no ancora occupati dall’ospedale inglese.
Per fortuna, dopo qualche mese giunge la notizia della liberazio­ne di Chieti, ma prima di ottenere il rientro della mia famiglia nella ca­sa dove abitavo, essa fu fatta occupare da un usciere di Tribunale sfollato con numerosa famiglia. Ottenni finalmente un piccolo appartamen­to di due vani e servizi. Una mia bidella, durante i saccheggi della mia
casa, prima dai tedeschi, poi dagl’inglesi e infine dai «civili», perché quello che non avevano fatto i barbari fecero i barberini, mi aveva sal­vato 4 materassi di lana e qualche lenzuolo, portandoseli a casa a costo di essere fucilata dai tedeschi. Furono sloggiate anche le scuole.
Mi ritrovai con mio figlio morto, la casa saccheggiata, la scuola distrutta! Del mio secondogenito nessuna notizia.
Ero diventato l’ombra di me stesso.

domenica 22 novembre 2020

L’inaugurazione dell’asilo Edward Molisani – Presenti Howard Molisani e Mons. Carrol Abbing


La grande giornata della bontà

Monteodorisio, 30 maggio 1957

Il 30 maggio dell’Ascensione di quest’anno resta non solo nel cuore dei monteodorisiani, ma degli abruzzesi e degli italiani la grande giornata della bontà e della italianità per l’inaugurazione a Monteodorisio, ridente cittadina del vastese, dell’asilo dedicato al generoso conterraneo  emigrato mr. Edward Molisani, il quale, col concorso del lavoro e del patriottismo degli  italiani della Local 48 di New York, sezione della potente organizzazione ILGWU presieduto dal chiar.mo mr. David Duninsky, ha promosso qui, come altrove, la costruzione di un nido accogliente per i bimbi della terra natia, memore della triste infanzia e della squallida giovinezza, che lo costrinsero a varcare l’oceano.

Fra i numerosi intervenuti, ospitati signorilmente nel palazzo del Presidente dell’Amm. Provinciale gr. Uff. prof. Pompeo Suriani, chiedendo sin d’ora venia per le involontarie omissioni, abbiamo notato:

da New York: sig.ra Anna Molisani, consorte del compianto comm. Edward, l’acclamato zio e papà di tanti piccini, avv. Howard Molisani, succeduto al padre nella direzione della Local 48 e nel suo apostolato della bontà, mons. Carrol Abbing, l’angelo volante dei bimbi d’Italia, fondatore dei Boy’s Town, mr. Rubinstein e sig.ra e mr. Savenugh e sig.ra dell’Ufficio Documentazioni della ILGWU, sig.ra Maria Bottari, solerte collaboratore dello scomparso, sig.ra Anna Ciotti e consorte mr. Michael Di Fano, consigliere della Local 48;

da Roma: on Giuseppe Spataro e consorte donna Letizia, in rappresentanza  del gruppo parlamentare abruzzese-molisano, on. Mario Cotellessa, gr. Uff. Pompeo Suriani e consorte donna Maria, Presidente dell’Amm. Provinciale di Chieti;

da Chieti: il prefetto della Provincia, dr. Carlo Benigni, il Questore dr. Giuseppe Oliva, il cons. Prov. Avv. Antonio Mariani, il Presidente della Camera di Commercio dr. Arrigo Chiavegatti, il Dir. Dell’E.P.T. dr. Giuseppe Rulli, il colonnello dei carabinieri comandante la legione, il Provveditore agli Studi rappresentato dall’arch. Luigi Martella, preside dell’Istituto magistrale di Vasto, il rag. Lillino Artese dell’Amministrazione Provinciale, il segr. Prov. Della CISL sig. Angeletti;

da Vasto: il cons. Prov. Dottor Luigi Muzi, il Sindaco rag. Idiano Andreini, il commissario dell’O.N.M.I. dott. Gaetano Vallone, il cons. Della Camera di Commercio sig. Nicola Moneferrante, il presidente della Azienda di Soggiorno e Turismo comm. Carlo Boselli, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Antonio Fanghella, il cav. Alfredo Bontempo e sig.ra Linda, i cons. Comunali Francesco Cinquina, Luigi Fiore e Carlo Melle, il prof. Oreste Giordano, i corrispondenti dei quotidiani e numerosi cittadini;

da Monteodorisio: il Sindaco cav. Giovanni Suriani, il vice sindaco  Raffaele De Cristofaro e signora, l’avv. Alfonso Suriani e sig.ra Giuseppina, i consiglieri comunali, padre Gerardo, superiore dei Carmelitani del Santuario delle Grazie, padre Antonio, ardente collaboratore del geniale mastro Alessandro Menna, padre Luca e presente, si può assicurare, tutta la cittadinanza di Monteodorisio.

Particolarmente affettuoso l’incontro tra l’avv. Howard Molisani  l’on. Spataro, che ha abbracciato il figlio dell’illustre sindacalista italo-americano.

Sui muri dell’edificio e delle abitazioni splendevano i colori degli striscioni inneggianti agli ospiti e all’insigne scomparso in terra lontana.

Dopo la benedizione impartita dal Vicario della Diocesi mons. Vincenzo Russi, giunto da Vasto anche in rappresentanza di S.E. l’Arcivescovo  di Chieti, con la formula augurale della Chiesa: pax huie domui et omnibus habitantibus in ea, si è iniziata la visita ufficiale dei locali.

La prima pietra d’un tempo, col concorso dei17 mila generosissimi della Local Italiana 48 di New York, è diventata una imponente costruzione, ordinata razionalmente, posta in un luogo  ameno, donde lo sguardo spazia sull’ampio panorama fino al mare, capace non solo di accogliere una numerosa schiera di bambini, ma anche di avviare lo scambio con altre colonie inutili durante la stagione estive.

Il presidente della Provincia gr. Uff. Suriani, dopo aver ringraziato tutti gli intervenuti e, aver delineato la vicenda terrena del defunto comm. Molisani, ha riassunto quella della emigrazione italiana, ha espresso al figlio Howard, alla sig.ra Anna Molisani e agli emigranti della Local 48 la vivissima gratitudine non solo di Monteodorisio, ma anche dell’Abruzzo, anche dell’itlaia, entrambi fieri di un conterraneo, d’un connazionale.

Il Segretario della CISLAngeletti ha recato il saluto del popolo lavoratore abruzzese, il quale ammira i sacrifici di uomini come Edward Molisani, la cui alta aspirazione era ed è che i nostri figli abbiano un avvenire migliore nella pace, nella giustizia, nell’ordine.

L’on. Giuseppe Spataro ricorda anche a nome del Parlamento Italiano la figura indimenticabile di Edward Molisani, la cui opera di generosità nel campo nazionale, di solidarietà verso i Sindacati Liberi dell’Italia è stata rilevata giustamente nel Parlamento Italiano. Egli stesso, che è stato accolto come amico, come abruzzese e come deputato, può testimoniare l’attività svolta dallo scomparso e gli eletti principi, che la ispiravano.

La direzione del figlio ora assicura che la potente organizzazione non subirà ostacoli, traguardi e ristagni, ma raggiungerà, altre tappe, altre conquiste nel libero sindacato americano.

Esprime un ringraziamento tutto particolare a mons. Carrol, a questo prelato, che non si sa bene se sia irlandese o italiano, perché parla in italiano e scrive in italiano, che ha conquistato le simpatie di tutto il mondo costruendo opere come la Città die Ragazzi di Santa Marinella, che sono opere di Dio, che riesprimono lo spirito della carità immortale di Gesù Cristo.

L’avv. Molisani, lieto e commosso a un tempo, ringrazia con quell’italiano caratteristico degli emigrati, che, come egli dice, “è mischiato, ma serve di unione fra i due popoli”. Accoglie le testimonianze di affetto rese alla memoria del padre e dichiara che l’aiuto è quello degli stessi operai del Sindacato, operai buoni e semplici, che hanno versato l’importo di una giornata di lavoro per le opere assistenziali fatte in Italia. Porge un saluto a tutti, perché a tutti si sente unito spiritualmente a nome della Local Italiana e promette che nei limiti delle risorse sarà continuata la collaborazione. “Se vogliamo, concluse, pace, giustizia e democrazia dobbiamo essere tutti uniti sotto la bandiera della pace, della giustizia e della democrazia”.

 

L’Accademia dei Giovani Filodrammatici

In onore della Missione Italo-Americana

 

In onore della missione italo-americana e in memoria del grande scomparso Edward Molisani la gioventù filodrammatica, preparata con affettuosa premura delle rev.de Suore, ha presentato un artistico programma teatrale.

Dopo il saluto e il ringraziamento di padre Luca agli ospiti espresso in inglese, un grazioso coro di fanciulli e di bimbe ha eseguito «Fratelli d’Italia», applaudito in piedi.

Si è presentato quindi Peppino Raimondi, che con piacevole disinvoltura ha rivolto un indirizzo poetico alla memoria di Edward Molisani.

Nel coro delle bambine, amabile corbeille di fiori infantili, si è distinta la piccola Luciana.

Concettina Menna ha donato alla sig. Anna Molisani un mazzo di garofani, eseguendo molto bene la sua particina.

Un coro di bambine più grandicelle, veri uccellini in picciol nido, come hanno cantato, ha accompagnato gentilmente la pergamena di cittadino onorario all’avv. Howard Molisani suggellandola con due freschi bacetti.

Applaudita la graziosa annunciatrice Maria Di Giacomo, schietta come stelo di giglio.

Una ondata di commovente nostalgia ha sollevato la bella sig.na Irma D’Amora, che con voce limpida e modulata ha cantato «Italia mia!».

Nella danza del tricolore eseguite dalle gaie fioraie, tutte indistintamente meritevoli di applausi, abbiamo notato Liliana Zoppi e Giovanna Di Giacomo.

Con garbata dizione Lucia Jaussi ha presentato l’incancellabile ricordo di Edward Molisani alla sig.ra Anna Molisani «Mamma Bianca», rivelando con la grazia delle sue primavere il sentimento di tutti i presenti.

Brio festoso ha sfoggiato l’annunciatrice sig.na Maria Di Giacomo eseguendo : «Canto in italiano», molto appropriato fra tanta invadenza di ritmi assordanti: con piglio birichino e burlesco si è esibita la sig.ra Irma D’Amora nelle divertenti strofette di: «J’ so’ Marianicole de la Rocche».

Le sig.ne Antonietta Tenaglia, Teresa Raimondi, Maria Svanisci, Irma D’Amora, Ida Colameo, Francesca Del Bianco, Maria Menna, Maria D’Adamio, Antonietta Vaini, Domenica La canale, schiera primaverile di belle figliuole, hanno presentato con dovizia di costumi tradizionali e con efficacia interpretativa la scena abruzzese delle «Conche», lucide di rame, inquadrata nella canzone del maestro Guido Albanese: «L’acquabelle».

Infine, su insistenti richieste del pubblico, la sig.ra Irma D’Amora, che ha contribuito col concorso delle sue leggiadre amichette alla maggior parte del successo, ha ripetuto la ingenua prosopopea di: «J’ so’ Marianicole de la Rocche». Mietendo per se e per tutte le collaboratrici gli applausi meritati della serata.

venerdì 3 marzo 2017

Rapina alle poste di Monteodorisio, bottino di 65mila euro


Bottino di 65 mila euro per una rapina, stamani, nell'ufficio postale di Monteodorisio. Poco dopo l'orario di apertura un uomo con il volto coperto e armato di pistola è entrato nell'agenzia di via Monaco ed ha minacciato il direttore e un impiegato facendosi consegnare tutto il denaro contenuto nella cassa e nella cassaforte. Una somma ingente considerato che sono giorni dedicati al pagamento delle pensioni. Il rapinatore si è poi allontanato a piedi; non si esclude che ad attenderlo ci fosse un complice in auto in una strada laterale. Le indagini sono condotte dai carabinieri della Stazione di Cupello e della Compagnia di Vasto.

giovedì 6 ottobre 2016

Piantagione di cannabis e armi in casa


Guardia di Finanza scopre piante in villetta grazie a uso drone

Scoperta grazie a un drone, in una villetta isolata a Monteodorisio (Chieti), una piantagione di Cannabis Indica con piante alte fino a 2 metri. I militari della Guardia di Finanza hanno arrestato una donna per produzione e traffico illegale di stupefacenti e detenzione illegale di armi e munizioni. Nel corso della perquisizione in casa sono stati trovati 44 grammi di marijuana già confezionati, un bilancino di precisione, due fucili calibro 9, di cui uno con matricola abrasa, e 49 cartucce marca Flobert da 9 mm. 
Lo stupefacente - che una volta immesso sul mercato avrebbe procurato ricavi per circa 10mila euro - è stato inviato ai laboratori dell'Arta per analisi quantitative e qualitative.
L'operazione "Shoot" è stata coordinata dal comandante della Compagnia di Vasto, capitano Marco Garofalo, ed è cominciata dopo un sequestro di droga in un'abitazione di San Salvo (Chieti). In quell'occasione era stato individuato un gruppo di amici che coltivavano stupefacenti da vendere sulla costa.

giovedì 22 gennaio 2015

Furto al Santuario e bomba carta alle poste






La macchinetta postamat annerita dal fuoco e sopra un cartello " Fuori servizio" e un tentato furto in appartamento. Incubo per i cittadini di Monteodorisio. Ieri mattina hanno scoperto che qualcuno la notte fra venerdì e sabato dopo aver fabbricato un rudimentale ordigno lo ha fatto esplodere vicino al postamat per provocare l'apertura della cassa. Non ci è riuscito ma l'impianto è stato danneggiato da un principio di incendio subito soffocato.Nessuno ha visto purtroppo gli autori del tentato furto.
Domenica sera alle 19 è stato tentato un altro furto in un appartamento poco distante dal Santuario della Madonna delle Grazie. Il furto è fallito per il rientro anticipato a casa dei padroni.
"Sono costernato  e credo di interpretare il sentimento di tutto il paese. Quello che accade dimostra la vulnerabilità di questa terra e la necessità di trovare un rimedio", afferma il consigliere comunale Nicola Piccirilli. " I cittadini di Monteodorisio hanno bisogno di maggiore sicurezza".
Ancora di più dopo il furto nel Santuario. " Sono dispiaciuto per quello che accade. Il paese ha bisogno di maggiore vigilanza. Mi attiverò per riuscire ad avere la videosorveglianza", dice il sindaco Saverio Di Giacomo.
Paola Calvano (paolacalvano@vastoweb.com)    

sabato 1 marzo 2014

Due medici nello stesso stabile rapinati da uomo a volto coperto


Attimi di tensione nel centro storico di Monteodorisio. Erano circa le 12 di ieri mattina quando un uomo con il volto coperto e armato di un coltello si è introdotto nella palazzina di Largo Fanghella in cui ci sono due studi medici. È entrato prima in uno studio e poi nell'altro, intimando ai due medici di consegnarli del denaro. I due dottori, cercando di non perdere la calma, hanno consegnato il denaro che avevano nel portafogli, 150 euro uno e 20 euro l'altro. In quel momento la casualità ha voluto che non ci fossero pazienti in nessuno dei due studi, così il rapinatore, una volta ottenuta la modesta cifra di denaro, si è dileguato tra i i vicoli del centro storico.
È stato richiesto l'intervento dei carabinieri, che sono giunti prontamente sul posto e si sono messi sulle tracce del rapinatore. Le ricerche da parte dei militari dell'arma sono andate avanti per tutta la giornata, ascoltando anche molti cittadini per capire se hanno notato qualche persona non nota in paese aggirarsi nei dintorni.
Difficile possa trattarsi di qualcuno del paese. Persone del luogo, anche se con il volto coperto, verrebbero riconosciute con facilità dai due medici, che lavorano da anni a Monteodorisio. L'auspico è che le ricerche dei carabinieri possano portare a scoprire l'autore di questo gesto.
di Redazione ZonaLocale.it (redazione@zonalocale.it)

lunedì 1 luglio 2013

Uomo aggredito con la falce, scatta la denuncia per lesioni personali

Una banale discussione tra due uomini, la scorsa sera, ha corso il rischio di avere conseguenze peggiori scongiurate dall’arrivo dei carabinieri. Un albanese di 58 anni non ha esitato ad estrarre dalla propria auto una falce di circa un metro e venti di grandezza per colpire l’uomo con cui, poco prima, aveva avuto una discussione scaturita, peraltro, per futili motivi.
L’episodio è avvenuto davanti ad un bar del centro storico di Monteodorisio alla presenza di numerose persone. La vittima, un 42enne del posto, è riuscita a proteggersi dai colpi sferratigli con la falce riparandosi con una sedia che si trovava all’esterno dell’esercizio pubblico. Solo il tempestivo arrivo di una pattuglia di carabinieri della Stazione di Cupello ha ristabilito la calma.
Fortunatamente per il soggetto aggredito, i fendenti sferrati con la falce lo avevano ferito lievemente solo ad un polso. Trasportato con un’ambulanza del 118 all’ospedale di Vasto l’uomo è stato medicato e giudicato guaribile in dieci giorni. Per l’albanese invece è scattata una denuncia in stato di libertà con l’accusa di lesioni personali e porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere.
(Comando provinciale dei carabinieri - Ufficio stampa)

domenica 16 giugno 2013

“GRAZIE SCUOLA”: lo spettacolo dei bambini della scuola dell'Infanzia di Monteodorisio


Presso la sala museale del castello di Monteodorisio, in occasione della chiusura dell’anno scolastico, alla presenza del Sindaco Ernesto Sciascia, del Dirigente Scolastico dott.ssa Letizia Daniele, delle Vice-Presidi Giovina Vennitti e Anna Delle Rose e di molti genitori, si è svolto un gioioso spettacolo, dal titolo “Grazie scuola!”, durante il quale i bambini di 5 anni della scuola d’infanzia di Monteodorisio  hanno salutato la propria scuola e, per bene introdursi il prossimo anno nella scuola primaria, si sono cimentati in canti, balli e recite, trasmettendo emozioni a tutti i presenti.
L’iniziativa è stata  resa possibile grazie  all’impegno delle maestre di sezione: Angelica Scarpa, Deborah Cecchini, Eleonora Socci, Natalia Pagano, Ilde Volpi, Maria Stompanato e  dell’insegnante di religione Lucia Desiati,  le quali  hanno preparato i bambini con  grande entusiasmo e passione.
Lo spettacolo è servito a far riscoprire soprattutto alle famiglie quanto sia importante il ruolo della scuola dell’infanzia nell’offrire un tesoro davvero prezioso, autentico ponte di significative relazioni, che aiuta i bambini a crescere sul piano intellettuale, umano e morale.
 

LUIGI MEDEA

martedì 5 aprile 2011

Mercoledì 6 aprile ore 18, 30 - Santa Messa e fiaccolata in ricordo di Maurizio Natale



Nel II anniversario della tragedia del 6 aprile a l'Aquila, ci sarà una S.Messa in ricordo di Maurizio Natale e di tutte le vittime del terremoto. A seguire si terrà una fiaccolata, partendo dalla Chiesa Parrocchiale, facendo tappa sulla tomba di Maurizio e terminando al Santuario.

giovedì 31 marzo 2011

Intitolazione dela Scuola Media di Monteodorisio a Maurizio Natale




Martedì 5 aprile alle ore 11.30 Intitolazione dela Scuola Media di Monteodorisio a Maurizio Natale, saranno presenti il Vescovo di Chieti-Vasto, l'Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Chieti, il Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo di Monteodorisio, ecc.

giovedì 24 marzo 2011

Domenica 27 marzo ore 8,30 tutti a San Berardino per la sistemazione dell'area Pic-nic


Dopo circa un centinaio di anni e forse più è stata ripristinata la festa di S. Bernardino da Siena che si svolge in una chiesetta di campagna a pochi chilometri dell'abitato di Monteodorisio, nella contrada omonima.
La festa si svolgeva il 21 Maggio u.s. È stata per tutti una sensazione di gioia spirituale e fisica, tuffati per una giornata nel verde della campagna primaverile e nell'atmosfera purissima.
Al mattino alle ore 10 il Parroco celebrava la Messa solenne nella chiesetta, cui partecipavano una folla di fedeli con in prima fila le autorità cittadine: Sindaco e Signora, Segretario Comunale ed altre personalità. Il Parroco all' omelia faceva notare che la campagna con la sua necessità continua del Creatore nei suoi diversi cicli è un richiamo per noi al contatto con Dio; aggiungeva che più di un prodotto della campagna viene impiegato dalla chiesa per i suoi riti sacri e anche ciò ci sollecita al ricordo del soprannaturale.
Al pomeriggio alle ore 17 si svolgeva la interminabile processione con la statua del Santo. Veramente suggestiva quella processione tra il verde dei campi, punteggiato dai vivaci colori dei fiori, presso le spighe piene accarezzate dalla brezza serotina.
Peccato che per un inconveniente tecnico non abbiamo potuto fissare nella fotografia quello spettacolo di fede religioso e di folklore locale.
La festa è servita e servirà a far rifiorire più viva la fede nelle nostre campagne.

mercoledì 23 marzo 2011

Il prefetto a Monteodorisio Cerimonia sull'Unità d'Italia



Inizia da Monteodorisio il viaggio del prefetto Vincenzo Greco nei piccoli comuni del Vastese. Il progetto chiamato "Buon compleanno Italia" intende rafforzare il senso di appartenenza e identità culturale dei giovani e dei bambini alla Repubblica. Il Prefetto è arrivato in paese questa mattina alle 10. Subito dopo nella sala museale del Castello, in piazza Umberto I, si è svolta la cerimonia organizzata dal Comune in collaborazione con le Pro loco di Cupello e Contea di Monteodorisio. I protagonisti della manifestazione sono stati soprattutto gli alunni dell'istituto comprensivo di Montodorisio e Cupello. Alla manifestazione è abbinato il concorso scolastico "Buon compleanno Italia". «Sono in programma anche viaggi culturali alla presenza delle massime cariche dello Stato nelle sedi istituzionali, Quirinale e Parlamento», dice il vice sindaco di Monteodorisio, Nicola Piccirilli. «Solo attraverso la conoscenza dello Stato, i giovani potranni divenire i buoni cittadini del futuro».

mercoledì 2 marzo 2011

1965 - Fra alcuni giorni risentiremo il concerto completo delle nostre campane

Mundrusciane sfascia campane
mammete è vicchie e file la lane
sorete è giaune e fà puttane
Mundrusciane sfascia campane


Da un notevole numero di anni, ormai, i nostri parrocchiani non hanno più avuto la possibilità di essere allietati dal suono a distesa delle nostre 4 campane della Chiesa parrocchiale a causa di deperimenti e guasti sopravvenuti alle attrezzature di fissaggio e di moto di dette campane.

Il campanone di circa 10 quintali, costruito nel 1911 dalla celebre fonderia Marinelli di Agnone (Campobasso), a cura di un comitato di Monteodorisio composto delle seguenti persone: Sindaco Ottavio Suriani, Arciprete Giuseppe Apollonio, Federico Scardapane, Giuseppe Festa, Marcellino Di Prospero, Alfonso Caprara e Giuseppe Vaini, come risulta dall'iscrizione posta all'esterno della stessa campana, non poteva essere più suonato a distesa da circa 6 anni per uno spostamento dell'asse.

L'antichissima campana costruita nel 1768, posta al lato ovest della torre campanaria, su cui si legge la bella iscrizione in latino: « Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera - Difendici da ogni male » del peso di circa 5 quintali, che era situata nel campanile della demolita Chiesa di S. Francesco in Monteodorisio, non poteva far sentire la sua voce spiegata da circa 30 anni a causa della rottura dell'asse, che consentiva solo il suono a martello. Le vecchie attrezzature di fissaggio e quelle motrici sia delle suddette campane che delle altre due, saranno sostituite con attrezzature moderne di nuovo tipo, le quali consentiranno una manovra agevole di dette campane, senza pericolo, e con un risultato sonoro completo.

La campana che guarda il Levante pesa circa 3 quintali e fu anch'essa fusa nella fonderia di Agnone nell'anno 1887. E' questa la campana dedicata al S. Protettore Marcellino, chiamata dal popolo la campana delle tempeste, perché viene suonata per intercedere dal Signore l'allontanamento delle tempeste nocive alle campagne. Porta impressa in rilievo l'immagine del nostro Santo Protettore e questa bella iscrizione (in latino): «A Marcellino, o popolo, corri e a Lui rimani fedele / Ecco, il Protettore è presente e allontana tutte le nubi / Per devozione del popolo, con raccolta di offerte».

La quarta campana del peso di circa 2 quintali è quella che guarda il Nord, è la più piccola, e fu costruita ad Agnone per devozione del popolo nel 1900.

Quando sentiremo il concerto delle 4 campane a voci spiegate, ricordiamoci di mantenere integra la fede dei nostri padri.

lunedì 28 febbraio 2011

Albergo Di Rocco



Si è impiantato in questo comune un Albergo e trattoria, per comodità di tutti i forestieri che qui vengono per affari o per visitare il Santuario della Madonna delle Grazie.
Il conduttore di esso albergo è Pasquale di Rocco, il quale si è proposto di soddisfare gli avventori con discretezza di prezzo e con ogni puntualità nel servizio.
Dispone di tre camere da letto, di una sala da pranzo e di una spaziosa scuderia, in un fabbricato sull'entrare dell'abitato alla strada di mezzo, in un punto amenissimo.
All'intraprendente Sig. di Rocco un bravo di cuore ed un augurio di prosperità.

Monteodorisio - 1897

La notte di Natale il caffettiere Nicola Guerrini metteva alla porta diversi giovanotti, tra cui Giosia Sabellico, mugnaio, e Verini Mauro, falegname, che commettevano molte insolenze.
Il Sabellico, appena uscito dal caffè, tirò fuori il coltello, minacciando di vita chi avesse osato passare.
Il Verini tentò di passare, ed il Sabellico gli vibrò un colpo di coltello. Il primo allora reagì, ferendo gravemente l'avversario, che il giorno dopo moriva.

giovedì 24 febbraio 2011

Freddo e aria di neve

Torna a farsi sentire l'inverno. Nelle ultime ore vento intenso da nord/nord-est e repentino abbassamento delle temperature con qualche fiocco di neve.Cielo nuvoloso, freddo, ma scarse precipitazioni. Le previsioni indicano maltempo nella giornata di oggi, con la colonnina di mercurio che non supererà i 5 gradi, miglioramento domani ma deciso peggioramento sabato con maggiore possibilità di precipitazioni, anche nevose e a bassa quota.