giovedì 25 aprile 2024

E' venuto a mancare Antonio Manzi

 


Alla moglie Giovina, ai figli Letizia, Carmine e Stefania ai generi Pierangelo e Domenico, alla nuora Maria Teresa ai diletti nipoti, al fratello Eduardo, alla sorella Rita, ai cognati, alle cognate, ai nipoti ed ai parenti tutti giungano i sensi del nostro più profondo cordoglio.

sabato 20 aprile 2024

L'acqua miracolosa

Il popolo abruzzese 20 dicembre 1886



Monteodorisio Dicembre 86

(F. Curci) Il fatto dell’acqua miracolosa di Monteodorisio val la pena di essere raccontato.

A circa 50 metri dal paese v’ha una chiesetta diruta, la quale doveva esser ricostruita non esistendo in quel comune che la sola parrocchia. Innalzata in onore della Madonna delle Grazie, la cadente chiesetta sorge a piè del paese in una posizione aggradevolissima, da poi che, mentre a dritta ed alle spalle è circondata dal caseggiato di Monteodorisio, a manca la campagna s’avvalla verdeggiante, coronata in fondo da colline diafane, che si sfumano in un orizzonte purissimo.

Per i bisogni della fabbrica che va facendosi fu necessario lo scavamento di un pozzo, il quale alla profondità di circa otto metri, dette fuori una cert’acqua verdognola, piuttosto melmosa dal sapore di latte.

Or si racconta, che, in un certo giorno, un villano, menando a pascolo alcuni maiali, attinse di quell’acqua e la porse alle assetate sue bestie, sacre a sant’Antonio, le quali ebbero a morirne non appena bevutane qualche goccia. Qualche giorno dopo varie pecore, per la medesima ragione, andarono al mondo di là. Era chiaro che la Madonna non permetteva ai quadrupedi di dissetarsi al pozzo scavato. L’avvenimento cominciò a fare il giro del paesetto e dei comuni circonvicini.

Più tardi un pover’uomo, ammalato agli occhi, ebbe la fede di lavarli con l’acqua prodigiosa, e guarì; quindi uno zoppo camminò, un muto parlò, un sordo udì…. Le grazie, tanto lungamente ed inutilmente impetrate, cominciarono a piovere dal cielo sempre per opera e virtù dell’acqua miracolosa, e con le grazie e le guarigioni, piovvero i donativi alla chiesetta. Fu una vera baraonda.

I cittadini di Monteodorisio avevano a loro disposizione il modo di sbarazzarsi dei medici e degli speziali. L’acqua della Madonna bastava a tutto e per tutti.

Le processioni cominciarono a seguirsi giornalmente: eran donne, uomini, vecchi, giovani, fanciulli che traevano dai lontani comuni salmodiando a squarcia gola, ed anche la cittadinanza di Monteodorisio, per un segno fatto da una certa donna, dovette indursi a fare la sua brava processione, tanto per calmare le ire della Vergine, disgustata del poco culto, che le rendevano quei fedeli, fra cui aveva avuto il ghiribizzo di far sorgere una fonte di benefizii.

E tutto questo nel secolo XIX dopo la rivoluzione francese!

Nel raccontare questi fatti noi non crediamo di far onta alcuna a quella popolazione agricola: desidereremmo solamente che le classi dirigenti senza pigliare a combattere rudemente di fronte la buona fede e la cieca superstizione di quelle masse, venisse con dimostrazioni pratiche a distruggere pian piano il dannoso fanatismo che le avvolge ed acceca.

E siam sicuri che tutto questo potrà ottenersi, pensando che in Monteodorisio la famiglia Suriani, De Cristofaro, Scardapane, Raimondi e tante e tante altre, formano per intelligenza e serietà di propositi, tale una forza da poter facilmente opporre una diga alla crescente superstizione della classe poco istruita. Senza dire che l’ottimo e simpatico giovane messo a capo del comune, il sig. Federico Scardapane, all’accortezza ed al buon volere accoppia intelligenza ed amore vivissimo pel vero progresso del paesetto da lui amministrato.

giovedì 18 aprile 2024

Avvenimento nel Simulacro di Maria Santissima delle Grazie in Monteodorisio - 1886

 L’anno 1886 il di 20 settembre alle ore 7 a.m.



Noi qui sottoscritti Arciprete e Sacerdoti di questo Comune di Monteodorisio ci siamo personalmente conferiti nella chiesuola suburbana di nostra giurisdizione, sotto il titolo di Maria Santissima delle Grazie, onde acclarare quanto di vero od immaginario fosse avvenuto la sera precedente, circa le 7 p.m. sulle macchie rosse che alcune persone devote han creduto osservare sulla mano dritta del Simulacro chiuso dentro nicchia con vetrina, di detta Vergine. Essendosi da noi tre e da altri forestieri e paesani compiute a vetrina chiusa le prime osservazioni per cui rifrazioni e riflessioni di raggi potean dar luogo ad ottiche illusioni, si è immediatamente proceduto ad altre indagini a vetrina aperta.

Si vedeano delle piccole macchie rosse nella prima falange dell’indice della mano dritta di esso Simulacro; ma essendosi strofinato un fazzoletto bianco su quei punti rossi questi son rimasti intatti, senza che il colorito si fosse trasfuso in detta pezzuola, segno evidente che i punti  rossi non partivano da tinta fresca applicato poi, previa bagnatura con molte gocce di acqua purissima, detto fazzoletto sugli stessi punti rossi, la tinta rossa si è trasfusa nella parte bagnata, offrendo così un colore sbiadito, segno che tinta fosse disciolta e la mano è rimasta tersissima.



Si fa pure osservare che essendosi reiterate volte di sera e di mattino nei seguenti giorni ripetute le stesse indagini, detta mano si è trovata sempre tersa.

Ciò mena alla naturale conseguenza, che le rosee tinte non più apparse in quei punti, né in altri di detta Immagine, nulla di soprannaturale possa arguirsi per continuazione di avvenimento.

A una premura si è pure distaccato il merletto che cingeva il polso della stessa mano, in parte macchiato, ma portandosi così il merletto come la pezzuola sucennata per osservarsi dal farmacista Signor Luigi de Cristofaro, ed essendosi pur ricordato, che una corona di confetti colorati erasi per molto tempo mantenuta sospesa appunto sulla indicata mano, si è dedotto che la tinta dei confetti disciolta all’azione del caldo e dell’umido, abbia prodotto quelle rosee macchie e null’altro.

Nondimeno si sono gelosamente conservati in Chiesa il merletto e il fazzoletto finché in tutti i decorsi giorni si sono ripetute le indagini sul Simulacro; ma nulla di nuovo si è potuto rimarcare ne nell’uno, né nell’altro, onde i menzionati oggetti, per qualunque ulteriore osservazione, si presenteranno all’Autorità Ecclesiastica.

Finalmente, in quanto alle prodigiose guarigioni attribuite da paesani e forestieri all’uso dell’acqua attinta da un pozzo, che per ordine del Municipio si è scavato di recente a comodo di quelli che intervengono alla fiera stabilita legalmente per la prima Domenica di settembre nelle adiacenze della Chiesuola, nulla di positivo possiamo acclarare, tranne le pubbliche voci, ed il concorso di devoti, che da vari giorni forma uno spettacolo veramente edificante.

Così redatto e chiuso Monteodorisio 27 settembre 1886

Cesare Canonico Raimondi

Nicola Sacerdote Fanghella

Vincenzo+ Arciprete Iarussi

Al Reverdissimo Monsignor Vicario Generale

D. Graziano Canonico Bonacci in

Vasto

Monteodorisio 27 settembre 1886

Oggetto: Avvenimento nel Simulacro di Maria Santissima delle Grazie in Monteodorisio

Reverendissimo Monsignor Vicario generale

Le fo tenere qui accluso il processo verbale firmato da me, e da due Sacerdoti Raimondi e Fanghella, dai quali ho creduto farmi assistere nelle indagini accurate compiute fin’oggi per acclarare quanto di vero od immaginario fosse avvenuto nel Simulacro di Maria Santissima delle Grazie nella sua chiesuola suburbana di mia giurisdizione, nonché sull’acqua dell’adiacente pozzo, cui si attribuiscono dalla pietà dei fedeli mirabili guarigioni. Esso verbale che fu aperto omnibus paesani e forestieri alle 7 a.m. del 20 corrente mese, è stato chiuso oggi dopo quotidiane osservazioni fatte mattina e sera, se vi fosse soprannaturali avvenimenti a gloria della Santissima Vergine, ed a beneficio dei Popoli.

Era ben inutile e stolto importunare i Superiori con monche relazioni, sena prima compiere qui il Parrocchiale dovere, anzi forse poidomani porterò tutto in persona.

La ossequio.

Il Parroco

Vincenzo Arciprete Iarussi


mercoledì 17 aprile 2024

Muore a soli 48 anni Roberta Cianci, stimato medico radiologo

 
Lutto nel mondo della sanità abruzzese, scomparsa a causa di una malattia che non le ha lasciato scampo la dottoressa Roberta Cianci, radiologa dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti, aveva 48 anni.


Toccante il ricordo di Maria Amato, primaria dell’unità operativa di Radiodiagnostica dell’ospedale San Pio da Pietrelcina di Vasto: “Alla famiglia di Roberta Cianci, ai suoi amici, all’Istituto di Radiologia della Università di Chieti le mie condoglianze», scrive la dottoressa Amato sul suo profilo Facebook. «Un percorso doloroso, una malattia aggressiva e crudele ha tolto a tutti noi la bellezza di una persona gentile, occhi e sorriso indimenticabili, una mente brillante, una radiologa meravigliosa. Roberta è stata per chi l’ha conosciuta un grande dono”.

Il funerale della professionista si terrà domani alle ore 15.30, nella chiesa di San Nicola vescovo, a San Salvo, sua città Natale. Numerosi, nelle ultime ore, i messaggi di cordoglio, moltissime persone oltre a familiari e concittadini, si stanno stringendo da tutto l’Abruzzo intorno alla madre Anna, al padre Vivaldo, al fratello Graziano e ai suoi cari.


martedì 16 aprile 2024

Violenza - giugno 1889



Sull'arresto di Domenico Scardapane per possesso di un emblema settario

 Nel giorno 30 del passato mese circa le ore 23 venne da me questo Sig. Giudice Regio ed in discorso mi disse aver ricevuto dal supplente di Monteodorisio in quel momento un verbale di denuncia fatta da Pasquale Sabellico di cui le accludo copia contro Domenico Scardapane di quel Comune per affari di carboneria.

Vasto 2 gennaio 1823

Non esitai un momento, inteso ciò, invitare questo Tenente di Gerdarmeria perché di unita alla forza che qui risedeva si fosse portato in Monteodorisio per arrestare lo Scardapane e fare contemporaneamente una visita domiciliare per vedere se vi erano ... insegne carboniche ed ogni altro oggetto. Malgrado le nevi e le pessime strade il Tenente si pose subito in cammino e la sera del 30 istesso verso le ore due della notte giunse a Monteodorisio ed arrestò lo Scardapane, il quale nel vedersi arrestato disse di conoscere la causa del suo arresto.

Lo stesso Sig. Tenente passò a la casa dello Scardapane e complici, mi ha risposto di nulla sapere e ch'era innocente.

A mio credere in forza dell'Art. 10 della legge del 28 settembre 1822 sia applicabile l'art. 17 di detta Legge e la competenza sia della Corte Militare.

In questa circostanza le fo rimarcare che l'esattezza e lo zelo dimostrato dal Sig. Tenente Marzano nell'eseguire l'incarico merita ogni lode ed io le prego di esternare al medesimo il suo compiacimento e far conoscere ai superiori la condotta lodevole del detto Sig. Tenente.

sabato 13 aprile 2024

A Monteodorisio rivive il Medioevo

MONTEODORISIO. Si intitola “Ma che bel castello” la mostra storico-archeologica che sarà inaugurata domenica alle 9,30 nel fortilizio e che si potrà visitare fino all’Epifania tutti i giorni dalle 17 alle 20 (ingresso gratuito). Sono oltre una cinquantina i reperti esposti, degli oltre 1500 rinvenuti durante le campagne di scavo condotte dal 2003.

I curatori hanno privilegiato il Medioevo.

E a partire da questo periodo, infatti, che Monteodorisio comincia a rivestire un ruolo di prestigio lungo la fascia costiera, mentre Histonium (Vasto) tramonta.

I lavori e l’allestimento museale sono stati presentati dal sindaco, Ernesto Sciascia, da Marco Rapino della cooperativa Parsifal che ha eseguito gli scavi, e dal direttore scientifico, Davide Aquilano.

La mostra, ideata e coordinata da Michele Massone, dell’associazione culturale vastese Lightship, è stata realizzata con un accordo di programma quadro tra Stato e Regione finanziato dal Cipe.

«Gli scavi hanno contribuito a far luce su un capitolo sconosciuto della storia di Monteodorisio. I reperti ci permetteranno di arricchire il museo», afferma Rapino.



«Tra l’ottavo e il dodicesimo secolo sulla sommità della collina esistevano delle strutture in legno, una torre di avvistamento e difesa ed un recinto», spiega Aquilano, «a distanza di un paio di secoli, la superficie disponibile per la fortezza si è ampliata e nel 15° secolo è stata dotata di torri con una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana al centro».

Di particolare importanza sono i manufatti in pietra ollare rinvenuti.



Veniva lavorata sin dalla preistoria nell’area alpina.

La diffusione e la presenza a Monteodorisio si potrebbe spiegare con le rotte di distribuzione lungo l’Adriatico e da lì attraverso le valli dei fiumi Trigno e Biferno. La notevole quantità di vasellame trovato è una conferma del vivace sistema di scambi e traffici intorno al sito del castello», aggiunge Aquilano.

E tra il vasellame c’è anche un’anfora islamica.



«Siamo in attesa di esami di conferma sulla provenienza. L’area sarebbe quella della Mesopotamia del dodicesimo secolo. Se le ipotesi dovessero trovare conferma, sarebbe una ulteriore testimonianza della fiorente attività commerciale», conclude il direttore.

Simona Andreassi