Il culto di S. Sebastiano, la cui festa cade il 20 gennaio, è di antichissima data in molte parti d' Italia quale protettore protettore della "Pindiure" puntura. Con questo termine italianizzato si intendono le malattie della punta del petto, le malattie respiratorie, per cui si invoca il Santo; l’associazione tra il santo e la polmonite derivava dal fatto che, nel pensiero popolare, le punture delle frecce che trafiggevano il petto del santo erano dolorose quanto le "punte" delle pene causate dalle infiammazioni polmonari nei malati di polmonite.
La statua che oggi vediamo nella chiesa di san Giovanni Battista era venerata nel convento di san Berardino prima della sua soppressione avvenuta nel 1811 "Nel lato destro vi sono due altari uno con il crocifisso e l'altro col quadro di tela con le effige di san Michele e statuetta di marmo di san Sebastiano".
A li venti di gennaio ricorre Santo Sebastiano… Così il canto della tradizione popolare che la sera del 19 di gennaio di ogni anno riecheggiava per le strade di tutti i quartieri mobilitando gruppi di adulti e ragazzini.
Il canto racconta il martirio del santo ordinato dall’imperatore Dioclezano, ma alla fine, com’è nella consuetudine di queste tradizioni, esso ha un’appendice, la richiesta di un omaggio in natura.
Io so sapute ca s’iccise lu porce
Si ni mi lu vu dà ti si pozza fracità.
Si mi dì na saggiccelle
mi li mette a la fissirtelle
Si mi li dì nu ficatazze
i pe quelle ci vai pazze
Di mi li dì nu saggicciotte
i nghi quelle mi ci’abbotte
Si mi li dì na vintricine
chiane chiane mi ci’avvicine
Si mi li dì nu bicchire di vine
s’arvedeme dumanematine.
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