sabato 8 dicembre 2012
Allarme dei sindaci di Cupello e Monteodorisio per la chiusura delle guardie mediche
Il previsto e annunciato taglio delle guardie mediche sul territorio con le conseguenti chiusure di alcune sedi fra le quali quella di Cupello sta determinando una situazione di forte preoccupazione nelle cittadinanze di Cupello e Monteodorisio.
I Sindaci Angelo Pollutri ed Ernesto Sciascia, esprimono congiuntamente, facendosi interpreti delle legittime preoccupazioni dei cittadini, il loro dissenso rispetto ad un piano di riordino del servizio che riduce e peggiora ulteriormente la capacità di assicurare un’assistenza sanitaria adeguata, il tutto all’interno di uno scenario che vede il declassamento dell’ospedale di Vasto, non solo per il taglio di altri posti letto.
La guardia medica è importante anche per le nostre realtà che si trovano a ridosso di Vasto.
L’eventuale soppressione determinerebbe un ulteriore ed insostenibile appesantimento del Servizio di Pronto Soccorso di Vasto, che già vive quotidianamente una situazione di straordinaria criticità.
L’applicazione della riforma deve tener conto non solo dell’attuazione di alcuni parametri indicati dal decreto del Commissario, che guardano esclusivamente alla soluzione di aspetti meramente ragionieristici, ma soprattutto al diritto sociale della Salute che i cittadini devono trovare nelle strutture pubbliche.
La questione dei tagli alla sanità, in particolare della soppressione della guardia medica di Cupello, sarà oggetto di seria ed approfondita discussione nei prossimi Consigli Comunali a cui parteciperà l’intera cittadinanza.
A questo proposito, e per rendere testimonianza di una situazione di estremo disagio che dovranno sopportare le nostre popolazioni è stato chiesto un incontro urgente al Direttore Generale della ASL di Chieti Lanciano Vasto Dott. Zavattaro, per affrontare e risolvere in modo definitivo le problematiche denunciate.
domenica 2 dicembre 2012
Pellegrinaggio a Roma e udienza col Santo Padre Bendedetto XVI della banda Città di Monteodorisio
In occasione dell'Anno della Fede e del 25/mo anniversario della nascita della Fondazione Migrantes, ieri si è tenuto il pellegrinaggio a Roma e l'Udienza con papa Benedetto XVI della banda Città di Monteodorisio, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti insieme alla Migrantes e al Vicariato di Roma.
La banda ha raggiunto in corteo piazza San Pietro, partendo da Castel S. Angelo, e sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI alle ore 11.30, nell'Aula Paolo VI. In piazza S. Pietro, per l'occasione, soo stati - per la prima volta - uno chapiteau, una giostra di cavalli storica, una torretta dei burattini, simboli del mondo dello spettacolo viaggiante.
sabato 1 dicembre 2012
Cinquant'anni di matrimonio: la bella festa di Nicola Cardinale e Domenica Zerra
Oggi i gentili coniugi Nicola Cardinale e Domenica Zerra festeggiano un traguardo importante e significativo: il raggiungimento dei 50 anni di vita matrimoniale. Tanti anni vissuti giorno dopo giorno con l’intensità dei sentimenti più cari e profondi del primo giorno del loro innamoramento. Per ricordare quel giorno così importante nel quale, giovanissimi si scambiarono il loro “sì”, domani mattina si ritroveranno assieme ai figli Domenico e Massimo ai nipoti Nicolas, Gloria Azzurra e Perla, alle nuore Anna e Lelis ed i parenti nella chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista dove don Nicola Antonini celebrerà una Santa Messa di ringraziamento. In questa lietissima circostanza ci piace far giungere alla gentile signora Domenica ed allo sposo, Nicola Cardinale, gli auguri più belli e sinceri.
venerdì 30 novembre 2012
Beato Tommaso Bellacci da Firenze
I suoi di casa sono macellai: “beccai”, come si dice a quei tempi. Lui invece frequenta i peggiori teppisti fiorentini, ma quelli poi lo 'rinnegano' quando rischia il carcere a causa di una calunnia. Caduto in crisi nera, gli è di aiuto un concittadino dal nome augurale: Angelo Pace.
Gli fa conoscere gli amici suoi, i 'confratelli del Ceppo', e Tommaso in mezzo a loro si ritrova. Sui 30 anni, chiede di entrare tra i Frati minori osservanti di Fiesole; la cosa non scatena entusiasmi tra quei frati di buona memoria. Lo accettano, comunque, come fratello laico, senza gli Ordini. E tale resterà sempre. Ma presto diventa maestro dei novizi, poi capo dei conventi calabresi dell’Osservanza.
Nel 1423, il futuro santo Bernardino da Siena lo manda a Scarlino, nel Grossetano, a guidare altre comunità fondate da lui. Per questo viene chiamato anche Tommaso da Scarlino; ma è più noto come Tommaso da Firenze. Raggiunge e supera i 60 anni tra un convento e l’altro. Ma nel 1438 è mandato in Oriente al seguito di Alberto da Sarteano (una delle più illustri figure dell’Osservanza) per invitare le Chiese separate al concilio di Ferrara (poi spostato a Firenze) che papa Eugenio IV ha indetto con uno scopo grandioso: l’unità fra tutti i cristiani.
I delegati svolgono la loro missione in Siria e poi passano in Egitto, dove anche il sultano li accoglie bene. Lì, Alberto da Sarteano si ammala e torna in Italia: il capo è ora Tommaso, che cerca di arrivare in Etiopia via Arabia, perché il sultano vieta di percorrere la valle del Nilo. Tenta tre volte. E per tre volte è catturato coi compagni dai turchi.
Tre prigionie successive, tra frustate e minacce di morte. Per due volte essi vengono liberati con riscatto da mercanti fiorentini. La terza volta è il Papa che paga, su richiesta di Alberto da Sarteano. Tommaso e compagni tornano così in Italia nel 1444-45 (e intanto l’unione dei cristiani non s’è fatta).
Ma quella terra gli è rimasta dentro. A dispetto degli anni e dei turchi, vuole tornarci come missionario. Così, nel 1447, ultrasettantenne, lascia con un compagno il convento abruzzese di Montepiano e s’incammina per Roma: chiederà direttamente al Papa di tornare in Oriente.
Ma il suo viaggio e la sua vita terminano a Rieti, dove crolla stremato. Muore poco dopo nella casa dei Francescani conventuali, che gli danno sepoltura nella loro chiesa. Papa Clemente XIV ne approverà il culto come beato nel 1771. Nel 2006 i resti mortali sono stati traslati nel santuario francescano di Fonte Colombo (Rieti).
Leggendario Francescano
In Venezia 1722
Vita del Beato Fra Tommaso da Firenze Minor Osservante
Nella Provincia di Sant’Angelo, essendo di essa Vicario
Provinciale, andando dalla Tessa (Atessa) al Vasto, il compagno stanco e
debilitato dalla noia del viaggio e dal digiuno di tutto il giorno senza
pigliar nulla, cadde in terra per la languidezza, cominciò egli a rammaricarsi
e per la compassione e per non avere con che confortarlo, ricorse tosto
all’orazione prostrandosi in terra, e nel punto stesso comparve ivi un
Giovanetto bellissimo portando in una mano un pane, e nell’altra un’orciuolo di
acqua e consegnatolo ad esso, ristorandosene il Frate bisognoso, questo
tantosto disparve.
Arrivati poi al Convento vicino di Monte Odorisio posero
nella Sagrestia fra le Reliquie l’orciuolo ed un poco del pane avanzatogli, che
dall’angelo gli era stato somministrato.
Fu ancora dal Signore dotato dello Spirito di profezia, ed
alcuni, che non crederono a suoi vaticini, gli predisse, che n’averiano
ricevuto severo castigo dal cielo, conforme li avvenne, specialmente nel
mentovato Convento di Monte Odorisio, dove morirono della morte, che li
predisse tutti quei che di lui si burlarono.
mercoledì 28 novembre 2012
La famiglia Barrile
La famiglia Barrile, fu di molto pregio e riputazione appresso di Carlo I, dal quale ebbe non piccoli carichi di guerra, così come mostrano molte sepolture di detta famiglia e tra gli altri Gio. barrile molto caro al Re Roberto, servendosi di lui in diversi maneggi e particolarmente in governar la Provenza e Linguadoca.
E nel tempo poi che il Petrarca venne in Francia per pigliar la corona di Lauro in Roma, mandò il detto Gio Barrile che in suo nome assistette in Campidoglio quella giornata come suo ambasciatore, scusandosi col Petrarca, che l'estrema vecchiezza era cagione, che non fusse venuto in persona a ponergli in testa la corona di sua mano. Fu medesimamente dal Re Ladislao molto amato, Manaporello Barrile, Capitano di Sforza, il quale ebbe per la sua fedeltà, Monte Agato, Rotella, Vicaria e Panda.
A tempo poi della Regina Giovanna II, Perdicasso Barrile fu Conte di Monte Odorisio, e signore di tre castelli. Di questo Perdicasso Barrile, vedi Paris de Puteo de
Duello nel 8 libro al canto 9.
L'Arme che fu questa famiglia, è un grifo a lato d'oro,con un rastrello rosso in campo azzurro.
BARRILE, Perdicasso. - Appartenente alla nobile famiglia napoletana dei Barrile, fu investito nel primo decennio del sec. XV della contea di Monteodorisio, con molta probabilità dopo aver sposato Giovannella di Borgo, a quanto pare figlia di Cicco di Borgo, conte di Monteodorisio, il quale nel 1402 era stato destituito dal giustizierato dell'Abruzzo ulteriore da re Ladislao di Durazzo. Scarse e frammentarie sono le notizie biografiche: capitano nell'esercito di re Ladislao, il B. cadde prigioniero di Luigi II d'Angiò nella battaglia di Roccasecca. Riappare al seguito di Ladislao, quando questi, il 22 maggio 1414,nel suo accampamento sito nei pressi di Assisi, strinse un accordo con le sue vecchie avversarie Firenze e Siena, alla cui stipulazione solenne il Barrile funse da testimone. Rimase fedele alla causa durazzesca anche dopo la morte di Ladislao, avvenuta il 3 ag. 1414,e viene ricordato fra i capitani del potente esercito, lasciato da Ladislao alla sorella ed erede Giovanna II, il cui grosso, sotto l'alto comando di Muzio Attendolo Sforza, al momento della morte del re si trovava nell'umbria e nelle Marche.
In occasione della spedizione di Muzio Attendolo Sforza contro Roma, che, ribellatasi dopo la morte di Ladislao contro la dominazione durazzesca, aveva aperto le porte a Braccio da Montone il 16 giugno 1417, il Barrile dovette riunirsi insieme con gli altri baroni del Regno e con le sue truppe all'esercito dello Sforza, che lo aspettò alcuni giorni a Pietramala. Tardò però a venire e fece sapere allo Sforza che lo avrebbe raggiunto sulla strada di Roma insieme a Iacopo Caldora. Lo Sforza partì, ma venutigli alcuni dubbi sulla fedeltà dei due capitani, li fece arrestare presso Frosinone (agosto 1417) e relegare nella rocca di Salvaterra, allora in possesso dei Caetani, affidandoli alla custodia del nipote Marco Attendolo.
Secondo i biografi sforzeschi il Barrile e il Caldora avrebbero infatti iniziato trattative con Braccio, con l'intenzione di accerchiare lo Sforza e di impadronirsi del comando delle sue truppe. Il B. fu destituito dalla sua contea, ma - a quanto pare per l'intervento di Sergianni Caracciolo, favorito della regina ed accanito nemico dello Sforza - venne rilasciato già alla fine dello stesso anno e investito di nuovo della contea di Monteodorisio il 22 dic. 1417. A partire da questa data il B. non mostrò più alcuno spirito di ribellione. Le fonti lo ricordano ancora nel 1424, quando egli invocò l'aiuto di Francesco Sforza contro Braccio, il quale, penetrato nell'Abruzzo per porre l'assedio ad Aquila, dovette anche minacciare la contea di Monteodorisio. Nel 1432 risulta membro del consiglio della regina Giovanna, la quale poi nel suo testamento lo designò a far parte del consiglio di reggenza che dopo la sua morte - avvenuta il 2 febbr. 1435 - doveva governare il Regno fino alla venuta dell'erede al trono, Renato d'Angiò.
Il Barrile, che una statistica del Regno di Napoli, composta nel 1444, indicava fra i più alti baroni del reame, continuò ad occupare un posto di considerevole rilievo anche nei primi anni dei regno di Alfonso il Magnanimo. Infatti, quando il re aragonese, il 3 giugno 1442, fece la sua solenne entrata a Napoli, il "magnificus vir et miles" Perdicasso Barrile insieme a tre altri gentiluomini prestò al re il giuramento di fedeltà per il seggio di Capuana, per antica tradizione seggio della più alta nobiltà napoletana. Il Barrile fu poi chiamato da Alfonso nel suo "sacro consiglio", tribunale supremo del regno, fondato dal, re, e vi rimase al più tardi fino al 1449, quando il re decise di ammettere a questo ufficio solo giuristi. Il B. pare morisse poco dopo il 1450, dato che alla fine del 1452 Giovannella di Borgo, contessa di Monteodorisio, vendette la contea ad Ifíigo d'Avalos, che ne fu investito da Alfonso il 28 dic. 1452 (Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli,a cura di I. Mazzoleni, Napoli 1951, p. 13).
BARRILE, Perdicasso. - Appartenente alla nobile famiglia napoletana dei Barrile, fu investito nel primo decennio del sec. XV della contea di Monteodorisio, con molta probabilità dopo aver sposato Giovannella di Borgo, a quanto pare figlia di Cicco di Borgo, conte di Monteodorisio, il quale nel 1402 era stato destituito dal giustizierato dell'Abruzzo ulteriore da re Ladislao di Durazzo. Scarse e frammentarie sono le notizie biografiche: capitano nell'esercito di re Ladislao, il B. cadde prigioniero di Luigi II d'Angiò nella battaglia di Roccasecca. Riappare al seguito di Ladislao, quando questi, il 22 maggio 1414,nel suo accampamento sito nei pressi di Assisi, strinse un accordo con le sue vecchie avversarie Firenze e Siena, alla cui stipulazione solenne il Barrile funse da testimone. Rimase fedele alla causa durazzesca anche dopo la morte di Ladislao, avvenuta il 3 ag. 1414,e viene ricordato fra i capitani del potente esercito, lasciato da Ladislao alla sorella ed erede Giovanna II, il cui grosso, sotto l'alto comando di Muzio Attendolo Sforza, al momento della morte del re si trovava nell'umbria e nelle Marche.
In occasione della spedizione di Muzio Attendolo Sforza contro Roma, che, ribellatasi dopo la morte di Ladislao contro la dominazione durazzesca, aveva aperto le porte a Braccio da Montone il 16 giugno 1417, il Barrile dovette riunirsi insieme con gli altri baroni del Regno e con le sue truppe all'esercito dello Sforza, che lo aspettò alcuni giorni a Pietramala. Tardò però a venire e fece sapere allo Sforza che lo avrebbe raggiunto sulla strada di Roma insieme a Iacopo Caldora. Lo Sforza partì, ma venutigli alcuni dubbi sulla fedeltà dei due capitani, li fece arrestare presso Frosinone (agosto 1417) e relegare nella rocca di Salvaterra, allora in possesso dei Caetani, affidandoli alla custodia del nipote Marco Attendolo.
Secondo i biografi sforzeschi il Barrile e il Caldora avrebbero infatti iniziato trattative con Braccio, con l'intenzione di accerchiare lo Sforza e di impadronirsi del comando delle sue truppe. Il B. fu destituito dalla sua contea, ma - a quanto pare per l'intervento di Sergianni Caracciolo, favorito della regina ed accanito nemico dello Sforza - venne rilasciato già alla fine dello stesso anno e investito di nuovo della contea di Monteodorisio il 22 dic. 1417. A partire da questa data il B. non mostrò più alcuno spirito di ribellione. Le fonti lo ricordano ancora nel 1424, quando egli invocò l'aiuto di Francesco Sforza contro Braccio, il quale, penetrato nell'Abruzzo per porre l'assedio ad Aquila, dovette anche minacciare la contea di Monteodorisio. Nel 1432 risulta membro del consiglio della regina Giovanna, la quale poi nel suo testamento lo designò a far parte del consiglio di reggenza che dopo la sua morte - avvenuta il 2 febbr. 1435 - doveva governare il Regno fino alla venuta dell'erede al trono, Renato d'Angiò.
Il Barrile, che una statistica del Regno di Napoli, composta nel 1444, indicava fra i più alti baroni del reame, continuò ad occupare un posto di considerevole rilievo anche nei primi anni dei regno di Alfonso il Magnanimo. Infatti, quando il re aragonese, il 3 giugno 1442, fece la sua solenne entrata a Napoli, il "magnificus vir et miles" Perdicasso Barrile insieme a tre altri gentiluomini prestò al re il giuramento di fedeltà per il seggio di Capuana, per antica tradizione seggio della più alta nobiltà napoletana. Il Barrile fu poi chiamato da Alfonso nel suo "sacro consiglio", tribunale supremo del regno, fondato dal, re, e vi rimase al più tardi fino al 1449, quando il re decise di ammettere a questo ufficio solo giuristi. Il B. pare morisse poco dopo il 1450, dato che alla fine del 1452 Giovannella di Borgo, contessa di Monteodorisio, vendette la contea ad Ifíigo d'Avalos, che ne fu investito da Alfonso il 28 dic. 1452 (Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli,a cura di I. Mazzoleni, Napoli 1951, p. 13).
martedì 27 novembre 2012
Il Consiglio Comunale di Monteodorisio convocato per giovedì 29 novembre
Il Consiglio Comunale tornerà a riunirsi presso la Residenza Municipale il giorno 29 nocembre 2012 alle ore 19,00 per la trattazione dei seguenti argomenti:
1°- Lettura ed approvazione verbali della seduta precedente;
2°- Assestamento generale del bilancio - Esercizio 2012 – Art. 175 del T.U.E.L. n. 267/2000;
3°- Ulteriori disposizioni in merito alla concessione di incentivi economici per il recupero delle facciate degli immobili in via P. Barrile;
4°- Approvazione SEAP – Piano d’azione per l’energia sostenibile;
martedì 13 novembre 2012
Discariche a cielo aperto, senso civico ai minimi termini
Queste foto sono state scattate questo pomeriggio davanti l'area del Campo Sportivo. Il paradosso è stato che abbiamo visto questo "scempio" durante il giro di consegna del kit della raccolta differenziata. Se vogliamo migliorare il servizio e renderlo funzionale, sta alla nostra civiltà a non abbandonare i rifiuti.
Ancora un esempio del senso civico ai minimi termini di tanti cittadini che in spregio alle più elementari norme del rispetto delle cose e dell'ambiente se ne fregano altamente lasciando di tutto in strada.
Iscriviti a:
Post (Atom)