venerdì 5 aprile 2024

Soppressione del Convento di san Bernardino di Monteodorisio

 




Carlo de Nardis Delegato per la soppressione del Convento di S. Berardino in Monteodorisio.

Al Sig.re Intendente della Provincia

Sig.re

In adempimento de’ vostri Comandi alli 20 del passato mese di giugno, mi conferii nel Monistero di Monteodorisio, e dopo di aver inventariato quanto era di pertinenza di quella comunità de’ padri Riformati, condussi nel Monistero di s. Onofrio il padre Giuseppe d’Altovilla, che n’era il Padre Guardiano con tutta la di lui soddisfazione e fu ricevuto ed accolto da religiosi ivi stanzianti con ogni rispetto ed urbanità.

Assegnai al detto monistero di s. Onofrio tutto quelli, che in vigore delle vostre disposizioni, gli apparteneva, e consegnai al primo eletto del Comune di Monteodorisio, che fece funzione del Sindaco assente, la Chiesa con tutti gli utensili appartenenti alle Funzioni Sacre, li pochissimi argenti ritrovati, il Monistero intero e Giardino.

Vi accludo perciò l’inventario ivi fatto cola massima esattezza in terza copia, ed il processo verbale formati in presenza dell’anzidetto primo eletto, vari galantuomini di Monteodorisio, ed altri del Vasto, acciò possiate farne l’uso conveniente.

Vi prevengo, che non debba farvi peso, se nella Sacrestia siansi trovate poche suppellettili ed argenti, mentre sento, che si trovano dati in pegno al sig. Carlo Narducci Procuratore di detto Convento per li crediti, che rappresenta contro del medesimo ed ho il piacere di contestarvi La mia più divota servitù e salutarvi colla massima stima e considerazione

Vasto li 23 giugno 1811

Carlo de Nardis

 

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A 20 Giugno 1811 in S. Berardino, ed in presenza dell’infratto Regio Incaricato e Testimoni



Costituito personalmente avanti di Noi, e presso gli atti del disimpegno D. Pasquale Falcucci primo eletto della Comune di Monteodorisio, facendo funzioni del sig. Sindaco della medesima che trovasi assente, il quale primo eletto ha dichiarato e dichiara di aver ricevuto in consegna dal suddetto Regio Incaricato la Chiesa con tutti li utensili addetti alle Sacre Funzioni, argenti, Giardino e fabbriche del soppresso Monistero di s. Berardino, contenuti nell’inventario fatto oggi sopradetto giorno da me Regio Incaricato, e da esso primo eletto sotto a quale effetto si obbliga di conservare li anzidetti locali e robe contenute nel detto Inventario e tenerle a disposizione delle E.E. loro li Sig.ri Ministri dell’Interno e delle Finanze, e per essi del Sig.re Intendente della Provincia senza mancare per qualsivoglia motivo o pretesto sotto l’obbligo di se stesso, eredi e beni tutti, e così si è obbligato in forma.

Pasquale Falcucci à ricevuto e si obbliga come sopra

Io Mattia Mattioli sono testimonio presente

Io Notar Michelangelo del Greco sono testimonio presente.

Carlo de Nardis incaricato

Soppressione del

Convento di san Berardino di Monteodorisio.

Al signor Intendente della Provincia

 

 




Vasto lì 23 giugno 1811.



Descrizione ed inventario della Chiesa, Chiostro, Giardino

e Fabbrica del soppresso Monastero di san Bernardino di Monteodorisio.



Esiste detto Monastero in un colle vicino al bosco Rivullo demanio di Monteodorisio circa due miglia distante dall’abitato.

La chiesa è abbellita di stucco. Nel lato destro vi sono due altari uno con il S. Crocifisso e l’altro col quadro di tela con le effige di san Michele e statuetta di marmo di san Sebastiano. Nel sinistro vi sono altri due altari, uno cadente con nicchia, in cui vi è la statua di san Pasquale e l’altro con nicchia in cui vi è la statua della Concezione.

L’altare maggiore è di gesso lavorato con custodia di legno indorato e tre statue di creta, una di san Francesco, un’altra di san Bernardino e l’altra di sant’Antonio. Dietro di detto altare vi è il coro con sedici sedili di legno a muro con i loro parapetti e sedili avanti vecchi e rovinati. Al prospetto vi è un quadro situato a muro, rappresentante la Madonna degli Angeli con santi e sante della religione.

Vi è un lettorino di legname con il giratore di ferro e piede a stipo in dove vi sono due breviari grandi, usati e vecchi, un messale Romano di carta scritte vecchie, un diurno del breviario romano[1]: due genuflessori di legname con stipetti vacui e vecchi in uno vi è la chiave. Uno stipetto a muro per uso del vaso dell’olio santo, un campanello ad uso delle messe.

Nella suddetta chiesa vi è uno stipo a muro essendosi aperto si è trovato vacante.

Nei descritti altari vi sono rispettivamente distribuite cinque tovaglie vecchie, trenta candelieri di legno indorati ed ingessati, vent’otto giarre di legno indorate. Vent’otto fiori di erbe e di carta lavorata in vari colori. Nove carta gloria[2]. Una legia di legno. Quattro crocifissi di legno e tre scalini di legname.

Nei due lati vi sono due grandi confessionali di legno, su dei quali vi sono due nicchie con le statue di san Biase in legno e santa Lucia in creta: in un pilastro vi esiste un quadretto in tela e cornice di legno con l’ effigie del Santo Salvatore.

Nel muro dell’entrata vi esiste una Fonte grande di pietra per l’acqua santa con tre quadri vecchi senza cornici, rappresentanti san Bernardino, san Diego, la Concezione, san Nicola e sant’Antonio abbate.

Nei due pilastri innanzi l’altare maggiore vi sono due cornicioni di legno, in uno di essi un campanello per dar segno alla messa.

Nell’intero circuito della detta chiesa vi sono quattordici via Cruci di carta, cornicette di legno e crocette al di sopra di essi e tre ferri per sostenere lampade.

Avanti l’altare maggiore vi sono due genuflessori antichi di legname lavorati. Vi sono tre finestre grandi ed una ovale con vetrate intere e nel pavimento due sepolture con le loro lapidi di pietra corrispondenti.



Sacristia

La capienza di essa è quanto la chiesa, ma rovinata in modo che è stata abbandonata, vestendosi i sacerdoti per le sacre funzioni nel coro dell’altare maggiore. In essa vi è un armario[3] antico a sei stipetti dentro de’ quali vi sono solamente quattro candelieri di legname indorato. Vi sono due ginocchiatoi vecchi ed inservibili. Un lavamano grande di pietra. Tre tavolette per la santa Indulgenza. Due quadri vecchi che rappresentano santa Chiara e santa Margherita.

Nel campanile vi esiste una sola campana di peso di circa rotoli sessanta.



Argenti

Una pissida indorata, la tazza del calice, la patena di essa anche indorata ed un piccolo vasetto ad uso dell’olio santo.



Monastero

Un chiostro quadrato con vent’uno archi di fabbrica che dividono il convento dallo scoverto, dove vi sono due cisterne da acqua, cioè una coi pilastri, tetto e ruota di legno e l’altra con i soli pilastri a fabbrica.

Nel convento vi sono le seguenti porte dei locali: di una stanza che introduce al giardino, un’altra ad uso di cantina presso di cui segue un’altra ad uso di dispensa.

Una stanza per cucina, seguitando tre altre camere vacue al di cui prospetto altra camera addetta al fuoco comune con lavatoio fisso di pietra.

Un corridoio, che introduce al refettorio con i corrispondenti sedili fissi al muro: nel lato di detto refettorio vi è un altro corridoio per dove si cala alla cantina sotterranea.

Segue nello stesso lato una stalletta con la mangiatoia.

Nell’altro lato di detto chiostro vi è uno stanzone ad uso di ricovero di animali. Altra stanza ad uso di pagliaio.

Saliti nel dormitorio si trovano sedici camerette ed un finestrone. In un altro appartamento vi sono delle camerette tutte vacue e disabitate, una di esse è cadente. Dallo stesso dormitorio si salisce all’altro con covertura di tavole pittate a soffitto dove vi sono quattro camerette abitabili.



Giardino

Il descritto monistero è circondato da circa sei tomoli di terreno ad uso di orto secco, dove vi sono quattordici viti grandi di uve scelte. Ventisei piedi di fichi di diversa qualità, tre piedi di noci, nove piedi di olivi, sette olmi, un cipresso, due piedi di amarene, due piedi di mele, due di amandorle, quattro di granati, due di cotogni, due di crisomele e sette quercette.



San Berardino 20 giugno 1811

Pasquale Falcucci à ricevuto e si obbliga come sopra

Io Mattia Mattioli sono testimonio presente

Io Notar Michelangelo del Greco sono testimonio presente.

Carlo de Nardis incaricato










Ai 26 agosto 1811



Al Ciambellano di S. M. Intendente di Abruzzo Citeriore

Al Sindaco del comune di Monteodorisio



Signor Intendente

del calice rimasto, appartenente al soppresso convento di san Bernardino, a Carlo Narducci del Vasto si son fatte da me delle reiterate ricerche e premure. Queste sono fallaci, perché l’indiziato ha ributtato, malgrado le sue disposizioni date con lettera della data del 16 p.p. luglio. Lo partecipo alla S.V.Ill.ma acciò si benigni di dare gli ordini opportuni.

Con sentimento passo a completare la mia pratica e rispetto.



M. Scardapane



Ministero del Culto

Napoli 28 agosto 1813





Il Gran-Giudice

Ministro della Giustizia e del Culto



A Sig. Intendente di Chieti

Signore

Essendosi degnata a concedere alla Chiesa matrice del comune di Monteodorisio i pochi arredi sacri rimasti nel soppresso convento di s. Bernardino di detto comune consistenti in talune statue di creta, pochi quadri in tela di diversi santi, alcuni mobili di legno e pochi vecchi ornamenti di altare, ve lo partecipo per l’adempimento e vi rinnovo, Sig. Intendente, la mia distinta stima.



[1] La parte del breviario romano (lat. horae diurnae) che contiene le preghiere della liturgia delle ore da recitarsi durante il giorno.

[2] La cartagloria, spesso racchiusa in una cornice e disposta sull'altare, contenente alcuni testi invariabili della Messa stampati o manoscritti, era utilizzata come sussidio per la memoria del celebrante.

Il termine cartagloria è composto da carta e gloria, perché inizialmente conteneva il solo Gloria in excelsis Deo.

 

[3] Forma ant. per armadio

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