venerdì 11 marzo 2011

Quasi cronaca di una festa - 1972



Quest' anno la festa della Madonna è accaduta il tre settembre. In realtà, però, Monteodorisio era in festa mariana da una settimana.
Infatti nel pomeriggio dell'ultima domenica di agosto era sfilata la processione, ufficiata dal P. Raffaele, che dalla parrocchia recava la Madonna al suo santuario. Quando la statua ha varcato la soglia della casa sua, è sembrato che un, improvvisa scossa avesse elettrizzato il nuovo rettore, che stava ad attenderla sull'altare, vicino al microfono. Invaso, infatti, da un'improvvisa gioia, ha gridato: «Ecco la Madonna! Entra nella sua casa! Evviva Maria! Sì, salutiamola con amore: Evviva Maria! Evviva Maria! Evviva Maria! ».
L'entusiasmo ha pervaso la folla che gremiva già le navate e tutti quelli che seguivano il sacro simulacro. E gli «Evviva Maria!» hanno riempito la chiesa, son saliti sino alle altissime volte e, crediamo, fino al trono di lei.
Quando la calma è tornata nel tempio ed un religioso silenzio è successo ai clamori devozionali, l'oratore ha tenuto un breve discorso di saluto a tutti; e tutti ha invitati ad onorare la Madonna frequentando la settimana di preparazione. L'invito - dobbiamo confessarlo - non è caduto nel vuoto.
Intanto sono incominciati ad affluire i pellegrini, in gruppi o alla spicciolata.
Venerdì (primo settembre) - fedelissirni all'appuntamento, come in tutti gli anni passati - sono giunti quelli della «compagnia» di Frosolone. Sembravano come lessati dalla stanchezza e dai caldo. Avevano percorso una novantina di chilometri a piedi sotto la sferza canicolare, che aveva ricominciato ad insolentire sugli indifesi viandanti. Stanchi, ma sereni, ma felici; perché certi di avere fatto piacere alla Mamma Celeste, con la loro visita sofferta.
Poi vennero le altre Compagnie dai dintorni vicinissimi, meno vicini e fin dal lontanissimo Bari.
Giunge fra le prime la «compagnia» di Lama dei Peligni. Ha per priora una donna dalla fede indomita e concreta. Si chiama Stella Tartagli.
Da Tavenna (CB) giungono trenta pellegrini sotto la guida di Alessandro Iurescio.
Son pure della provincia di Campobasso i pellegrini di Tornareccio; i quali riconoscono come priore Alessio Carrozza, il tabaccaio del paese.
Con trenta pellegrini viene Lucia Emmanuele, priora della «compagnia» di Acquaviva-Collecroce (CB).
Cianci Giovanni ha portato da Montecilfone (CB) un gruppo di ottanta pellegrini.
Di Gennaro Giovanni ha guidato la «compagnia», numerosissima, di Petacciato.
Altre «compagnie» sono giunte da Montenero di Bisaccia, Casalbordino, Montecilfone bis e torno torno a raggiera sempre più allungabile.
Se non sempre prima nel tempo di arrivo, resta sempre primissima per numero di pellegrini la «compagnia» di Larino, accompagnata dall'intramontabile, priore.
Non appena il campanello-guida delle singole «compagnie» giunge al vigile orecchio di Frate Corrado, egli brandisce la grande croce astile (proprio come i cavalieri medioevali mettevano la lancia in resta); e corre là dove vede il signum della sopravvenente «compagnia». Quando l'ha raggiunta, issa la sua croce; e precede i pellegrini salmodianti a Maria. Fanno, così, tre giri a destra; poi uno a sinistra. Quindi entrano nel santuario. Sull'altare qualcuno rivolge loro la paterna parola di benvenuto. Poi ognuno soddisfa alla propria devozione.

In ultimo si pensa alla parte materiale. E qui - a mio avviso - si verifica la fase più commovente. I pellegrini mangiano e bevono seduti in terra, sui muriccioli del cortile e anche dentro la chiesa (dove passano anche la notte avvolti in lise coperte loro e distesi sul pavimento di marmittoni). E tutto questo con una semplicità che fa invidia; perché li fa sentire come a casa loro, perché nella casa di Mamma Maria.
Non tutti, però, sono venuti a piedi. Anzi ora la maggior parte approfitta dei mezzi che il progresso mette a disposizione di tutti.

La processione
Sabato sera pareva di vedere un interminabile fiume regale, che, spinto, dall'amore mariano, saliva dalle curve dietro al santuario su su per la «via nuova», poi la circonvallazione dietro al castello, la piazza, Capo di Rocca, e via via per tutte le viuzze del paese; che la tradizione ha assegnate come itinerario della processione. Intanto, mentre calavano le ombre serali, la fiumana devota si punteggiava delle variopinte luci dei lampioncini e delle candelette votive. Era uno spettacolo piacevole e dava una lezione di fratellanza devota tutta quella diversità di paesi, riuniti e fusi in un solo amore verso la Madonna.
Quando la processione è rientrata al santuario, era ad attenderla ancora il rettore; il quale ha rivolto ai cittadini e pellegrini tutti un caloroso discorso (che alla fin fine non era altro che la sintesi del triduo predicato) sul tema invito «Fratelli, amiamoci scambievolmente. È in mezzo a noi la Mamma!». La folla ha risposto affermativamente all'invito; ed ha sigillato la volontà di rimanere in calorosa fratellanza lanciando alla madre di tutti un bacio-promessa. Perciò un commovente scoppiettio di baci sinceri è risuonato in tutti gli angoli dell'affollatissimo santuario.
Alla gioia dei lumi, dei canti e delle bande, ad un certo punto si unì la voce dei cieli. Tuoni prolungati e sonorosissimi susseguendosi ai lampi luminosissimi cantarono la gloria della Madre di Dio. Una gradevole frescura fece seguito, perciò, al caldo afoso della giornata.
Intanto nei confessionali appositi, negli angoli della chiesa, in sacrestia ed in ogni luogo adibibile all'ascolto delle confessioni seguitò il lavoro il lavacro delle anime dei devoti. A questo scopo erano venuti da Roma e dai paesi qui vicini tanti rinforzi.
La domenica fu contrassegnata da tante confessioni e comunioni (circa un duemila) e dal sopraggiungere delle «compagnie» ritardatarie, nonché dei pellegrini alla spicciolata.
Alle ore undici ci fu la Solennissima Messa Cantata, celebrata dal superiore del convento. E alla fine della medesima il P. Sigismondi Antonio, cittadino monteodorisiano, pontificò per la processione, che riportava la statua della Madonna nella chiesa parrocchiale.
Ma la festa non era ancora terminata. Giacché per tutta la serata ed in parte anche il lunedì seguitarono ad affluire pellegrini da ogni parte e devoti locali al Santuario della Madonna delle Grazie.
Noi ringraziamo
Dalle colonne di questo Bollettino, come da una stazione radio trasmittente, lanciamo il nostro sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno concorso a rendere devota e bella la festa della Mamma comune!
1°) Innanzitutto ringraziamo i pellegrini; i quali con la loro devozione hanno onorato Maria Vergine e ci hanno lasciato un toccante esempio di Fede praticata.
2°) Le autorità tutte.
3°) I festaroli: Saverio Di Giacomo, Antonio Scardapane, Nicola Scardapane., Tommaso Sciascia, Angelo Fitti, Giovanni Timpone, Giuseppe Zoppi e Filippo Di Lorito. Tutti questi, sotto l'intelligente guida esterna di Gino Urbano, hanno lavorato senza sosta: preparando così bellissirni festeggiamenti cittadini.
4°) Il P. Antonio Sigismondi di Monteodorisio, P. Nazzareno, P. Angelo Crescini, P. Bonifacio Bottoni e Monsignor Russi: tutti assidui al confessionale insieme ad un padre Benedettino ed a un P. Cappuccino dell'Incoronata.
Grazie a Domenico Di Corcia! Grazie a F. Eliseo, F. Giuseppe, F. Raffaele e F. Pietro, disponibili sempre e costanti per ogni lavoro che il vasto programma esigeva.
A tutti costoro, che sono venuti da lontano, va aggiunto il nucleo familiare del Santuario con in più il giovanissimo F. Filippo Di Giacomo; il quale, prima che l'anno volga al termine, partirà volontario Missionario per il Congo.
5°) Un grazie speciale al cantore e sonatore Dante Sabellico e all'ex sacrestano Nicola Falcone. Grazie al giovane Gianfranco Mucci; il quale sotto la guida dell'infaticabile. P. Amedeo ha lavorato tanto in questi giorni e lavora sempre (insieme pure al piccolo, ma tanto giudizioso Antonio Pireddu, Massimo Burracchio e Di Giacomo Giuseppe) per il nostro Bollettino.
6°) Un ringraziamento più lungo, al quale fa certamente ancora eco il P. Visca, vada alle tre graziose signorinette che in tutte le domeniche e feste fanno sentire la loro melodiosa voce nei canti liturgici e nelle letture bibliche con somma serietà e chiarezza. Esse sono: Lucia Mucci, Silvana Di Bussolo e Rosanna Di Stefano. Le medesime, insieme a Colangelo Cristina Silvana, Colomeo Grazia e Cinalli Maria (l'umile e laboriosa Za Maria, che allestisce quotidianamente il desinare alla comunità cenobitica) tengono in ordine i pavimenti ed i banchi del Santuario.
7°) Diciamo anche un sentito grazie a Maria Di Giacomo, Rosina Di Giacomo, Anna Salerno, Assunta Sabatini, Antonietta Scardapane, Terenzia Pasquini, Nina Di Giacomo, Lucia Mucci, Amalia Di Giacomo e Emilia Mucci. Sacrificando gli innocenti svaghi che possono apportare le feste paesane sono state chiuse vicino al Santuario aspettando e servendo i pellegrini desiderosi di portare ai loro paesi ricordi della Madonna ed imploranti preghiere da protrarsi per tutto l'anno.
Facciamo voti che il nostro sentitissimo ringraziamento sia tramutato dalla Vergine Santa in un perenne effluvio di grazie su tutti i nostri collaboratori.

Nessun commento:

Posta un commento