mercoledì 8 febbraio 2012
Padre Luca Arcese ha lasciato questa terra per il Regno dei Cieli, il 30 gennaio scorso (2012).
Quanti ricordi!...
Quando una persona finisce la vita terrena riemergono tanti ricordi degli anni lontani.
Aveva quasi novant'anni. Era nato ad Arce (FR) il 10,12,23. Lo conobbi nel 1946, quando, terminato il liceo-filodsofia a Caprarola (VT) stava per trasferirsi al nostro Collegio Internazionale di Roma. Era il mese di agosto e mi fermai in quel convento per una ventina di giorni per prendere ripetizioni in vista di un esame di riparazione. Fra Luca non solo mi aiutò nel greco, ma me lo fece amare.
Era il "decano" di un gruppo di studenti carmelitani, una quindicina. Più che essere chiamato col nome era sempre indicato come "decano". Di qualche anno superiore agli altri, suppliva il sottopriore nel fare osservare le "regole" dello studentato.
Poi lo riebbi come sottopriore e maestro a Ceprano (FR) nel 1953, i primi due anni dei miei studi teologici. Era moderno, di idee aperte. Rompeva il rigore tradizionalmente richiesto nei nostri seminari, ma non mollava nell'osservanza degli orari della vita comunitaria.
Ci faceva leggere il giornale (inaudito a quei tempi, anche se solo cattolici) e ci mandava a passeggio soli. Oramai avevamo tutti sopra i ventuno anni. Insegnava teologia spirituale. Dopo fu trasferito a Monteodorisio (CH) come parroco. Fece un gran bene alla gente, specialmente ai poveri. Lo accusarono di comunismo perché aiutava chi aveva bisogno (quella era la politica di quei tempi…). Nella grande nevicata del 1956 andava a portare la legna per far riscaldare le vecchiette e spalava la neve davanti alle loro case. Gli anziani lo ricordano ancora. Quando fu trasferito, dopo appena due anni (più per motivi politici che per altro…), la gente fece le barricate per non farlo andare via. Ma lui non fece resistenza. Dovette intervenire la forza pubblica per calmare gli animi (e i corpi) agitati...
Poco prima che succedesse quella "rivoluzione" ero stato mandato a Monteodorisio per una quindicina di giorni, per supplire due Padri che dovevano partecipare al Capitolo Provinciale, e potei constatare di persona come la genete fosse attacata a lui e al suo moodo di fare.
In seguito ebbi modo solo di incontrarlo ed ho un buon ricordo, perchè quando lo incontavo, anzi qualche volta anadavo apposta a trovarlo, mi incoraggiava nel mio lavoro apostolico.
Dopo questa breve cronistoria mista a ricordi non posso che dirgli: a rivederci, quando Dio vorrà, in paradiso!
P. Raffaele
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