Il telaio era un arnese di lavoro femminile assai diffuso in tutti i paesi d'Abruzzo, e molte erano le ragazze che con esso preparavano il corredo nuziale. Il lavoro al telaio è stato in passato fonte di una poesia popolare in cui ancora vive il senso di un'eredità storica e di certe esperienze e atteggiamenti ricchi di valori sentimentali: proprio al telaio è legata la questione dei rapporti tra sonetto e strambotto. Difatti, il tema dell'innamorato che vuol fare un telaio all'amata come dono di nozze, è assai antico e diffuso in tutte le regioni d'Italia e dimostra, come sostiene il Toschi, che “anche il sonetto, nonostante la sua preziosità, è entrato nella tradizione orale perdendo alcuni dei tratti di maggiore artificio, ma rimanendo ben riconoscibile nelle sue linee essenziali”.
Amore e lavoro sono motivi che si intrecciano nei vari canti che abbiamo raccolto.
In questa canzone di
Monteodorisio, nel Vastese, il giovane innamorato promette che tra marzo e
aprile segherà nella vigna un noce e un castagno per farne un telaio alla sua
Mariuccia
Mo' se ne vène Natale sante,
s'ariverisce tutte le cummare.
Jame, cummara me', si vù miní,
la vigna mé sta 'ncoppe a la muntagne:
ci sta du' arbre di noce e di castagne,
tra marze e aprile li vujje sicà
pe' fa' lu telarucce a Mariucce:
la cassa d'aure [d'oro], li licce di seta
l'andruarella di noce moscata;
noce moscata e noce moscatelle
quest'è la strade de le donne belle
Nello strambotto, che
abbiamo trovato “contaminato “con un canto amebeo[1], il motivo del
telaio è introdotto in una atmosfera di solennità sacra, il Natale, quando
“s'ariverisce tutte le cummare (interessante nota di costume). Ed è alla comare
che l'innamorato promette, e nella circostanza la promessa assume quasi il
valore di un giuramento, che tra marzo e aprile segherà nella vigna a monte il
noce e il castagno per fare il telaio a Mariuccia; e anche qui c'è il tocco di
colore locale. Nella ripresa la strada, che in altri strambotti è detta
profumata, è contraddistinta dalla presenza delle “donne belle“, presenza che
vi porta una nota di gentilezza, il profumo dell'onestà.
Il canto, mi è stato
riferito dall'informatrice, era assai in voga a Monteodorisio fino a pochi anni
fa, e l'ho trascritto perché mi è sembrato uno fra i più belli dei canti
popolari abruzzesi, oltre che per l'originalità del disegno strofico e la
vivacità delle immagini, per la spontaneità e la delicatezza dei sentimenti,
ispirato com'è ad una semplice e ingenua vicenda d'amore paesano.
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