venerdì 25 gennaio 2019

Resti fosso Caruna e sant'Anna

La prima menzione di Monteodorisio risale al X secolo, quando il feudo passò nelle mani di Oderisio, conte dei Marsi e nipote del conte di Chieti Trasmondo I: da questo feudatario deriva appunto il nome dell'attuale paese, come dimostra anche il titolo di comes Monte Oderisii attribuito al di lui figlio Pandolfo.
La posizione dominante e ben difesa del sito, sul quale attualmente sorge un poderoso castello che ha molto sofferto soprattutto nella prima metà del Novecento, quando uno dei torrioni è stato distrutto per realizzare una scuola, ne ha senz'altro determinato la fortuna a partire almeno dall'età medievale. Questa lunga continuità di vita, che ha comportato numerose modifiche ed ampliamenti, e le ricostruzioni a ciò connesse, hanno però vanificato ormai completamente qualsivoglia speranza di rintracciare le più antiche fasi di vita del sito, che pur potrebbero essere ipotizzare sulla base dei dati noti circa le strutture insediamentali italiche.
Tracce di un passato assai più antico sono infatti venute alla luce in varia epoca, e in proposito si segnala la scoperta di due armille in bronzo, una delle quali baccellata e decorata da sottili incisioni, databili nel VI sec. a.C. e riferibili all'occupazione di età arcaica.
Ad epoca ellenistica e quindi databile il santuario, di cui non è nota la localizzazione, indiziato da un bronzetto raffigurante Ercole bibax, cioè con attributi tipici di Dioniso quali la corona di foglie di vite annodata sulla nuca ed un kantharos nella mano sinistra.
Riporta invece in età romana la notizia secondo la quale alla fine dell 'Ottocento fu trovato "entro il paese ... un altro sigillo in bronzo chiuso in rettangolo: M•N•P•C".
Già da questi pochi accenni si evince l'alta densità archeologica del territorio di Monteodorisio, documentata altresì dai numerosi siti segnalati sullo strumento urbanistico e in parte vincolati ope legis.

Resti fosso Caruna


Si trattava per la maggior parte di ville o fattorie sviluppatesi forse già in epoca tardo-repubblicana, e poi ampliate in età romana, che sicuramente sfruttavano la feracità dei suoli che ancora oggi connota l'economia del paese. I resti più imponenti di questa fase sono ben visibili in Loc. Fosso Caruna, dove le strutture raggiungono ancora dimensioni cospicue, e in loc. S. Anna, attualmente inglobata nel tessuto urbano ma in antico disposta su un pianoro che digrada verso Ovest in campi coltivati.
Sant’Anna





La struttura romana in loc. S. Anna deve forse la sua sopravvivenza al fatto di costituire parte di un agglomerato di piccoli fabbricati ancora in uso; ciò non consente però di capire se anche gli edifici ad essa addossati, soprattutto sul lato meridionale, poggino su fondazioni più antiche di quelle visibili a seguito dei rifacimenti che l'intero complesso ha subito nel tempo.
La parte sicuramente romana, almeno a giudicare da quanto appunto visibile, sembra presentare pianta quadrata con abside e volta a botte. Definita mausoleo, forse soprattutto per la presenza di un alto ed ampio arco in laterizio, non si può in realtà escludere che si tratti di una cisterna o, più probabilmente, di un elemento edilizio pertinente ad una struttura architettonica più complessa ed articolata.
Sul lato anteriore, infatti, caratterizzato dall'arco in laterizio su piedritti anch'essi in laterizio, si nota l'imposta di muri che fanno presupporre la presenza di almeno un altro corpo di fabbrica che si doveva protendere verso il settore orientale della struttura.
Se rimane tutta da ricostruire, ed interpretare, la sua tipologia architettonica, l'edificio costituisce comunque, anche grazie al suo eccezionale stato di conservazione, un'imponente testimonianza della struttura insediamentale della Monteodorisio di età-imperiale quando, come si è potuto verificare anche nei territori dei comuni limitrofi, lo sfruttamento delle risorse agricole favorì la nascita di vasti latifondi sui quali i proprietari costruivano ville spesso dotate di impianti termali.

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