venerdì 14 luglio 2017

beato Umile da Guglionesi


(morto in Monteodorisio, San Bernardino, il 17 giugno 1680)

laico dell'ordine dei Frati Minori. Sin dalla tenera età cercava i luoghi più solitari per deliziarsi nell'orazione con Cristo Gesù. All'età di venti anni vestì l'abito serafico; fu chiamato Fr. Umile e riuscì vero specchio dell'umiltà. La sua vita fu vita di meditazione, di asprissima penitenza e di carità. Il Signore gli concesse il dono delle estasi, dei miracoli e della profezia. Le estasi si potavano dire per lui cosa abituale. Nei vari conventi dove dimorò, come in quelli di S. Onofrio in Vasto, di S. Bernardino in Monteodorisio, del SS.mo Salvatore in Lucera e, per ben due volte, nel palazzo del Marchese del Vasto Diego D'Avalos (presente una volta anche Mons. Carafa, Arcivescovo di Lanciano), bastava sentisse parlare di cose spirituali per sollevarsi in alto e solo l'obbedienza ne lo ritraeva. La sua fede poi era così viva che con il nome SS.mo di Gesù, col segno della S. Croce, e col tocco della sua corona, guarì non pochi infermi e, non una volta sola, meritò di vedersi moltiplicato il pane nella bisaccia e di trovare il vino nelle botti già vuote. Dura fu la lotta che dovette sostenere con il demonio, il quale lo bastonava così aspramente, da lasciarlo più volte disteso a terra a guisa di morto. partito da questa terra, dopo essere stato esposto il suo corpo tre giorni per il grande concorso di gente, non solo del vasto, ma delle altre terre del contado di Monteodorisio, gli fu aperta una vena del braccio destro, e ne uscì sangue vivo e puro, ed in tanta quantità, che se conservarono due ampolle di vetro e se ne bagnarono molti pannicelli di lino. Tutto ciò risulta da testimonianze giurate e da altri veridici manoscritti della Provincia.

Dimorando nel convento di san Bernardino, nella seconda domenica di maggio, furono tutti i frati chiamati dal signor Angelantonio de Angelis, persona principale di detta Terra, per celebrare con tutta la sagra pompa la festività di san Marcellino martire, di cui adorasi una insigne reliquia, e conservasi in un divoto Armario nella chiesa di san Giovanni, ed altresì vi si legge un'Indulto Aposotlico, che spiega la translazione di detta reliquia, una colla concessione della festa in detto giorno, siccome anche ai nostri giorni si celebra, ma non con quella magnificenza, con cui il suddetto signor De Angelis faceva unitamente comparire la devozione e la pompa. Tutti i frati che vi andarono, furono trattenuti a pranzo in casa del medesimo Angelantonio, e perché vi era anche F. Umile, per la pubblica fama della sua Santità, tutti nell'atto del mangiare, favellavano seco di cose spirituali e della gloria dei Santi, gran fatto! Si infervorò si fattamente il Srvo di Dio del divoto ragionamento, che gridando a piena voce, si alzò da terra e per lo spazio di mezz'ora, fu ammirato colle braccia aperte, starsene miracolosamente in aria; fu richiamato dal P. Guardiano, dal quale subito du ricondotto al Convento, e tutta quella gente ivi concorsa, andò alla Chiesa a glorificare il Signore, mirabile nei servi suoi.

Nella terra di Monteodorisio, ma nella casa di Carlo Raspante, si compiacque l'operator di miracoli pubblicare il merito del devoto religioso con un'altro prodigiosissimo Ratto alla presenza di più persone, ivi concorse per la festa di san Martino, che per devozione ed industria di detto Carlo pomposamente si celebrava.

Finalmente menando sulla terra una vita celeste, reso esemplare della perfezione, in cui leggevasi tutto il catalogo delle virtù, carico di anni, ma assai più ricco di meriti, dopo una penosa infermità di più giorni, nella quale, con una ammirabile tolleranza, rappresentò al vivo il ritratto del Santo Giobbe, prevedendo il giorno e l'ora della sua morte, volle ricevere i Santi Sacramenti della Chiesa, e con tanta riservatezza, tenerezza e devozioni communicossi, che lasciò a quanti erano ivi presenti un'ottima regola di ben morire. Insomma con pubblica fama di santità nel convento di san Bernardino di Monteodorisio a dì 17 di giugno dell'anno 1680, fece pausa a questa vita mortale e volò la sua anima al cielo per ricevere la stola dell'immortalità e vivere come pienamente si crede con Cristo eternamente beato.

Pubblicatasi la sua morte, subito il signor Marchese del Vasto con tutta la sua numerosa corte e quasi tutto il popolo della città, pel concetto che avevano della santità del defunto religioso, andarono al suddetto convento di san Bernardino per vedere, venerare e baciare quel sacro Corpo. Cominciò a crescere così grandemente il concorso dei popoli, non solo del Vasto, ma delle altre terre del Contado di Monteodorisio, che per soddisfare alla devozione di tutti, fu d'uopo tenerlo tre giorni esposto in chiesa, ma benché fosse con gran diligenza custodito, non riuscì di resistere alla devota violenza dell'affollate genti, le quali fecero il suo abito in mille pezzi, per tenerne ogni minima particella come reliquia. In tutti quei giorni fu quel venerando cadavere osservato bello, trattabile e con tutte quelle qualità come fosse stato vivente.

Dopo tre giorni gli fu aperta la vena del braccio destro, ed alla presenza di più persone principali, così della corte di detto signor Marchese, come della città del Vasto, e di molti Sacerdoti secolari e regolari, ne uscì sangue puro, vivo e bello ed in tanta copia, che se ne conservarono due ampolle di vetro e se ne bagnarono molti pannicelli di lino. Fu seppellito nel pavimento di detta chiesa di san Bernardino, e proprio vicino al confessionale, che di sopra tiene il pulpito. Tanto si è raccolto da giurati attestati e da altri veridici manoscritti della provincia.

La festa si celebra il 17 giugno.

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