La famiglia Barrile, fu di molto pregio e riputazione appresso di Carlo I, dal quale ebbe non piccoli carichi di guerra, così come mostrano molte sepolture di detta famiglia e tra gli altri Gio. barrile molto caro al Re Roberto, servendosi di lui in diversi maneggi e particolarmente in governar la Provenza e Linguadoca.
E nel tempo poi che il Petrarca venne in Francia per pigliar la corona di Lauro in Roma, mandò il detto Gio Barrile che in suo nome assistette in Campidoglio quella giornata come suo ambasciatore, scusandosi col Petrarca, che l'estrema vecchiezza era cagione, che non fusse venuto in persona a ponergli in testa la corona di sua mano. Fu medesimamente dal Re Ladislao molto amato, Manaporello Barrile, Capitano di Sforza, il quale ebbe per la sua fedeltà, Monte Agato, Rotella, Vicaria e Panda.
A tempo poi della Regina Giovanna II, Perdicasso Barrile fu Conte di Monte Odorisio, e signore di tre castelli. Di questo Perdicasso Barrile, vedi Paris de Puteo de
Duello nel 8 libro al canto 9.
L'Arme che fu questa famiglia, è un grifo a lato d'oro,con un rastrello rosso in campo azzurro.
BARRILE, Perdicasso. -
Appartenente alla nobile famiglia napoletana dei Barrile, fu investito
nel primo decennio del sec. XV della contea di Monteodorisio, con molta
probabilità dopo aver sposato Giovannella di Borgo, a quanto pare figlia
di Cicco di Borgo, conte di Monteodorisio, il quale nel 1402 era stato
destituito dal giustizierato dell'Abruzzo ulteriore da re Ladislao di
Durazzo. Scarse e
frammentarie sono le notizie biografiche: capitano nell'esercito di re
Ladislao, il B. cadde prigioniero di Luigi II d'Angiò nella battaglia di Roccasecca. Riappare al seguito di Ladislao, quando questi, il 22 maggio 1414,nel
suo accampamento sito nei pressi di Assisi, strinse un accordo con le
sue vecchie avversarie Firenze e Siena, alla cui stipulazione solenne il
Barrile funse da testimone. Rimase fedele alla causa durazzesca anche dopo
la morte di Ladislao, avvenuta il 3 ag. 1414,e viene ricordato
fra i capitani del potente esercito, lasciato da Ladislao alla sorella
ed erede Giovanna II, il cui grosso, sotto l'alto comando di Muzio
Attendolo Sforza, al momento della morte del re si trovava nell'umbria e
nelle Marche.
In occasione della spedizione di Muzio Attendolo
Sforza contro Roma, che, ribellatasi dopo la morte di Ladislao contro la
dominazione durazzesca, aveva aperto le porte a Braccio da Montone il
16 giugno 1417, il Barrile dovette riunirsi insieme con gli altri baroni del
Regno e con le sue truppe all'esercito dello Sforza, che lo aspettò
alcuni giorni a Pietramala. Tardò però a venire e fece sapere allo
Sforza che lo avrebbe raggiunto sulla strada di Roma insieme a Iacopo
Caldora. Lo Sforza partì, ma venutigli alcuni dubbi sulla fedeltà dei
due capitani, li fece arrestare presso Frosinone (agosto 1417) e
relegare nella rocca di Salvaterra, allora in possesso dei Caetani,
affidandoli alla custodia del nipote Marco Attendolo.
Secondo i
biografi sforzeschi il Barrile e il Caldora avrebbero infatti iniziato
trattative con Braccio, con l'intenzione di accerchiare lo Sforza e di
impadronirsi del comando delle sue truppe. Il B. fu destituito dalla sua
contea, ma - a quanto pare per l'intervento di Sergianni Caracciolo,
favorito della regina ed accanito nemico dello Sforza - venne rilasciato
già alla fine dello stesso anno e investito di nuovo della contea di
Monteodorisio il 22 dic. 1417. A partire da questa data il B. non mostrò
più alcuno spirito di ribellione. Le fonti lo ricordano ancora nel
1424, quando egli invocò l'aiuto di Francesco Sforza contro Braccio, il
quale, penetrato nell'Abruzzo per porre l'assedio ad Aquila, dovette
anche minacciare la contea di Monteodorisio. Nel 1432 risulta membro del
consiglio della regina Giovanna, la quale poi nel suo testamento lo
designò a far parte del consiglio di reggenza che dopo la sua morte -
avvenuta il 2 febbr. 1435 - doveva governare il Regno fino alla venuta
dell'erede al trono, Renato d'Angiò.
Il Barrile, che una statistica del
Regno di Napoli, composta nel 1444, indicava fra i più alti baroni del
reame, continuò ad occupare un posto di considerevole rilievo anche nei
primi anni dei regno di Alfonso il Magnanimo. Infatti, quando il re
aragonese, il 3 giugno 1442, fece la sua solenne entrata a Napoli, il
"magnificus vir et miles" Perdicasso Barrile insieme a tre altri gentiluomini
prestò al re il giuramento di fedeltà per il seggio di Capuana, per
antica tradizione seggio della più alta nobiltà napoletana. Il Barrile fu poi
chiamato da Alfonso nel suo "sacro consiglio", tribunale supremo del
regno, fondato dal, re, e vi rimase al più tardi fino al 1449, quando il
re decise di ammettere a questo ufficio solo giuristi. Il B. pare
morisse poco dopo il 1450, dato che alla fine del 1452 Giovannella di
Borgo, contessa di Monteodorisio, vendette la contea ad Ifíigo d'Avalos,
che ne fu investito da Alfonso il 28 dic. 1452 (Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli,a cura di I. Mazzoleni, Napoli 1951, p. 13).
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