venerdì 8 aprile 2011

La Girandola - Prima Domenica di settembre: festa grande



L'interessante descrizione che riportiamo è desunta dal libro « La Vigna di mio padre » del Prof. Raimondi. Presumibilmente il contenuto della descrizione va riferito, a ciò che avveniva in occasione delle feste di Settembre intorno alla prima decade del secolo. Del resto è ciò che in parte avviene ancora oggi:

« La Girandola - Prima Domenica di settembre: festa grande.

Ai piedi della collina su cui si adagia il mio paese, sorge il Santuario della Madonna delle Grazie. Un'ampia gradinata, due brevi porticati e un rosone centrale lì in alto lo rendono, attraente esternamente. Internamente brutti affreschi quasi lo deturpano.

La prima domenica di settembre la festa della Madonna delle Grazie era il più grande avvenimento, che richiamasse l'attenzione dei paesi vicini e anche di altri lontani.

Già diversi giorni prima cominciavano a sorgere intorno al Santuario le baracche per esporre la merce o per rifocillare i pellegrini (la più rinomata era quella della « Pelosa », dove si friggevano diecine di chili di pesce in continuazione); si issavano, l'albero del circo equestre e quello della giostra, mentre i poveri cavallucci di legno erano a terra alla rinfusa.

Si lavorava alacremente per preparare i fuochi pirotecnici. I «deputati» della festa erano già in movimento per ordinare e preordinare le molte cose per i due giorni festivi: l'alloggio per le bande musicali, i premi per la «cuccagna» e le gare dei «fuochi», gl' itinerari e i «pezzi» delle «musiche», i luoghi degli spari e lo svolgimento della grande processione serale della vigilia, e via via.

Noi a correre or qua or là, a informarci, ad affannarci, a parteggiare già per questo o quello spettacolo, per questa o quella banda, per questo o quel «fuochista»... Poi il mattino di sabato (qualche volta anche al mezzogiorno del venerdì) le prime bombe per l'apertura della festa, le prime voci dei pellegrini osannanti, la prima marcia dei «Diavoli Rossi» di Pianella. E le campane suonavano, impazzivano. Cominciava il nostro delirio.

Di ora in ora centinaia e centinaia di fedeli, impolverati, sudati, trafelati, giungevano salmodiando: «Viva Maria e chi la creò!» «Senza Maria campar non si può».

Giungevano per il «voto», giovani e vecchi, donne e bambini, come al porto sicuro come alla fine d'ogni male, come al principio d'ogni beatitudine. Facevano tre giri intorno al Santuario, poi si toglievano le scarpe e finalmente in ginocchio entravano... Ma che vedo? Molte donne strisciano per terra e strisciano la lingua sul pavimento sino all'altare della Vergine col Bambino! Spettacolo impressionante. A un certo momento non era facile ne l' afflusso ne il deflusso di quella marea che cresceva; e dentro il Santuario non si respirava più: polvere, aria rarefatta e nauseabonda...

In giro, grandi cesti di uva d' oro o di pesche gialle, mucchi enormi di cocomeri, mastelli di lupini davano la stura alla sete e alla golosità; odor di pesce fritto e di «scapece» di Vasto stuzzicava l' appetito.

Ma la vera festa per tutti - tutti nel senso più esteso della parola - si svolgeva la sera del sabato.

Verso il tramonto, si preparava la lunga teoria della processione. Non bastava un'ora. E non bastavano altre due perché si dipanasse nelle vie principali del paese. Quella interminabile doppia fila formava con le candele come un binario acceso, e guai se in testa si fermavano: tutti dovevan fermarsi; e guai se la fila si spezzava: il capo drappello si affannava a ricongiungerla. Salmodie: «Evviva Maria, Maria evviva». «Evviva Maria e chi la creò!». «Senza Maria campar non sì può,»: si susseguivano e si accavallavano a suon di campanelli. Stendardi, torce, crocifissi, reliquie, ex voto, era un susseguirsi interminabile: sembrava provenisse dal principio dei secoli, pareva andasse incontro alla fine dei secoli.

Avevo il senso dell' infinito, del soprannaturale.

In tutti i balconi candelabri accesi, palloncini veneziani, colonne d'incenso... «Ecco la Madonna!» «Ecco la Madonna!» Allora fuoco ai lumini e ai bengala preparati nel mio balcone, e tutti in ginocchio; una grande commozione c'invadeva e c'inteneriva: sembrava si fosse posato l'Angelo sul nostro capo. Mia madre sospirava dolcemente: «Ah Madonna mia!»...

Passava la Madonna - bellissima col suo manto azzurro stellato... su mille persone serrate insieme come per una grande scorta imperiale. Poi, quando la interminabile processione era passata, un gran vuoto: un gran vuoto nella via, un gran vuoto nell'anima...

Mezzanotte!

La prima bomba dà il preavviso. Dopo qualche minuto - finalmente la tromba dà il segnale.

Tutti gli occhi si aprono, tutti son desti... Nella parte grande della piazza, verso il Castello, le impalcature delle girandole, in mezzo alle quali ci aggiravamo come in un sepolcreto durante il giorno, erano pronte a mandare luci guizzi scoppi colori... ».

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