vocabolario del dialetto storico štrèṷsə
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lunedì 26 settembre 2011
Arrestati 3 romani con un chilo di eroina destinata al mercato di Vasto. I Carabinieri li hanno fermati a Monteodorisio dopo un lungo inseguimento
I carabinieri del Nucleo Operativo e dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Vasto, coordinati dal Ten. Loredana Lenoci, hanno tratto in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti:
- Di Guglielmi Abramo, 37enne res. Roma, pregiudicato;
- D’Alessio Michele, 55enne res. Roma;
- Adel Abdellaoui, 34enne, originario della Tunisia, res. Roma, pregiudicato.
Nel tardo pomeriggio di sabato scorso, attivato il dispositivo previsto e intensificato nei fine settimana e in coincidenza di fiere, mercati e manifestazioni popolari (come in questi giorni), nel corso di attività di controllo del territorio mirata al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti destinate al consumo locale, si effettuavano servizi di osservazione, controllo e pedinamento nei pressi delle abitazioni di soggetti notoriamente dediti a tali attività delittuose.
I militari operanti, mimetizzatisi tra gli avventori di un ristorante ubicato nelle vicinanze, avevano modo di notare la presenza di tre personaggi sconosciuti che, con fare sospetto, si aggiravano a bordo delle loro autovetture proprio in prossimità di uno di questi obiettivi.
Attenzionati con cura, venivano successivamente pedinati fino all’uscita del centro abitato. A questo punto, i predetti, accortisi verosimilmente della presenza di personale di quest’Arma in abiti civili, si davano alla fuga. Pertanto si dava inizio ad un concitato inseguimento che terminava con il fermo dei veicoli nella periferia di Monteodorisio e la successiva identificazione degli occupanti, tutti provenienti dall’area romana.
Si procedeva, quindi, alla conseguente perquisizione veicolare e personale.
All’interno della BMV, depositate nel cassettino del cruscotto, i carabinieri rinvenivano numerose banconote in Euro, legate con un elastico, mentre all’interno della Punto, occultato in mezzo ad altro materiale e alcuni capi di abbigliamento, rinvenivano un involucro in cellophane contenente sostanza stupefacente del tipo eroina per un peso complessivo di oltre 1Kg.
Tutto il materiale rinvenuto veniva sottoposto a sequestro mentre i tre soggetti fermati venivano arrestati ed associati presso la Casa Circondariale di Vasto in attesa di essere interrogati dall’A.G., immediatamente informata dell’esito dell’operazione di servizio nella persona del Magistrato di turno dottor Giancarlo Ciani.
E' tornata nella casa del Padre suor Maria Giulia Raimondi
Al fratello Giuseppe, alla sorella Paola, ai nipoti Giulio e Francesco giungano i sensi del nostro più profondo cordoglio.
mercoledì 21 settembre 2011
Concetta e Giovanni novelli sposi.
Nozze in casa Scifo: sabato hanno coronato il loro sogno d'amore Concetta e Giovanni, circondati dall'affetto di parenti e amici riunitisi per questo evento a Vasto nella chiesa di sant'Antonio. Agli sposi e alle famiglie tantissimi cari auguri.
domenica 18 settembre 2011
La vendemmia tradizionale
Tra l'ultima decade di settembre e la prima di ottobre, si ripete nelle varie e ridenti colline d'Abruzzo la sagra dell'uva.
È bella la mietitura; è più bella la trebbiatura; ma quanto è più allegra la vendemmia!
Seguire da vicino i mietitori che, sotto i dardi del sole di giugno, stringono in mannelli, con le dita inguantate di canne, il grano che reclina sotto il taglio delle falci lucenti; vedere tutto quel mare d'oro ondeggiante raccogliersi in covoni, soppesati con l'occhio, uguali, disposti nello stesso ordine; vedere le spigolatrici e sentirle cantare nelle ore in cui la calura è meno greve, coprendo esse il monotono gridìo delle cicale; ascoltare i motteggi della gente sana e gagliarda e leggere negli occhi di chi ha seminato la gioia del raccogliere: è cosa che commuove, che esalta, che ci fa benedire ogni zolla, che ci fa cantare lode al Creatore.
Trovarsi nei giorni della trebbiatura sull'aia, quando tutto e tutti sono in mo-vimento ancor prima dell'alba quando gli uomini sudano, le donne non stanno ferme un minuto, le macchine cigolano e sbuffano, e i pesanti covoni vengono ingoiati dalla capace bocca della trebbiatrice...; assistere sotto quel sole spietato alla pula che si solleva, alla paglia che fa volume, al grano che esce come una fluida enorme lingua dalla gola della macchina rumorosa per riempire rapidamente sacchi e sacchi in fila...; vedere finalmente i grani d'oro che saranno pane, e costarono tanta fatica umana, trepidazioni del cuore, speranze: è cosa che ci mette addosso una smania di grdare che la vita è bella, di cantare che la vita è buona!
Difatti l'uomo si segna in fronte. In un baleno, in tutta la contrada si
sparge la lieta novella: tanti sacchi di grano ha reso l'aia di Martino, tanti quintali l'aia di Giovanni!
«E il cuor che l'ascolta è felice».
... Ma la vendemmia, la vendemmia di trenta o trentacinque anni fa nella vigna di mio padre...
Nella settimana precedente venivano preparati e rimessi in ordine botti, tini, barili, canestri, cesti, bigonce: la cantina era tutta sossopra.
Al mattino stabilito, all'alba, le donne si davano la voce: Caterinella ! Lucia! Filomena! Giovina!... presto, chè Don Cesare si è già alzato. E Antonio «il Matto» (parlava sempre da solo) caricava l'asino con bigonce e tini.
La piccola carovana era pronta e partiva ai freschi canti delle giovani gole nel fresco mattino. Io avevo una voglia matta di seguirli; ma perché mio padre mi raccomandava di andare solo verso le 9 e perché a quell'età si dorme così bene all'alba, mi riaddormentavo, tanto che la mamma era costretta, più tardi, a chiamarmi diverse volte.
Un pezzo di pane croccante in tasca, e in quattro salti ero già a farmi la croce - sempre con emozione e un vago timore - davanti al camposanto; quattro sgambettate, ed ero avanti al cancello della vigna. Non capisco neppur oggi il gusto che avevo nel sentire il cigolio del lungo catenaccio arrugginito, che aveva bisogno di un'abile manovra per uscire o rientrare negli anelli.
Papà, sono qui!
E via tra quelli che staccavano i bei grappoli d'oro. Che piacere faceva quel tenero schiocco del grappolo staccato al nodino! E che gusto a mangiare il primo grappolo, a bocca piena, senza piluccare!
E che dolci canti uscivano dalle gole delle nostre donne! Un coro finiva e uno cominciava; uno stornello moriva laggiù e un altro rifioriva su altre labbra più vicino. Tutta la campagna, in quelle ottobrate, quando il cielo è più fondo e l'aria più carezzevole, risuonava delle voci che avevano echi di un mistero di cui nessuno mi aveva mai parlato.
Mio padre era felice ed aveva l'occhio
Dappertuuto: alle donne che staccavano e trasportavano l’uva lungo le «rasole» (i viottoli) sino al poggetto della raccolta, agli uomini addetti alla pulitura, alla prima pigiatura, al carico.
Io gli ero intorno rendendomi utile per questo e per quello: ma, l'operazione da me più gradita era la scelta dei grappoli da conservare per l'inverno.
Erano i grappoli migliori : i più maturi, e i più sani, con i racimoli e gli acini meno stretti, che venivano conservati sino a Pasqua.
Giornate belle erano pur quelle in cui bisognava mettere l'uva in gabbiette, che venivano a ritirare i compratori di Vasto per spedirle in Germania. Un viavai e un affaccendarsi allegro e rumoroso che mi davano l'ebbrezza.
E non meno belli erano i giorni che seguivano della pigiatura e del torchio. Mosto dappertutto e odor di fermentato. Grandi caldaie per il mosto che bolliva al l'aperto.
Poi tutto veniva versato in botti e botticelle, o in bottiglioni di vetro. In questi
ultimi si attaccavano i cartellini: «moscato nero» «moscato bianco» «frag¬la» con l'indicazione pure dell'anno. Poi ancora qualche grido di gioia, nella ri¬cerca di sporadici racimoli lasciati appesi alle viti, sfuggiti alla vista delle vendemmiatrici.
Allora i pampini ingiallivano e i tralci cadevano in disordine...
Bacco cominciava a fiutare in cantina.
venerdì 16 settembre 2011
Il 15 settembre del 1660, presso il Convento di Sant’Onofrio a Vasto, moriva in odore di santità il Venerabile F. Pacifico del Castiglione, laico riformato.
Il dator di ogni bene, che di continuo ha illustrata questa provincia con uomini di singolarissimo merito, par che ad un certo punto di favellare, non poteva donarle personaggio di più magnifica santità, che il beato religioso Fra Pacifico, il quale mantenesse sempre viva la sua antica regolare osservanza e con la bontà della vita e singolarità dei miracoli, lasciasse a questa santa riforma un'eterno retaggio di gloria.
Nacque fra Pacifico in Castiglione del Picincipe, terra così appellata in Abruzzo, situata nella Diocesi di Trivento, nelle vicinanze dell'antica Aquilonia. Non vantò illustri natali, ma conobbe la sua discendenza da umili e devoti genitori, i quali benché fossero applicati alle fatiche della campagna, mai dismetteano gli esercizi di pietà, in cui allevarono il loro figliolo, il quale nel battesimo fu chiamato col nome Giovanni, e fu educato con tanta cura perché apprendesse da fanciullo a servire Dio, che avendo imbevuta la devozione col latte, appena lasciò le fasce, che cominciò a comparire una certa maturità di senno, piuttosto comunicatogli dalla grazia che dalla natura.
Ritornava fra Pacifico dalla Villa Cupello, dove col suo compagno fra Silvestro da Vinchiaturo, aveva elimosinato il pane per il convento di san Bernardino di Monteodorisio, dove allora dimorava e passando per detta terra di Monteodorisio, vide un giovanetto che senza riparo si dibatteva sulla terra e con stravaganti moti a guisa di quell'ossesso descritto da san Marco or dava di testa alle pareti ora precipitosamente cadeva ed ora come un morto disteso a terra vedevasi con la faccia tumida e colla bocca piena di spuma. Interrogò il caritativo frate agli spettatori di quel dolente spettacolo qual fosse il morbo di quel meschino, che così seriamente lo tormentava; ma appena gli fu detto che pativa di mal caduco, o fosse lunatico, che lo prese per la mano e fattolo alzare di terra, ma più ricadde, ma fino ad una decrepita età, per intercessione di fra Pacifico, fu meritevole di vivere perfettamente sano e libero affatto dal suddetto penosissimo morbo.
Andava il servo di Gesù Cristo a Pollutri, terra del serenissimo dominio del signor Marchese del VAsto, situata nel Contado di Monteodorisio, quattro miglia lontana dal Convento di san Bernardino di detta terra di Monteodorisio; ma giunto al vicino fiume, comunemente chiamato dai paesani l'Asinella, si avide che per la gran copia delle acque, non gli riusciva poterlo sicuramente passare. Stando sull'evidente rischio divisando col compagno; vide dall'altre parte del fiume un uomo che andava desteggiando la corrente e tentava il passaggio. Cominciò il buon religioso a gridare che non arrischiasse la propria vita, essendo manifesto il pericolo, ma quell'uomo burlandosi degli avvisi di fra Pacifico, camminando e scherzando con quel bastone, entrò nel fiume ed appena giunse al forte della corrente, che in pena della sua ostinata follia, fu trasportato dalla violenza delle acque e già cominciava a sommergersi. Osservava il Servo di Dio la già preveduta disgrazia, ma quando vide quell'infelice in punto di affogarsi, invocando devotamente il Santissimo Nome di Gesù, saltò nel fiume e camminando miracolosamente sull'acqua prese per le braccia il naufragante lo trasse a terra e lo liberò dalla morte.
Andando una volta, unitamente con fra Umile da Guglionesi, religioso di molta perfezione, dal convento di san Bernardino a quello di santa Maria di Vallaspra dell'Atessa, cominciò l'aria a turbarsi, ed indi a poco a piovere così violentemente, che vedeansi d'ogni intorno gli alluvioni. Seguitò fra Pacifico il suo viaggio, non avendo luogo di ripararsi, ma essendosi dal capo ai piedi tutto bagnato il compagno, egli benché camminasse col capo scoperto, non aveva ne l'abito ne un capello bagnato.
lunedì 5 settembre 2011
Lotteria Madonna delle Grazie
Numeri estratti
1° premio B512
2° premio B754
3° premio N673
4° premio N462
5° premio F214
6° premio C007
7° premio E967
E' venuto a mancare Nicola Urbano "Cicurille"
Alla moglie Erminia, al fratello, alle sorelle, ai cognati, ai nipoti
ed ai parenti giungano i sensi del nostro più profondo cordoglio.
domenica 4 settembre 2011
Festa della Madonna delle Grazie, chiusura con il concerto di Ivana Spagna
Chiusura, oggi a Monteodorisio, dei festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie, venerata nell'omonimo santuario ubicato alle porte del paese.
Il santuario, del XIX secolo, presenta un'architettura svettante con splendide volte a crociera e pregevoli affreschi ed è considerato uno dei più affascinanti d'Abruzzo. La festa, che si svolge durante il primo fine settimana di settembre, richiama migliaia di pellegrini, provenienti anche da altre regioni.
Ieri l'apertura con fuochi pirotecnici e sfilata per le vie del paese della banda e celebrazioni religiose e momenti di intrattenimento popolare. Nel programma di oggi: alle 11 Santa Messa e solenne processione, alle 21.30 il concerto di Ivana Spagna ed a mezzanotte lo spettacolo di fuochi pirotecnici che chiuderà l'appuntamento.
Processione della Madonna delle Grazie in occasione del 125° anniversario del primo miracolo
Secondo la tradizione orale popolare, il primo fatto miracoloso è quello riportato anche da un documento dell'archvio del Santuario e avvenuto verosimilmente durante il mese di Luglio del 1886. Si è giunto a questa conclusione perché nel documento si legge «mentre i lavori erano in corso». Eccone il racconto: «In quei giorni, mentre i lavori erano in corso, una donna del vicino paese di Cupello portò a far visitare dal dottore di Monteodorisio, bravo pediatra noto nei paesi vicini, la sua bimba di otto mesi, gravemente in ferma. Col cuore schiantato dal referto me dico e con l'animo pieno di rassegnazione cristiana per l'imminente perdita della sua creaturina, questa madre se ne tornava a casa. Vedendo movimento intorno alla Chiesetta della Madonna delle Grazie si mise ad osservare domandando spiegazioni all'ope raio. Il Turco le diede gli opportuni chiarimenti, e, letto sul suo volto tanta tristezza, gliene chiese il motivo. La donna, ritornata repentinamente nella sua realtà, scoppiò in un pianto dirotto, mentre gli mostrava il suo fiorellino appassito e rispondendo alle domande gli fece capire che era questione di altri due o al massimo tre giorni di vita. In quel momento il Turco vedendo quell'acqua che gli impediva di proseguire a lavorare e sapendo che era sgorgata proprio sotto l'altare della Chiesetta dedicata a Maria Santissima, ispirato da luce interiore soprannaturale, disse a quella donna con voce sicura e con parole profetiche: “Coraggio! Non aver paura! La bambina guarirà perché lo vuole la Madonna delle Grazie! Prendi un po' di quest'acqua, medicina di Maria Vergine contro ogni male, falla prende-re alla bimba e sicuramente guarirà!” La donna credette a quelle parole e, trovata una bottiglia in una casa vicina, la riempì di quell'acqua e la portò con sè. A casa la donna faceva - 9 continue abluzioni con quell'acqua alla figlioletta e gliene faceva bere qualche cucchiaino ogni tanto. Ciò nonostante la piccola peggiorava continuamente. La fiducia di quella donna nella Consolatrice degli Afflitti e Tesoriera di tutte le grazie non veniva mai meno, mentre nei parenti tanta era la certezza della morte imminente che avevano preparato tutto l'occorrente per il funerale non esclusa la cassa da morto. Con grande meraviglia di tutti, non però della madre che sperimentava la protezione della Regina del Cielo, la bimba iniziò un graduale miglioramento che la portò alla completa guarigione. Allora la madre della bimba raccontò a tutti come la bimba fosse guarita per intercessione della Madonna delle Grazie mediante l'acqua scaturita dalla sua Chiesetta in Monteodorisio. Insieme ai parenti corse a ringraziare la Madonna delle Grazie, portandoLe come voto la cassetta mortuaria con i vestitini da angelo che sarebbero dovuti servire per la sepoltura della figlioletta ». La lettera del Sindaco di Monteodorisio, scritta il giorno 8 novembre 1886 e indirizzata al Sottoprefetto del Circondario dì Vasto, dice: «Da quel che mi fu riferito intorno agli effetti miracolosi che si attribuiscono all'acqua del detto pozzo mi risulta che passando lì un giorno dello scorso settembre un cittadino vastese sofferente di un'oftalmia, ed essendosi lavato con quell'acqua ne rimase guarito, e da ciò la credenza che essa fosse miracolosa ». Non meravigliamoci se i nostri padri agivano come noi: non documentavano i fatti,. ma preferivano raccontarceli come li ricordavano. quasi che pensavano, che noi facilmente non avremmo dato peso ai loro documenti o più sicuramente convinti che certecose non si possono mai dimenticare. Come per ogni manifestazione di soprannaturale la Chiesa si mantenne ad una giusta distanza quasi guardando con diffidenza e indifferenza l'evolversi di quei fatti. Si dice ancora «voce di popolo voce di Dio», perché il popolo naturalmente sente Dio. In un baleno queste notizie divennero di dominio pubblico tra le popolazioni dei paesi vicini, fino al Molise, come attestano i particolari della foto accanto, riprodotta da un ex voto, scampato alle varie distruzioni ed ora gelosamente custodita. Vi si legge: «A divozione del Sig. Giuseppe Bosco di Domenico di anni 17 di Vasto per il miracolo ricevuto da Maria Santissima delle Grazie per averlo liberato da una disgrazia mortale nella frana di Agnone nel dì 26 Settembre 1886».