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San Francesco
Particolarmente grave è la perdita della chiesa di Monteodorisio (i resti della chiesa sono stati demoliti nel 1964 per far posto al brutto edificio del Comune, alcuni frammenti del portale e del rosone sono accatastati in un locale di deposito, in attesa di chissà quale sistemazione) , della quale fino a pochi decenni fa si conservava l'involucro esterno, squadrata mole laterizia, ancora perfettamente restaurabile; ora l'aspetto dell'edificio può essere ricostruito da una vecchia foto, dalla sintetica descrizione del Gavini - fortunatamente corredata da qualche misura - e da pochi altri elementi documentari.
La chiesa era a navata unica, coperta a tetto, con coro quadrato voltato a crociera cui si accedeva attraverso un arco sestiacuto; misurava m. 8.30 x 24.70, mantenendo quindi nell'aula il canonico rapporto di 1 : 3 fra larghezza e lunghezza.
Sulla facciata si aprivano il portale ogivale, versione semplificata del tipo a larga diffusione, ed il rosone spostato verso il culmine, sormontato da un caratteristico timpano poggiante su colonnine con leoni stilofori in funzione di mensole.
All'interno vi erano oltre all'altar maggiore due altari laterali, a edicola, uno dei quali sicuramente barocco; sulla controfaccia un affresco raffigurante san Cristoforo. "dall'apprezzo "v'è l'altare maggiore isolato, a destra ed a sinistra vi sono due cappelle con cone architettate. La prima sotto il titolo del SS.mo Rosario e la seconda di sant'Antonio, in dove sia addetta la Confraternita di 30 fratelli (...) la medesima non ha fondo, per essere da poco tempo formata."
Crolla a Monteodorisio un'antica chiesa provocando danni ad un edificio vicino 20 aprile 1960
PER UN VERO MIRACOLO NON SI SONO AVUTE VITTIME
Il tempio era abbandonato e chiuso al culto da molti anni, ma era conservato nelle sue mura perché dichiarato monumento nazionale - L'incuria delle autorità competenti ha determinato il sinistro che da tempo si paventava
Monteodorisio, 22 aprile La notte della Resurrezione di
Nostro Signore Gesù, alle ore 2, dopo che tutta la popolazione si era ritirata
nelle case avendo assistito alla S. Messa, l'antichissima chiesa di S.
Francesco, che risale al 1200 è crollata con un fortissimo boato. Quasi per
miracolo non ci sono state vittime, ma solo danni ad un fabbricato adiacente.
La chiesa era abbandonata e chiusa al culto da moltissimi
anni, ma conservata nelle sue mura perché dichiarata monumento nazionale. Da
molto tempo però le autorità comunali, riscontrando numerose crepe abbastanza
pericolose in quasi tutta la parte rimasta, che ogni giorno di più si
ingrandivano per mancanza di manutenzione, mancanza del tetto e per l'opera
deleteria del tempo, avevano fatto presente alle autorità competenti le ragioni
su dette affinché avvenisse l'abbattimento completo della Chiesa.
Nonostante l'inizio di tale pratica risalisse da molto tempo
e dopo un numeroso carteggio fra il Comune, la Prefettura, Sopra-intendenza ai
Monumenti e Gallerie de L'Aquila e la Curia arcivescovile uff. amm. diocesano
di Chieti. non è stata mai presa una fattiva decisione per ragioni
burocratiche. Ancora oggi che il tempo ha dato ragione all'autorità comunale,
non si sa a chi addossare la responsabilità del crollo e dei danni.
E' ancora pericolante la parte posteriore sinistra tanto che
alcune famiglie che abitano di fronte hanno dovuto sgomberare; pertanto con
molta comprensione il Comune ha preso l'iniziativa di demolire il restante muro
e forse tutto il resto con una spesa molto rilevante nonostante che la cassa
comunale sia in forte deficit; per tale atto di piena responsabilità e di buon
senso vada un plauso alle autorità comunali con la speranza che l'Autorità
competente e responsabile si faccia viva al più presto per una sana e completa
sistemazione della vecchia chiesa da finire da abbattere e della immensa piazza
che rimarrà.
La chiesa di san Francesco d'Assisi in Monteodorisio
in«La
rivista abruzzese di scienze, lettere ed arti di Teramo», Teramo, fascicolo V,
maggio 1895, anno X, Tipografia del Corriere Abruzzese, 1895, pp. 235-236.
Trattasi di un
tempio d'indiscutibile antichità, rimarchevole per lo stile ogivale che
mostrasi più accentuato nella porta maggiore, nel sovrastante rosone e nella
volta dell'Abside, per gli altari che vi si ammirano, egregiamente intagliati
in legno dorato, e pei dipinti murali che potrebbero interessare la Storia
dell'Arte si giungesse a rimuovere abilmente la calcina che li ricopre.
Ma poiché pel tempo
devastatore ed incuria della manutenzione lo edificio minaccia rovina, è uopo
prendere un provvedimento per la conservazione di esso.
Questo, in sunto,
fu il mio rapporto del 5 giugno 1885, dove ampliamente ne feci la descrizione
alle autorità superiori.
Nel gabinetto
archeologico di Vasto, ricco di preziosi ricordi della storia nostra, molti ed
importanti manoscritti vi si conservano, Si rinvengono ricordi e documenti
sulle antichità del vicino comune di Monteodorisio, che tanta parte ebbe nei
fasti di questa regione, per essere stato la sede di un importante contado,
avente sotto di se molti comuni.
Ivi nel medio-evo e
nei tempi posteriori si svolsero fatti che in gran parte si potrebbero
raccogliere a corredo delle patrie istorie.
È là che s'erge
ancora una parte del suntuoso castello con le sue torri maestose dominanti
l'ubertosa a ridente vallata del fiume Sinello. Ivi sono i ruderi di mura e
controforti che ne attestano l'antica importanza!...
Quivi forse, in
epoca a noi ignota, si contrastavano con lotte indomabili il diritto della
forza contro quello della libertà!
Ed ora nulla di
più!..Il tempo divoratore, l'incuria e l'ignavia di versi secoli hanno
distrutto tanti ricordi... tanta grandezza!
La struttura del
tempio che descriviamo rimonta al decimoterzo secolo, unitamente a quella
dell'annesso convento, del quale non restano che pochi ruderi.
La sua prospettiva,
come si è detto, di stile ogivale, conserva ancora pregevole portone d'ingresso
ed il rosone, ornati con pietre lavorate a fogliami, incisioni ed intagli
rilevati.
La cornice della
porta si conserva in mediocre stato ancora, non così il rosone, del tutto
deperito, non restandovi di rimarchevole che la sola cornice.
L'interno della
chiesa offre uno spettacolo desolante!... Il tetto pressocché smantellato e
quel poco che vi resta minaccia imminente rovina. Le pareti, che un tempo erano
decorate di pregevoli affreschi, ora sono ricoperti da ruvido intonaco, cui
l'inesorabilità del tempo ha staccato dal muro travolgendo con se quei
pregevoli lavori, che forse i più rinomati artisti del tempo - di questa terra
feconda di genii in ogni epoca - vi avevano infusa la loro attività. L'Abside o
coro, conserva ancora le tracce della sua stupenda struttura. È rimarchevole
per la sua volta gotica, con armatura di pietre da taglio che ne sostiene la
crociera. Dai poche avanzi - che ancora si conservano - ma pochi in vero, si
argomenta che la chiesa era fornita di pregevoli decorazioni in legno istoriato
e dorato, avanzi che oggi offrono l'ingrato spettacolo di vederli sparse in
frantumi e scrostate in tutta la chiesa sfidandole intemperie ed il tempo e più
ancora l'ignavia di chi era preposto a conservarle!
Qua e là qualche
pezzo di colonna di granito egizio che ricorda la grandezza del tempio!... Il
resto tutto è distrutto... Non una lapide, una memoria per tramandare ai
posteri almeno la tradizione di tanta grandezza!
E pure se la fatale
procedura burocratica avesse permesso sin dal 1885 la consegna di questo
edifizio al Ministero della Pubblica Istruzione, qualche ricordo di più si
conserverebbe! Ora il Ministero che lo riceve per conservarlo allo stato di
rudere!
Fatale
burocrazia!... Un decennio ancora ed anche il rudere sarebbe stato
distrutto!
Convento dei Padri Conventuali di san Francesco
Convento di san
Francesco d'Assisi. Chiesa con torre campanaria, "squadrata mole laterizia
ancora perfettamente restaurabile", demolita senza alcuna giustificazione
nel 1964.
Il
convento dei Frati Minori Conventuali di Monteodorisio, fondato nel 1341[1],
apparteneva, come quello di San Francesco di Vasto, alla Provincia di
Sant'Angelo[2], la quale comprendeva
l'Abruzzo a sud dei fiume Sangro, il Molise e la Puglia con il Gargano e la
Capitanata.
L' insediamento
di Monteodorisio conferma la tipica scelta insediativa dei francescani verso
gli agglomerati urbani più consistenti. Infatti, questo centro, "[ ...]
che tanta parte ebbe nei fasti di questa regione”[3], era,
a quei tempi, un importante contado che controllava molti altri Comuni.
Monteodorisio risultava una delle prepositure più dotate del Vastese, tant'è
vero che le sue decime arrivavano ad un valore di due once nel 1308 e le sue
chiese erano pari a dieci nel 1324-1325[4].
La
demolizione nel 1964 di questo antico cenobio, per costruirvi, sullo stesso
sito, l'edificio comunale, suscitò l'indignazione di molti storici. Lorenzo
Bartolini Salimbeni così scrive: "Particolarmente grave è la perdita della
chiesa [di San Francesco] di Monteodorisio, della quale fino a pochi decenni fa
si conservava l'involucro esterno, squadrata mole laterizia, ancora
perfettamente restaurabile [ ... ]".[5]
Certamente,
non si può che rimanere attoniti di fronte al triste epilogo che ha portato
alla distruzione di questo insigne monumento e, in questa sede, si è preferito
far parlare le eloquenti note dell'Antologia francescana.
La chiesa
di Monteodorisio, della quale ci sono state tramandate le dimensioni della
facciata e delle partiture architettoniche in pietra scolpita, oltre che della
pianta, della navata e del coro[6], [ La
chiesa era a navata unica, coperta a tetto, con quadrato voltato a crociera cui
si accedeva attraverso un arco sestiacuto; misurava m. 8.30 x 24.70 ed altezza,
all'imposta delle capriate, di m. 9.30 ca., mantenendo quindi nell'aula il
canonico rapporto 1 : 3 fra larghezza e lunghezza] rappresentava la tipica
chiesa-fienile dell'Ordine mendicante, dove erano applicate con scrupolo le
disposizioni del Capitolo Generale di Narbona del 1260. La navata era ad aula
unica, con tetto a capriata, senza transetto, conclusa da un coro con volta a
crociera costolonata.
La
facciata, sopravvissuta come l'interno alle trasformazioni barocche, aveva la
forma a "capanna" con due spioventi: fatto assai strano in una regione,
quella abruzzese-molisana, dove a prevalere era invece, il coronamento
orizzontale[7]. Nella facciata erano
collocati il portale ogivale ed il rosone con timpano poggiante su colonnine
sorrette da mensole zoomorfe, riconducibili a quegli artefici della Scuola di
Lanciano (sec. XIV) di cui si hanno testimonianze, inoltre che nella città
frentana, a Larino, Agnone e Chieti[8].
Oltre
alla chiesa, è stata abbattuta la torre campanaria, che si presentava come una
robusta costruzione con un apparecchio murario costituito da ricorsi di conci
in laterizio e pietra squadrata.
Agli
inizi dei Novecento, all'interno della chiesa era ancora possibile vedere,
nonostante l'abbandono e l'esposizione alle intemperie, un grande affresco
raffigurante San Cristoforo, protettore dei viandanti e dei pellegrini[9], a
testimonianza dell'intenso passaggio di "viaggiatori" in cammino
lungo le vie di questo centro posto a guardia del fiume Sinello, a ridosso dei
tratturi Lanciano-Cupello e L'Aquila-Foggia[10].
Oltre all'affresco, si potevano notare: altri dipinti murali[11], una
cappella dedicata al Santissimo Rosario[12] ed
un'altra a Sant'Antonio da Padova[13],
degli altari egregiamente intagliati in legno dorato[14] ed
una colonna di granito egizio che ricorda la grandezza del tempio[15].
Attualmente
si conservano, in un deposito comunale, alcune parti dell'antico portale e del
rosone, mentre alcune opere d'arte sono sparse tra la chiesa parrocchiale ed il
santuario della Madonna delle Grazie.
Il
convento, con il chiostro, la cisterna e la porta urbica della città, detta di
San Francesco, furono demoliti nell'Ottocento[16].
L'edificio
dei Frati Minori Conventuali soppresso nella metà del 1600, conseguentemente
all'emanazione della bolla di Papa Innocenzo X, conosce dunque un destino
analogo a quello dei conventi di Sant'Elia a Pianisi, Palena e Francavilla al
Mare. Similmente a quanto si auspica per questi conventi, anche per quanto
riguarda l'insediamento di Monteodorisio si spera in un intervento di recupero
archeologico ed architettonico, teso a valorizzare le vestigia dell'importante
fabbrica francescana.
Dentro
l'abitato vi era il convento dei Padri Minori Conventuali. Il medesimo era
situato in ottima posizione. Si mirano tuttavia i ruderi e le fondamenta del
convento e del chiostro, ove esiste tutt'ora la cisterna disseccata. La chiesa
ad una nave ben lunga ed a proporzione più alta che larga dimostra la qualità e
grandezza del convento, che un dì doveva essere rispettabile. I finestroni a
forma alquanto gotica, ma non totale, dimostra la struttura sia il secolo XV al
XI.
Interno della chiesa. Abside con
volta a crociera costolonata, con arco trionfale a sesto acuto che risente
dell'influenza della scuola architettonica cistercense a cui fa riferimento
l'architettura francescana dei primi secoli dell'Ordine
Anche la porta grande della chiesa e
ben'intesa con pietre lavorate a fogliami ed incisioni ad intagli rilevati, una
con il gran finestrone a rosa. Questa è adornata di colonnette sorgenti dalla
periferia d'un piccolo cerchio centrale. Esse sono dieci contornanti questo
cerchio, ed ognuna sostenuta nel capitello le basi dei due semicerchi, che fra
loro intersecandosi formano un vago intreccio. L'apice di detti semicerchi
s'uniscono a toccare l'orlo interno del cornicione circolare tutto
maestrevolmente ben intagliato a fogliami e festoni.
Questo
vago finestrone e contornato da due altre colonnette laterali sostenute
entrambe da due leoncini foggiati su d'un piedistallo. Dal capitello di queste
colonne indi sorge come una linea di pietra anche lavorata a fogliami che vanno
poi a unirsi al vertice del gran cerchio esterno, ma non toccandolo e nel punto
della tangente di tali due linee vi è un capitello di pietra anche lavorata a
festoni che sembra voglia sostenere le medesime. Le fabbriche ben sode e gli
ornamenti dimostrano il buon gusto e la pietà dei religiosi e del popolo che
concorrere vi dovettero.
Portale ogivale in pietra scolpita,
opera della scuola di Lanciano del secolo XIV
Questo
convento riconosce la sua abolizione ( e da qualche terremoto per cui crollato,
venne abbandonato dai religiosi e dalla Bolla di Clemente X che soppresse i
Conventini non colleggiati, che forse è più probabile per la designazione,
poiché passò ad essere quasi un beneficio semplice di Vicaria Economa Curata
coadiutrice della Parrocchiale matrice.
Torre campanaria che si presentava
come una robusta costruzione con un apparecchio murario costituito da ricorsi
di conci in laterizio e pietra squadrata.
Nella
chiesa di San Francesco dei Conventuali vi è eretta la congregazione sotto il
titolo di San Rocco e Sant'Antonio ed è roboata di Regio Dispenso fino dai
tempi del Re Carlo III. I confratelli ed altri fedeli con le elemosine vi
eressero il Campanile circa la fine del caduto secolo. L'antico era sito nel
lato opposto verso il giardino contiguo alle mura della Chiesa di prospetto ad
oriente.
[1]
La notizia è riportata nel Provinciale
Ordis Fratrum Minorun redatto da fra Paolino da Venezia e citato da Doroteo
Forte in Movimento francescano nel Molise, Campobasso, Biblioteca. San
Giovanni dei Gelsi – Tipolitografia Lampo, 1975, p. 24.
[2]
Cfr, Egidio Ricotti, La provincia francescana abruzzese di san Bernardino
dei Frati Minori Conventuali, Roma, Misscellanea francescana editrice,
1937, p. 185,
[3]
Nicola Colonna, Rassegna archeologica. La Chiesa di s. Francesco d’Assisi in
Monteodorisio, in «La rivista abruzzese di scienze, lettere ed arti di
Teramo», fascicolo V, maggio 1895, anno X, Teramo, Tipografia del Corriere
Abruzzese, 1895, p. 235.
[4]
Cfr. Luigi Pellegrini, Insediamenti francescani nell’Italia del Duecento, Roma,
Ed. Laurentianum, 1984, p. 258.
[5]
Lorenzo Bartolini Salimbeni, Architettura francescana in Abruzzo dal
XIII al XVIII secolo, Roma, Edigrafica, 1993, p. 90.
[6]
Cfr. Ignazio Carlo Gravini, Storia dell’architettura in Abruzzo, vol.
II, Milano-Roma, Bestetti e Tumminelli, s.d. [ma 1927-1927], ristampa: Pescara,
Costantini Editore, 1980, p. 397; Ciro Robotti, Monteodorisio. Ambiente,
immagini, documenti, Manduria, Capone Editore, 1990, p.51, nota 17.
[7]
Lorenzo Bartolini Salimbeni, op. cit., :”[…] A Monteodorisio, forse
l’unico vero esempio di tale soluzione”.
[8]
Ciro Robotti, op. cit,, pp.49-53.
[9]
Raffigurazioni come questa, molto frequenti in passato nei luoghi di transito,
ora sono diventate rare e, a titolo di esempio, citiamo il dipinto murale
raffigurante “s. Cristoforo” di Andrea De Litio (firmato e datato 1473),
collocato all’esterno della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Guardiagrele,
quelli più antichi (secc. XII-XIII) della chiesa di san Pellegrino a Bominaco e
di Santa Maria delle Grotte a Rocchetta al Volturno, quello della chiesa di
santa Maria a Visso del sec. XV,
collocato all’interno come a Monteodorisio e per finire quello in avanzato
stato di degrado nella facciata della chiesa oggi di sant’Antonio da Padova a
Teramo. Cfr anche I.C. Gravini, op. cit., p. 397; C. Robotti op. cit.,
p.51.
[10]
Cfr. Natalino Paone, La transumanza. Immagini di una civiltà, Isernia,
Cosmo Iannone, 1987, p. 49; Michele Massone (a cura di), Piano Territoriale
Provinciale degli insediamenti Francescani, Provincia di Chieti, Assessorato
all’Urbanistica e Pianificazione Territoriale – Lightship, Chieti 1999, Carta
tematica realizzata nell’ambito dell’Itinerario francescano in Abruzzo e
Molise.
[11]
Cfr. N. Colonna, op. cit., pp. 235,236; Enrico Abate, Guida
dell’Abruzzo, Roma, a cura del Club Alpino Italiano – Sezione di Roma,
1903, p. 363; C. Robotti, op. cit., p.51 nota 18.
[12]
Cfr. Serafino Razzi, Viaggi in Abruzzo (inedito del sec. XVI), a cura di
Benedetto Carderi, L’Aquila, L.U. Japadre Editore, 1968, p. 177.
[13]
Cfr. C. Robotti, op. cit., p.51 nota 16.
[14]
Cfr. N. Colonna, op. cit., pp. 235,236; C. Robotti, op. cit.,
p.51 nota 18.
[15]
Cfr. N. Colonna, op. cit., p. 236.
[16]
Cfr. C. Robotti, op. cit., p.50.