di Luigi
Murolo
Il Vangelo secondo Matteo chiude con i seguenti versetti (Mt. 28, 19-20): «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Ciò indica l’esortazione del Cristo all’evangelizzazione e al battesimo nel nome della SSma. Trinità.
Da questo punto di vista, il minuscolo bassorilievo altomedievale allocato in un paramento murario esterno di vico Colameo a Monteodorisio – la velatura di tre angeli su di una barca (simbolo della navigazione verso la salvezza) che solca un mare pieno di pesci – ne testimonia la rappresentazione (non va dimenticato, inoltre, che alcune antiche iconografie presentano il pane eucaristico viene sostituito dal pesce in quanto codice di Yeshua [Gesù]). Chiaro il riferimento alla parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci presente nei quattro vangeli. Va sottolineato, inoltre, che la figurazione angelica della Trinità è presente già dalla fine di IV secolo (anche se in contesto eucaristico) nei mosaici di S.Vitale a Ravenna (fig. 1).
Quello di «pesce» è un simbolo derivato dalla traduzione del termine greco ichthýs, a sua volta acronimo di Iēsous Christos, Theou Yios, Sōtēr, che in italiano viene reso con «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore».
In buona sostanza, l’allegoria sottesa alla rappresentazione di vico Colameo (databile probabilmente ai secc. XI-XII) indica il battesimo dei catecumeni nel segno della Santissima Trinità. Che si collega al titolo della chiesa di S.Giovanni Battista (ecclesia baptismalis di Monteodorisio), il cui sito originario doveva essere allocato lì dove sussiste ancora il bassorilievo.
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