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martedì 10 ottobre 2017

PANFILO DI GIACOMO (Monteodorisio) ... IL FACCENDIERE

Reazioni borboniche, prontamente represse, si verificarono nel 1860 e 1861 in numerosi paesi del circondario di Vasto. Infatti, subito dopo il passaggio del Re Vittorio Emanuele, in molti comuni attorno a vasto scoppiano improvvisamente rivolte, tanto che il governatore De Caesaris deve inviare truppe a Monteodorisio, Gissi, Liscia, per ristabilirvi l'ordine.
Quello che accadde nei giorni 30 settembre e 1° ottobre 1860 a Monteodorisio mentre le truppe borboniche erano ferme nelle pianure di Santa Maria Capuavetere servì a dimostrare che gli uomini cosiddetti " reazionari o della restaurazione" non erano adatti a mettere in atto una " sceneggiata " di sapore politico, bensì erano portati, per carattere e per convincimento, a mettere tutto a ferro e fuoco.
Alle 14 del pomeriggio entrò in paese una turba di facinorosi, un manipolo formato da personaggi reclutati negli Abruzzi fra più esagitati, ingordi e sanguinari.
Li comandava tale Panfilo di Giacomo, "miserabile faccendiere dell'infima plebe " - dice un testimone - che, su di un cavallo di razza, si presentava alla testa dei suoi uomini urlanti e quasi tutti ubriachi, mantenendo in pugno una bandiera bianca con lo stemma dei borboni e chiamando a se la folla con le grida di Viva Francesco II.
I paesani di Monteodorisio, nell'assistere a quella lugubre sfilata, pensarono ad una dimostrazione "politica" inscenata dai fanatici che gridavano in continuazione " Viva Francesco II ", ma ben presto si dovettero ricredere. I briganti, altri li chiamavano " reazionari", si diressero al posto di guardia, e quivi rialzò gli stemmi del Borbone, strapparono i regolamenti costituzionali, si appropriarono delle armi della cancelleria comunale; fece dire in chiesa l'Inno Ambrosiano e nominò un nuovo sindaco.
L'indomani, primo ottobre, i reazionari s'impadronirono della valigia postale, fermando altresì D. Giuseppe De Luca, guardia nazionale di Vasto, che, caduto infermo ad Atessa, veniva rinviato in patria. Poi si prepararono a respingere la pubblica forza che veniva per reprimerli.
Questa si mosse nella mattina del suddetto giorno da Dogliola, giunse nel territorio di Monteodorisio nelle ore pomeridiane, e impose, ma inutilmente, agli insorti una pacifica sottomissione.
Costoro - narra un altro testimone - " si schierarono come una siepe alla china del monte ( nel cui spianato giace il paese ) di ricontro alla strada che la forza pubblica doveva percorrere, e spararono alcuni colpi, ai quali venne risposto con una buona scarica, al rombo della quale tutta quella bordaglia spulezzò"; e così ebbe termine la commedia.
In tale scontro, rimasero uccisi tre uomini e due donne da parte degli insorti. Si eseguirono molti arresti, e fra gli arrestati vi furono anche parecchi innocenti.



Monteodorisio 1860-1861

Cospirazione diretta a cambiare la forma di gover­no, istigazione della popolazione a prendere le armi contro il re Vittorio Emanuele, resistenza ed attacco alla Guardia nazionale, nomina di un nuovo sinda­co, furto della valigia postale, fatti avvenuti tutti in Monteodorisio nei giorni 30 settembre e primo ot­tobre 1860, a carico di Panfilo di Giacomo ed altri 96 individui* di quello stesso comune, appartenenti per lo più alla classe dei contadini; la Gran corte cri­minale, dopo aver con deliberazione interlocutoria or­dinata la scarcerazione di molti di essi e l'archivia­zione del procedimento a carico di altri, alcuni dei quali morti negli scontri a fuoco con le forze dell'or­dine, rinvia a giudizio Marcellino di Giacomo, Mar­cellino Viti, Angelo Ottaviano, Antonio di Giacomo, Amadio Lucarelli, Gaetano Calameo, Salvatore ed Antonio Mirolli, Fedele Bottari, Antonio Santilli, Ermenegildo Piscicelli, Marcellino Pietropaolo, Anto­nio Pietropaolo, Raffaele Colomeo, Vito d'Angiò, Francesco e Michelangelo d'Ercole, Cesare Galluppi e Pasquale Ottaviano e con successive deliberazione del 31 ottobre 1861 condanna Amadio Lucarelli, An­tonio di Giacomo, Antonio Pietropaolo, Nicola Mau­rizio di Pasquale e Raffaele Colameo alla pena di tre anni di reclusione ed ordina che tutti gli altri siano rimessi in libertà.

*Panfilo di Giacomo; Marcellino di Giacomo;Marcellino Vito; Angelo di Carlo; Epimenide di Giacomo;Nicola Maurizio di Pasquale;Nicola Ottaviano; Antonio di Giacomo; Domenico Capraro; Amadio Lucarelli; Gaetano Colameo; Salvatore Mirolli; Antonio Mirolli; Giuseppe Argentieri; Vincenzo Bottari; Pier Luigi Colameo; Pompeo Stanisci; Antonio d'Ovidio; Matteo Petrucci; Michelangelo Molisani; Cesare Molisani; Teodoro Piccirilli; Fedele Bottari; Cesare Cinalli; Luigi Donatelli; Giuseppe Capraro; Antonio di Proprero; Antonio Santilli; Angelo Santilli; Cesario Santilli; Marcellino Capraro; Antonio Turco; Rosario Pomponio; Giuseppe Bellasame; Michelangelo di Propero; Gioacchino di Prospero; Anastasia Scardapane; Giovanna Lizzi; Petronilla Turco; Camillo Mariotti; Marcellino Molisani; Francesco Tenaglia; Cesario di Propero; Ermenegildo Piscicelli;Nicola d'Onofrio; Marcellino Pietropaolo; Antonio Pietropaolo; Raffaele Colameo; Vito d'Angiò; Comincio Colameo; Michelangelo d'Ercole; Francesco d'Ercole; Cesario Galluppi; Antonio di Giacomo; Pasquale Ottaviano; Giovanni Santilli; Donatantonio Ottaviano; Saverio Falcone; Giuseppe Codagnone; Andrea Argentieri; Giuseppe di Foglio; Antonio Mucci; Nicola Codagnone; Nicola Maria Tenaglia; Cesare di Giacomo; Pietro Traccarella; Giuseppe Pucci; Rosario di Cristofaro; Matteo Galluppi; Giuseppe Zerra; Domenico Petrucci; Giustino Colameo; Marcellino Festa; Marcellino Mascetra; Cesario Molisani; Francesco Scopino; Antonio Traccarella; Giuseppe Marchesani; Pietro Molisani; Salvatore Samiano; Salvatore Capraro; Marcellino di Vincenzo; Pasquale Scardapane; Matteo Mastrocecco; Bartolomeo Galluppi; Benedetto Galluppi;Carmine Colameo; Nicola Pietropaolo; Panfilo Cinalli; Domenica Maurizio; Giustina Sangiovanni; Matteo Timpone; Nicola Argentieri; Donato Maurizio; Leonardo d'Alfonso; Temistocle Bellano.

Voll. 3 di cc. ss. 269, 221, 109

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