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domenica 27 settembre 2015

La patria; geografia dell' Italia: parte. 2. Provincie di Aquila, Chieti, Teramo, Campobasso (1899)


Pittoresco paesello su d’una ridentissima collina, a 315 metri sul mare, da cui dista 10 chilometri e a 8 da Vasto. Ha una bella chiesa parrocchiale con antichi dipinti e pregevoli stucchi; e in luogo d’una antica chiesuola si sta costruendo un santuario dedicato a Maria SS. delle Grazie, di stile Rinascimento, opera dell’ingegner Benedetti di Vasto. Monteodorisio ebbe celebrati conventi, quali quelli di san Francesco d’Assisi, di cui restano che spaziose colonne di granito egizio e la vicina chiesa, di stile ogivale, dichiarata, allo stato di rudere, monumento nazionale; quello dei celestini, di cui non resta che una torre diruta, e quello di san Bernardino, la cui chiesa, tra i ruderi di tutto il resto, pare sfidi lo spirito distruttore degli uomini e l’ali edaci del tempo.
Il territorio è fertile e salubre; produce ottimo olio e vino, cereali e frutta, che si speortano con facilità per le diverse comode strade, che in poco più di un’ora menano a Vasto, Casalbordino e stazioni. I suoi molti boschi, come prima abbondavano di pastorizia e di cacciagione, ora, ridotti a campi, abbondano d’ogni specie di raccolto.




La tradizione e i molti cimeli rinvenuti, fanno fede che Monteodorisio sorse dai ruderi d’una illustre città frentana, della quale finora si ignora il nome. Fra i tanti segni dell’antica origine sono notevoli un’edicola bellissima in contrada sant’Anna; l’urna di Acta, decenne figlia di Flavio Fortunato e Flavia Vestilia; l’altra di Caio Figellio alla Moglia Caia Lucia Talla e la lapide sepolcrale di Massidio Proculo sul cenere di Crittiae Valentinae, uxori integrissimae.



Monteodorisio fu capoluogo di famosa contea con 17 castelli e casali, capace di mettere in campo 10000 combattenti in tempi in cui il diritto della forza e quello della libertà lottavano tra loro disperatamente. Di quest’antica grandezza non restano che gli avanzi di mura reticolate, diversi torrioni e parte di un castello, che nel medioevo fu una delle più potenti rocche della regione. Ebbe anche molti e famosi conti, tra i quali notevoli Roberto di Loritello, normanno (1059), nipote di Roberto il Guiscardo; Pandolfo di Sangro, figlio di Odorisio, che col nome del padre pare abbia rinnovato quello del paese. Monteodorisio ebbe parte luminosa negli avvenimenti svoltisi nel reame di Napoli da Giovanna I e Ferdinando il Cattolico e Carlo I. Nel 1349 Giovanna I donò Monteodorisio a Pietro Lalle Camponeschi di Aquila, vicerè d’Abruzzo; nel 1351 re Luigi d’Angiò venne col suo esercito in Monteodorisio; nel 1423 fu preso da Braccio da Montone e ripreso poi da Attendolo Sforza. Nel 1391 fu conte di Monteodorisio il celebre Francesco del Borgo, la cui figlia, Giovannella, ne 1407 ne diede gli Statuti ; Giovanna II, nel 1418, ne concesse la contea a Perdicasso Barrile, confermatagli poi da Alfonso I d’Aragona. Nel 1485 Monteodorisio fu rovinato e quasi distrutto dal famoso Giovanni della Rovere, fratello di Giuliano; nel 1632 ne fu feudatario Giulio Cesare di Capua, principe di Conca. Dalla famiglia Barrile ed Aragonese il contado di Monteodorisio passò a casa d’Avalos, ai cui eredi tuttora il titolo e gli ex feudi.


Nel 1732, per l’incontro di Fabrizio Colonna con Michelangelo d’Avalos, in cui si mostrarono ancora una volta gloriosi sotto il sole i padiglioni presi ai turchi e la tenda di Carlo V, Monteodorisio manda l’ultimo debole bagliore del suo fastigio feudale e con la nova amministrazione civile (1807-10) perdette la giurisdizione della sua Corte Comitale sopra le 14 Università. Ora si regge a semplice Municipio di capoluogo che fu potentissima contea, la cui poesia pare ancora emani dalle sue mura e torri maestose, ricordi d’un passato florido e glorioso, testimoni di tempi in cui l’Italia fu tutta un maggio e tutto il suo popolo cavaliere.



Diede i natali al canonico Leonardo Scardapane, istitutore ed oratore valentissimo, morto nel seminario di Lanciano nel 1835. Di lui si conservano dagli eredi alcune opere stampate.

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