vocabolario del dialetto storico štrèṷsə

martedì 24 marzo 2015

Santuario della Madonna delle Grazie : bellissimo video di Armando Menna




All' epoca del suo maggior splendore, Monteodorisio aveva ben nove chiese San Giovanni Battista , San Nicola di Bari, Santa Maria Maggiore, San Berardino, San Nicola, San Pietro ad Aram, San Domenico, San Salvatore e San Francesco. Di esse solo quella di San Giovanni Battista é oggi aperta al culto: ingrandita, restaurata, abbellita, é attualmente la chiesa parrocchiale. Delle altre chiese non esiste quasi più nulla, tanto che difficile individuare il luogo dove sorgevano.
Sicuro il luogo dove si ergeva la chiesa di San Francesco: essa occupava l'area dove ora sorge l'edificio del Municipio. Rimasta senza copertura, essa fu abbandonata per molti anni all'incuria del tempo, nonostante i suoi preziosi affreschi di scuola giottiana e il suo pregevole portale in pietra scolpita, sormontato da una meravigliosa finestra a rosone.
Era ritenuta la più antica chiesa francescana in Abruzzo, ma una bella mattina gli abitanti di Monteodorisio trovarono soltanto un cumulo di macerie: la chiesa era crollata. Questo avveniva nel 1964. Sulla base della toponomastica del paese e della tradizione orale, possiamo con certo fondamento affermare che la chiesa di San Salvatore doveva trovarsi presso l'attuale piazzetta San Salvatore presso il quartiere Capo di Rocca. Invece adiacente alla Piazza Umberto I , dalla parte orientale, esisteva di certo una chiesa, dedicata a San Nicola di Bari. Un'altra chiesa doveva sorgere presso il convento dei Celestini, all'ingresso del paese e forse era quella la chiesa dedicata a Santa Nicola. La chiesa di San Domenico doveva trovarsi in Via Roma all'altezza del forno. San Berardino invece era situata nella contrada a cui ha dato il nome, come anche San Pietro ad Aram. Le origini del Santuario risalgono alla fine del 1500. Infatti a tale epoca si fa risalire anche la statua della Madonna, che vi si venerava, sia per lo stile proprio dell'artista sia perché nel 500 le statue si scolpivano tutte di un pezzo, come è tutta di un pezzo la Madonna delle Grazie: corpo, mani, testa, piedi e bambino formano un unico blocco. La chiesuola venne adibita a pubblico sepolcreto fino alla calata napoleonica. Una leggenda popolare racconta che quando, per eseguire certi restauri, la statua della Vergine fu trasportata in altra chiesa la mattina seguente si trovò di nuovo nella chiesetta, essendovi ritornata miracolosamente da sola. Inoltre, nei primi mesi del 1886, mentre si eseguivano certi lavori per riparare le fondamenta della chiesetta, zampillò dal suolo una vena d'acqua che possedeva delle virtù miracolose: molti infermi, storpi, ciechi o affetti da altre malattie hanno trovato la guarigione bevendo quell'acqua o bagnandosi con essa. Appunto il primo miracolo conosciuto legato all'acqua della Madonna. Mentre infatti si eseguivano i suddetti lavori, una donna del vicino paese di Cupello si trovò a passare presso la chiesetta dopo aver fatto visitare una sua bambina di otto mesi ad un bravo medico di Monteodorisio. Il quale però le aveva detto che alla bambina non rimanevano che pochi giorni di vita. Per questo la donna era in lacrime. Un operaio, che la vide, l'esortò a bagnare la bimba malata con l'acqua scaturita presso la chiesetta. La donna, fiduciosa, si procurò di quell'acqua e, una volta a casa, bagnò con essa la bambina, anzi gliela fece anche bere.
Dopo tre giorni la bimba cominciò a migliorare e presto guarì completamente. La notizia si diffuse rapidamente in Cupello e anche nei paesi vicini. Prima singole persone, poi gruppi di pellegrini cominciarono ad affluire a Monteodorisio per visitare la chiesetta e attingere l'acqua miracolosa. L'afflusso dei pellegrini si faceva sempre più imponente, nonostante che le autorità tentassero perfino di stroncare questi pellegrinaggi spontanei. Si ritiene opportuno pubblicare alcuni documenti inediti conservati nell'archivio comunale di Monteodorisio, i quali testimoniano la nascita e la fama che il Santuario si acquistò fin dalle sue origini. Le origini storiche e l'attendibilità dei fatti straordinari che in tali documenti vengono riferiti ottengono una ineccepibile consistenza per il fatto che coloro che li riferiscono appaiono persone tutt'altro che compiacenti nei confronti della fede religiosa e del dato soprannaturale.
I° documento: lettera del Sottoprefetto del Circondario di Vasto al sindaco di Monteodorisio:
"Vasto, 5 novembre 1886. Al Sig. Sindaco di Monteodorisio. codesto Comune sia stato scavato un pozzo, alla cui acqua si attribuisce pregi miracolosi, ed all'oggetto avvengono costà in forma di pellegrinaggi numerosi credenti dai paesi limitrofi, non escluso da questo Capoluogo di Circondario, e ci contro la volontà delle stesse autorità ecclesiastiche. che non hanno dati per ritenere quelle acque miracolose, e che ne hanno forse per escluderlo.
Pertanto prego la S. V. a informarmi minutamente della cosa, cioè farmi conoscere come siasi sparsa la voce delle virtù miracolose di detta acqua, per quali ragioni si creda miracolosa, chi sia stato il primo o fra i primi a propalare la santità di tale acqua, e se finalmente sussista che codesto Municipio, uscendo dall'orbita delle proprie attribuzioni, abbia costituito un Comitato per raccogliere le offerte dei credenzoni.
Il Sottoprefetto (firmato)".
Risposta del Sindaco: ''8 Novembre 1886. Nel p.p.. mese di Luglio, a cura di questa Amministrazione Municipale , venne dietro la chiesa rurale della V. delle Grazie scavato un pozzo pubblico per comodità dei cittadini e dei forestieri che si recano nella fiera annuale, celebrata nella prossimità di detta Chiesa la prima Domenica di Settembre, e S.V. ne approvava la relativa spesa col visto apposto alla deliberazione di questa Giunta del 13 agosto ultimo. Da quel che mi fu riferito intorno agli effetti miracolosi che si attribuiscono all'acqua del detto pozzo mi risulta che passando la un giorno dello scorso Settembre un cittadino vastese sofferente di un'oftalmia ed essendosi lavato con quell'acqua, ne rimase guarito, e da ciò la credenza che essa fosse miracolosa, quale credenza si venuta poscia accrescendo come si avvalorano tutte le credenze popolari. Ne derivò poi il pellegrinaggio che giornalmente si va facendo al detto tempio dai Comuni di questo Circondario, ma anche, ed in maggior numero, dalla limitrofa Provincia di Molise. Al riguardo le noto i seguenti individui, i quali a loro detta, hanno ricevuto delle guarigioni miracolose dall'uso di quell'acqua. Essi sono... (mancano i nominativi). Quanto poi all'altra parte della sua lettera, cioè del fatto della Commissione nominata da questo Municipio, debbo dirle che essendo la chiesa in parola cadente e già puntellata, è sorto nell'animo di questi cittadini il desiderio di vederla e all'oggetto il Consiglio Comunale come già fa per la ricostruzione della Chiesa principale di questo Comune con varie deliberazioni, e l'ultima del 30 Marzo u.s. da Lei debitamente vistata nel 6 Maggio di detto anno, nella seduta del 3 Maggio corrente nominai una Commissione di 4 membri, sotto la mia presidenza, con l'incarico di raccogliere le volontarie offerte dei fedeli o donativi, sia in oro che in altri generi ed adibirli alla fabbrica di detta Chiesa, rendendo conto al Municipio, senza punto invadere dell'autorità ecclesiastica locale consenziente, e che in mia presenza hanno stabilito con la detta Commissione di volere per un anno rilasciare a beneficio della ricostruzione della Chiesa il prodotto delle elemosine che i fedeli lasciano per far dire le litanie alla Madonna. Questo sono i fatti, che senza turbare la sicurezza pubblica, avvengono in questo Comune da circa 2 mesi ,e che l'arma stessa dei Reali Carabinieri se ne pienamente informata nelle diverse volte qui venuta".
II° documento: articolo apparso sul giornale Il Popolo Abruzzese del 20 dic. 1886. L'articolo fa la cronaca dei fatti straordinari avvenuti presso la chiesetta della Madonna delle Grazie, mettendoli purtroppo in ridicolo e irridendo la fede e la devozione del popolo cristiano . "L'acqua miracolosa. Il fatto dell'acqua miracolosa di Monteodorisio val la pena di essere raccontato. A circa 50 metri dal paese v'ha una chiesetta diruta, abbandonata, la quale doveva essere ricostruita, non esistendo in quel Comune che la sola parrocchia. Innalzata in onore della Madonna delle Grazie, la cadente chiesetta sorge a pie' del paese in una positura aggredevolissima, da poi che, mentre a diritta ed alle spalle circondata dal caseggiato di Monteodorisio, a manca la campagna s'avvalla verdeggiante, coronata in fondo da colline diafane, che si sfumano in un orizzonte purissimo. Per i bisogni della fabbrica che va facendosi fu necessario lo scavamento di un pozzo, il quale alla profondità di circa otto metri, dette fuori una certa' acqua verdognola, piuttosto melmosa, dal sapore del latte. Or si racconta che, in un certo giorno, un villano, menando al pascolo alcuni maiali, attinse di quell'acqua e la porse alle assetate sue bestie, sacre a S.Antonio, le quali ebbero a morirne non appena bevutane qualche goccia.
Qualche giorno dopo varie pecore, per la medesima ragione, andarono al mondo di là. Era chiaro che la Madonna non permetteva ai quadrupedi di dissetarsi al pozzo scavato. L ' avvenimento cominciò a fare il giro del paese e dei comuni circonvicini.
Più tardi un pover'uomo ammalato agli occhi ebbe la fede di lavarli con l'acqua prodigiosa e guarì; quindi uno zoppo camminò, un muto parlò, un sordo udì...
Le grazie, tanto lungamente e inutilmente impetrate, cominciarono a piovere dal cielo sempre per opera e virtù dell'acqua miracolosa, e con le grazie e le guarigioni , piovvero i donativi alla chiesetta. Fu una vera baraonda. I cittadini di Monteodorisio avevano a loro disposizione il modo di sbarazzarsi dei medici e degli speziali.
L'acqua della Madonna bastava a tutto e per tutti.
Le processioni cominciarono a seguirsi giornalmente; eran donne, uomini, vecchi, giovani, fanciulli che traevano dai lontani comuni salmodiando a squarciagola , ed anche la cittadinanza di Monteodorisio, per un segno fatto da una certa donna, dovette indursi a fare la sua brava processione, tanto per calmare le ire della Vergine disgustata del poco culto, che le rendevano quei fedeli, tra cui aveva fatto il ghiribizzo di far sorgere una fonte di benefizi.
E tutto questo nel secolo XIX dopo la rivoluzione francese!
Nel raccontare questi fatti noi non crediamo di far onta alcuna a quella popolazione agricola; desidereremmo solamente che le classi dirigenti senza pigliare a combattere rudemente di fronte la buona fede e la cieca superstizione di quelle masse, venisse con dimostrazioni pratiche a distruggere pian piano il dannoso fanatismo che le avvolge ed acceca.
E siam sicuri che tutto questo potrà ottenersi, pensando che in Monteodorisio la famiglia Suriani, De Cristofaro, Scardapane, Raimondi e tante e tante altre formano per intelligenza e serietà di propositi, tale una forza da poter facilmente opporre una diga alla crescente superstizione della classe poco istruita.
Senza dire che l'ottimo e simpatico giovane messo a capo del comune, il sig. Federico Scardapane, all'accortezza e al buon volere accoppia intelligenza ed amore vivissimo per il vero progresso del paesetto da lui amministrato.
Evidentemente, l'autore dell ' articolo di cronaca é un miscredente, irrispettoso dei sentimenti profondi del prossimo, tuttavia deve ammettere i fatti prodigiosi verificatisi nei pressi della chiesetta della Madonna delle Grazie.
Non si sa infatti dove abbia trovato che l'acqua del pozzo ''era verdognola, piuttosto melmosa, dal sapore del latte"!
In realtà essa era ed é purissima ed insapore.
E chissà chi gli avrà detto che i cittadini di Monteodorisio erano restii a far processioni: vi sarebbero stati costretti "dalle ire della Vergine'' che pure aveva avuto ''il ghiribizzo di far sorgere una fonte di benefizi''!
E chissà poi perché le famiglie Suriani, De Cristofaro, Scardapane, ecc. non seguirono il consiglio dell'intelligente (!) articolista opponendo una diga alla crescente superstizione"
Ma torniamo alla storia del Santuario . Dalla tradizione risulta che anche prima del 1886 gruppi di pellegrini si recavano a venerare la statua della Madonna custodita nella chiesetta. Infatti si ha notizia che il primo pellegrinaggio sarebbe avvenuto il primo Maggio del 1883 e proveniva da Petacciato. E appunto gli abitanti di quella cittadina il I° Maggio 1983, accompagnati dal Parroco e dal Sindaco, hanno voluto ricordare il centenario di quel pellegrinaggio, accorrendo numerosi al Santuario.
Con il moltiplicarsi dei prodigi e dei pellegrinaggi la chiesetta risultava ormai del tutto insufficiente: infatti misurava appena metri 15x7. Il minuscolo tempio, fino a quel momento sconosciuto e ricordato da pochi in una festicciola campagnola che vi si teneva durante la fiera della prima Domenica di settembre, improvvisamente era assurto a Santuario regionale e nazionale, ma non poteva assolutamente contenere quel continuo flusso di gente. Allora si pensò di moltiplicare il personale, che a turno assistesse i pellegrini. Così i membri della commissione salirono prima ad otto, poi a trenta ed in ultimo a 34 persone. D'altra parte i pellegrini lasciavano offerte e oggetti votivi in oro e in argento.
Si pensò allora di costruire una chiesa molto più grande, tale da poter essere un santuario dedicato alla Madonna delle Grazie, che appunto in quel luogo operava tanti prodigi.
Fu allora formata una Commissione di quattro persone: Filippo Vitelli, Filippo Sabellico, Marcellino Scardapane e Giuseppe Di Carlo.
La Commissione ottenne dal sindaco il permesso di effettuare una pubblica questua allo scopo di raccogliere ulteriori fondi per la costruzione del Santuario.
Il monteodorisiano Cesare Turco, non potendo altro, offrì la manodopera gratuita, iniziando da solo a scavare dietro l'abside le fondamenta di un muro di rinforzo. Arrivato alla profondità di un metro trovò una vena d'acqua alcalina, che gli intralciò il lavoro e lo costrinse a proseguire da un lato in attesa che la Commissione stabilisse il da farsi. Venne anche interpellata l'amministrazione comunale che durante il mese di luglio fece scavare in quel luogo un pozzo per comodità degli abitanti vicini e specialmente per la fiera della prima domenica di Settembre, quando i forestieri si trovavano molto a disagio per mancanza di acqua potabile per loro e il bestiame.
La gente di Monteodorisio corrispose in modo meraviglioso, non solo con offerte in denaro, in olio e grano, ma anche con la prestazione personale gratuita. Uno spettacolo insolito si presentava agli occhi di tutti: un popolo intero, allineato in fila indiana, come tanti anelli di una catena, per una lunghezza di quasi tre chilometri, trasportava il materiale da costruzione dal fondo valle, attingendo al fiume Sinello e ad una fornace di laterizi, fino al luogo destinato alla costruzione della chiesa-Santuario.
Quando i fondi raccolti e il materiale trasportato furono giudicati sufficienti, si pensò alla elaborazione del progetto che fu affidato all'esimio architetto ingegnere Francesco Benedetti di Vasto, il quale già dal 1864 aveva presentato al Municipio della città il progetto di due palazzi pubblici per il Largo del Castello. Inoltre aveva presentato il progetto per il monumento a Gabriele Rossetti, lodato e approvato dalla Commissione incaricata della realizzazione del monumento stesso.
L'architetto Benedetti é autore anche di numerose altre opere, tra cui il restauro e l'ampliamento della cattedrale di Vasto.
Nel realizzare il Santuario di Monteodorisio ebbe come aiutanti i valenti capomastri Raffaele e Luigi Rienzo, di Sulmona, e Michele Suriani di Vasto.
Essi seppero tradurre in realtà viventi e con poca spesa le geniali invenzioni del valoroso architetto.
La costruzione del Santuario durò circa dieci anni; dal 1886 al 1895: infatti fu solennemente inaugurato il I° settembre 1895. In stile gotico-lombardo, con una navata centrale e due laterali, è veramente un'opera d'arte.
Le linee architettoniche snelle e ardite salgono verso l'alto, raccogliendosi nella volta a crociera e invitano l'anima del credente al raccoglimento e alla preghiera.
Nella breve abside dietro l'altare maggiore c'é una nicchia che custodisce la statua miracolosa della Madonna delle Grazie. Elevata sul trono marmoreo, e con la mano tesa, pare voglia dispensare grazie ottenute dal Bambino che sorregge con l'altra mano.
Il trono marmoreo che oggi ammiriamo fu realizzato intorno al 1965. Esso fu portato a termine, con intelligenza, entusiasmo ed amore, dal maestro marmista Cianciosi Enrico di Lanciano, affiancato per i lavori di demolizione e muratura dal maestro Menna Alessandro di Monteodorisio. L'opera si é potuta realizzare grazie soprattutto al contributo finanziario determinante della Ins . Sig.na Scardapane Laura, nativa di Monteodorisio ma residente a Vasto.
Veramente la prima chiesa aveva una sola navata.
Le navate laterali formavano due porticati aperti sotto i quali si riparavano e si riposavano i pellegrini anche di notte. Furono i PP. Carmelitani a chiudere i portici e a ricavarne due navate secondarie, allo scopo di allargare la capienza della chiesa, mentre per i pellegrini furono realizzati altri locali sotto la costruzione del convento.
Così la facciata della chiesa si presenta con tre porte.
In stile romanico, ornata di archetti, presenta al centro un magnifico rosone.
Su alcune cartoline-ricordo si vede svettare, tra il santuario e il convento, un ardito campanile. Esso in realtà non fu mai costruito, forse per mancanza di fondi o per altre difficoltà di realizzazione.
Per abbellire l'interno del nuovo Santuario fu bandito un concorso nel 1905: esso fu vinto dal pittore decoratore Cav. Nicola D'Agostino , della scuola napoletana.
Il suo progetto prevedeva una spesa di lire 20.000, somma considerevole a quei tempi. Ma i lavori furono eseguiti così male che la Commissione che amministrava il Santuario intentò causa al pittore D'Agostino presso il tribunale di Lanciano. In effetti le pitture e le decorazioni non sono state eseguite ad affresco e quindi presto si sono in gran parte rovinate, anche per infiltrazioni d'acqua o per umidità. Attualmente si sta pensando seriamente ad un'opera di restauro generale, nella speranza di trovare presto i fondi occorrenti.
Intanto la Madonna delle Grazie continuava a dispensare i suoi doni. Oltre alla guarigione della bambina di Cupello, già ricordata, sempre nel 1886 era avvenuto un nuovo miracolo, come é testimoniato dalla lettera del Sindaco di Monteodorisio al Sottoprefetto del Circondario di Vasto, in data 8 novembre 1886, già riportata nelle pagine precedenti. In essa si parla di un cittadino vastese sofferente di una malattia agli occhi che guarì appena lavatosi gli occhi con l'acqua miracolosa.
Le grazie e i miracoli si moltiplicarono, come testimoniano gli innumerevoli ex-voto custoditi in una sala attigua al Santuario: cuori d'argento, catenine e braccialetti d'oro, stampelle, busti in cera, quadri con la descrizione della grazia. Per esempio, in uno é scritto: "Nicola Di Bernardo Di Francesco, nativo di Tufillo, sordo e muto, pregando con devozione la Madonna delle Grazie, alle ore tre e mezzo pomeridiane, il giorno 8 Giugno 1887, in un momento riprese i sensi, parlando e conversando comodamente con gli altri".
Testimoni Giuseppe del fu Concezio Polmusciano, Filomena di Giuseppe Polmusciano, Innocenzo Fabrizio del fu Giacinto, Gilrosa Berardo del fu Filippo madre del graziato. Domenicantonio Tartaglia a divozione pel miracolo osservato ha dato una Messa alla Madonna di £ 1000.
Spesso erano portate al Santuario persone invasate dallo spirito diabolico, le quali, dopo essersi dimenate dentro la chiesa, urlando, all'improvviso si calmavano e guarivano per sempre. A tal riguardo si ricorda di un giovane, di Guardiagrele, e un certo D'Antonio Carmine di Cupello. Nei manoscritti conservati nell'archivio del Santuario così viene descritta la guarigione del giovane di Guardiagrele che si chiamava Raffaele Di Medio: "Il giovane era invaso dallo spirito maligno. Venne una prima volta nella primavera del 1886 per chiedere la grazia della guarigione a Maria Santissima (chi racconta il fatto vide con i suoi occhi).
In quella prima venuta non fu possibile fare accostare il giovane vicino all 'urna della Vergine per fargliela baciare; gesta e strida da indemoniato e salti da vero acrobata appena lo si voleva avvicinare alla Vergine.
Tornò una seconda volta e l'esito fu identico al primo.
Ma alla terza volta il 14 Novembre 1886 per un'intera giornata fu impossibile farlo accostare alla Vergine; ma poi verso la sera dopo una giornata di preghiere fatte dal popolo che assisteva, lo spiritato si accostò alla Vergine, la baciò e nell'invocarla sotto il titolo delle Grazie dando uno strido potente e uno scatto da indemoniato restò privo di sensi per parecchio tempo. Nel Rinvenire la sua prima parola fu l'invocazione alla Vergine e dichiarò agli astanti che era guarito."
Questo primo strepitoso miracolo dilatatosi per tutti quei paesi della Maiella, trasportò innumerevoli pellegrini ai piedi della Vergine delle Grazie.
Altri miracoli avvennero per Giuseppe Bosco di Vasto, liberato dalla Vergine nella frana di Agnone; per i coniugi Sebastiano D'Abruzzi e Antonia Timboni, che ebbero salvi due figli caduti dalla finestra; per una ragazza figlia di Nicoletta Florio, di Montecilfone, storpia da sette anni e improvvisamente guarita, ecc.
Anche in tempi più recenti la Madonna delle Grazie ha continuato a dispensare i suoi doni: basta leggere i bollettini del Santuario, pubblicati fino a qualche anno fa, per trovare un elenco senza fine di persone che ringraziano la Vergine per grazia ricevuta. Qualche esempio: la famiglia di Scardapane Triestina, di Monteodorisio, miracolosamente illesa nel crollo del soffitto di una stalla, mentre gli animali sono morti; il piccolo Marrollo Angelo, di Scerni, completamente guarito da calcoli al fegato e da una brutta bronchite; il piccolo Gianluca Silverio, di Pescara: appena nato, si trovava in pericolo di morte e i medici disperavano di salvarlo. Improvvisamente migliorato e quindi completamente guarito, dopo un'ardente preghiera alla Madonna delle Grazie; D'Amico Rosina, di Civitella Messer Raimondo, guarita da appendicite acuta; Urbano Rosa, da Modena (ma originaria di Monteodorisio), paralizzata alle gambe e con ernia al disco, completamente guarita.
Il giorno 14 febbraio 1965, Andreoli Antonio da Paglieta, emigrato nella Svizzera, di ritorno in Italia per una visita ai suoi familiari, si è sentito in dovere di venire a ringraziare la Madonna delle Grazie per una insigne grazia ricevuta. Egli stesso ha descritto il prodigioso intervento in questi termini: "Mentre viaggiavo in motocicletta sulla strada Paglieta-Torino di Sangro, nei pressi della stazione di Torino di Sangro, in curva fui investito da un autocarro che veniva dalla parte opposta.
L'urto fu violentissimo. In quell'istante ebbi l'ispirazione di invocare la Madonna delle Grazie ed io La vidi lì presente in atto di proteggermi e di salvarmi da certo pericolo di morte. Riportai solo la frattura al braccio sinistro e una grave ferita alla testa".
Ci piace chiudere questo capitolo con le parole scritte da P. Innocenzo Donato Visca nel n° 2 anno IX del Bollettino 'La Voce della Madonna delle Grazie': "Chi ha visitato il 'tesoro della Madonna del nostro Santuario, può immaginare che librone verrebbe fuori a voler raccontare le grazie elargite dalla Madonna delle Grazie e testimoniate dai quadri-ricordo appesi lungo le pareti, senza contare le grazie raccontate a voce da numerosi pellegrini e i celesti favori che le anime ricevono dalla Madre di Dio e tengono gelosamente custoditi in cuor loro.
L'augurio sincero è che queste pagine possano convincere qualche anima che a Monteodorisio c'è una nuova sorgente di pietà mariana sgorgata da quasi cento anni e da allora in continuazione disseta migliaia di anime assetate di pace, di gioia, di speranza, di fede di amore''.

Nessun commento:

Posta un commento