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venerdì 24 ottobre 2014

352 anni fa: il primo pellegrinaggio documentato da Monteodorisio


Il pellegrinaggio a piedi da Monteo­dorisio mi ha dato l'idea di una pic­cola ricerca documentaria sull'anti­co pellegrinaggio abruzzese e molisano alla Basilica di San Nicola di Bari. Sulle origini non abbiamo alcuna documenta­zione, sia perché i Libri del Pellegrino cominciano nel 1659, sia perché i pelle­grini erano spinti dalla fede e dall'amore per san Nicola, senza alcuna preoccupa­zione di lasciare traccia documentaria della loro devozione.
Per tutto il Medioevo la Basilica di San Nicola non ha tenuto registri da cui po­ter ricavare il movimento dei pellegri­ni. Persino sui pellegrinaggi di Santa Brigida di Svezia (1366 e 1369) non è rimasto alcunché (se non li avesse de­scritti lei stessa nel Libro delle Rivela­zioni non sapremmo nulla).
Soltanto a seguito delle esortazioni del p. Antonio Beatillo (Historia di S. Nic­colò, Napoli 1620) si prese in consi­derazione la cosa, e dal 1650 i rettori dell'Ospizio o Ospedale dei Pellegrini cominciarono a registrare sistemati­camente le spese. Per maggiore preci­sione, dal 1659 si registrarono anche i nomi e la provenienza dei pellegrini ai quali veniva dato alloggio gratis (pran­zo, cena e pernottamento) per uno, due o tre giorni. Come è noto, questa usanza venne meno allorché nel 1891 tutte le proprietà della Basilica furono sequestrate dallo stato, e ai pellegri­ni veniva offerto qualche uovo con un panino. Ed anche questo finì verso il 1915, lasciando soltanto la tradizio­ne del tarallo, che tra l'altro offriva il vantaggio di poter essere infilato da una corda ed anche trenta o quaranta potevano essere portati a tracolla dai pellegrini. Inizialmente questi "Libri dei Pellegrini" (conservati nell'Archi­vio di San Nicola, fondo "Ospizio") si soffermano soprattutto sugli stra­nieri (il primato spetta di gran lunga ai francesi e ai fiamminghi, talvolta detti "Fiandresi", seguiti dai polacchi e gente di altra nazionalità). I più nu­merosi fra gli italiani sono i Leccesi o Otrantini, seguiti da Siciliani e Cala­bresi. Gli accenni ai pellegrini dalla Campania sono poco numerosi e quel­li dall'Abruzzo ancor più sporadici e generici (sono indicati cioè soltanto come Abruzzesi). Uno dei pochi dal­la provenienza ben definita, a parte qualche beneventano, è tale Gio: Be­nedetto Locaviello di Campobasso, ri­cordato nel registro del 1665 (c. 58).



I vari rettori dell'Ospizio o Ospedale dei Pellegrini erano tutti molto attenti ad indicare le spese sostenute, dovendo poi rendicontare alla fine dell'anno (cioè il 31 agosto) al Capitolo dei Canonici.
La rendicontazione al 31 agosto na­sce dal fatto che l'anno a Bari dalla sua epoca bizantina (876 dopo Cristo) al primo secolo dell'epoca spagnola (1590 circa) comincia il 1° settembre. In altre parole, quando a Napoli era il 1° settembre 1590, a Bari era già il 1591. Successivamente, l'amministra­zione della Basilica mantenne questa vecchia datazione, anche dopo che (verso il 1610 e il 1620) anche Bari si adeguò al calendario napoletano, pro­babilmente perché le rendite erano so­prattutto dalle campagne di Rutigliano, Sannicandro ecc. e quindi la rendicon­tazione si regolava sulle rendite agrico­le, da tempo immemorabile legate alla festività dell'Assunta (15 agosto).



Mentre erano molto attenti alle spe­se, questi rettori avevano una diversa conoscenza della geografia, per cui alcuni erano più specifici, altri molto generici. Una eccezione la fa proprio Monteodorisio, che compare già nell' "Esito di Spese per dare à magnare à Pelegrini", nel Registro 16.
Compilato dall'abate Scipione Cal­co nel 1672 il registro va dal 1° set­tembre 1671 al 31 agosto 1672, e menziona tra l'altro un pellegrino da Monteforte e uno dall'Aquila (c. 27v), tre di Rocca Imperiale (c. 36), tre di Rotondella d'Apruzzo (c. 39), due di Cerenza e due di S. Vito delli Schiavi (c. 75). E in questo registro 16, alla c. 41v (5 novembre 1671) che appare il primo gruppo di pellegrini da Monteo­dorisio. I quattro pellegrini si chiama­vano: Carlo Raspante - Monteodorisio; Marzia Ricci, moglie - Monteodorisio; Gio: Bernardino Ricci, fratello - Mon­teodorisio; Andriano Ricciardi - Mon­teodorisio.




Dalla data si comprende che non si tratta della festa di maggio né di quel­la di dicembre. Siamo però di fronte ad un documento molto importante, in quanto attesta che già 333 anni fa i cittadini di Monteodorisio avevano uno stretto rapporto con la Basilica di S. Nicola.
Il Registro 24, relativo agli anni 1689/90 segnala alcuni gruppi di pel­legrini "Napolitani" e "Appruzesi", senza specificare meglio il paese di provenienza. Più dettagliato è il ret­tore Angiolo Simonelli il quale, nel registro 28 relativo agli anni 1695/96, specifica il paese, segnalando alcune compagnie di Aversa, mentre nel suc‑
cessivo registro 29 del 1696/97 men­ziona paesi come Nola (c. 37v), Tripal­do (Atripalda, cc. 55-57), Pomigliano (c. 55v), Marigliano, Venafro, Casan­drina (c. 58), Monteforte (c. 63v).
Ormai però l'idea di essere più detta­gliati sulla località di provenienza co­minciava a farsi strada nella mente dei mastri dell'Ospedale. Bartolomeo Ferri, ad esempio, nel registro 31, relativo agli anni 1700-1701, cercò di essere più preciso: Vallo di Diano (c. 86v), Frignano Maggiore e Piccolo (Ce), Ce-lenza (e. 83), Lanciano e Vasto (c. 88, 88v). Nel registro 33 (anni 1702/3) il mastro dell'Ospedale menziona ancora Lanciano (con tre pellegrini, e. 49), Ca­stelvetrano (c. 57v) e, soprattutto, con le loro compagnie tre paesi: Aversa, Casal di Prencipe d'Aversa e S. Cipriano (cc. 65-67). Ed è menzionato anche un gruppetto di pellegrini dal mio pae­se, Calitro (c. 44v; anche R 1715, c. 54 e 83). Nei registri successivi Lanciano e Vasto sembrano avere il primato fra le città abruzzesi e molisane. Che il mo­vimento dei pellegrinaggi dalla zona abruzzese e molisana fosse abbastanza intenso è dimostrato da un curioso episodio accaduto nell'anno 1714.



Un tale, spacciandosi da canonico di S. Nicola, si mise a girare quelle terre, specialmente la diocesi di Boiano (Cam­pobasso), asserendo che era cascata la fabrica dell'Ospedale de' Pellegrini. Per parecchi giorni la truffa gli riuscì, rac­cogliendo non poche elemosine, ma poi fu scoperto (ABSN, Processi della Cu­ria priorale, fase. 536.1n Saverio Russo, Pellegrini e casalini a Bari in età mo­derna, Edipuglia, Bari 1996, p. 116). È chiaro quindi che la realtà dell'Ospizio di S. Nicola era abbastanza familiare in tutto quel territorio. Trattasi comun­que di notizie sempre molto relative, e ben lontane dai numeri reali dei pelle­grinaggi provenienti sia dal Casertano che dal Chietino, considerando che da ogni paese ne partivano diverse decine. Tanto più che difficilmente andavano a chiedere ospitalità alla Basilica. Per­nottavano all'aperto, oppure trovavano ospitalità presso qualche famiglia di Bari Vecchia che li ospitava per pochi soldi, restringendone molti in una sola camera e con giacigli improvvisati.
di fr. Gerardo Cioffari OP

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