vocabolario del dialetto storico štrèṷsə

venerdì 30 novembre 2012

Beato Tommaso Bellacci da Firenze



I suoi di casa sono macellai: “beccai”, come si dice a quei tempi. Lui invece frequenta i peggiori teppisti fiorentini, ma quelli poi lo 'rinnegano' quando rischia il carcere a causa di una calunnia. Caduto in crisi nera, gli è di aiuto un concittadino dal nome augurale: Angelo Pace.
Gli fa conoscere gli amici suoi, i 'confratelli del Ceppo', e Tommaso in mezzo a loro si ritrova. Sui 30 anni, chiede di entrare tra i Frati minori osservanti di Fiesole; la cosa non scatena entusiasmi tra quei frati di buona memoria. Lo accettano, comunque, come fratello laico, senza gli Ordini. E tale resterà sempre. Ma presto diventa maestro dei novizi, poi capo dei conventi calabresi dell’Osservanza.
Nel 1423, il futuro santo Bernardino da Siena lo manda a Scarlino, nel Grossetano, a guidare altre comunità fondate da lui. Per questo viene chiamato anche Tommaso da Scarlino; ma è più noto come Tommaso da Firenze. Raggiunge e supera i 60 anni tra un convento e l’altro. Ma nel 1438 è mandato in Oriente al seguito di Alberto da Sarteano (una delle più illustri figure dell’Osservanza) per invitare le Chiese separate al concilio di Ferrara (poi spostato a Firenze) che papa Eugenio IV ha indetto con uno scopo grandioso: l’unità fra tutti i cristiani.
I delegati svolgono la loro missione in Siria e poi passano in Egitto, dove anche il sultano li accoglie bene. 
Lì, Alberto da Sarteano si ammala e torna in Italia: il capo è ora Tommaso, che cerca di arrivare in Etiopia via Arabia, perché il sultano vieta di percorrere la valle del Nilo. Tenta tre volte. E per tre volte è catturato coi compagni dai turchi.
Tre prigionie successive, tra frustate e minacce di morte. Per due volte essi vengono liberati con riscatto da mercanti fiorentini. La terza volta è il Papa che paga, su richiesta di Alberto da Sarteano. 
Tommaso e compagni tornano così in Italia nel 1444-45 (e intanto l’unione dei cristiani non s’è fatta).
Ma quella terra gli è rimasta dentro. A dispetto degli anni e dei turchi, vuole tornarci come missionario. Così, nel 1447, ultrasettantenne, lascia con un compagno il convento abruzzese di Montepiano e s’incammina per Roma: chiederà direttamente al Papa di tornare in Oriente.
Ma il suo viaggio e la sua vita terminano a Rieti, dove crolla stremato. Muore poco dopo nella casa dei Francescani conventuali, che gli danno sepoltura nella loro chiesa. Papa Clemente XIV ne approverà il culto come beato nel 1771.
Nel 2006 i resti mortali sono stati traslati nel santuario francescano di Fonte Colombo (Rieti).



Leggendario Francescano
In Venezia 1722

Vita del Beato Fra Tommaso da Firenze Minor Osservante

Nella Provincia di Sant’Angelo, essendo di essa Vicario Provinciale, andando dalla Tessa (Atessa) al Vasto, il compagno stanco e debilitato dalla noia del viaggio e dal digiuno di tutto il giorno senza pigliar nulla, cadde in terra per la languidezza, cominciò egli a rammaricarsi e per la compassione e per non avere con che confortarlo, ricorse tosto all’orazione prostrandosi in terra, e nel punto stesso comparve ivi un Giovanetto bellissimo portando in una mano un pane, e nell’altra un’orciuolo di acqua e consegnatolo ad esso, ristorandosene il Frate bisognoso, questo tantosto disparve.
Arrivati poi al Convento vicino di Monte Odorisio posero nella Sagrestia fra le Reliquie l’orciuolo ed un poco del pane avanzatogli, che dall’angelo gli era stato somministrato.
Fu ancora dal Signore dotato dello Spirito di profezia, ed alcuni, che non crederono a suoi vaticini, gli predisse, che n’averiano ricevuto severo castigo dal cielo, conforme li avvenne, specialmente nel mentovato Convento di Monte Odorisio, dove morirono della morte, che li predisse tutti quei che di lui si burlarono.
 

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