giovedì 27 gennaio 2011

Visita pastorale 1568



Dopo il Concilio di Trento, sia per controllare lo stato delle medesime, sia per frenare ogni eventuale abuso, i Vescovi di persona o tramite il Vicario Generale provvederono a visitare periodicamente le varie parrocchie. Da queste Visite Pastorali, redatte a partire dal 1568, cinque anni dopo la chiusura del Concilio, e le cui note sono conservate presso l'Archivio della Curia Metropolitana Teatina, sono venute alla luce nuove informazioni intorno alle chiese di Monteodorisio.

Da esse infatti risulta che era preposto don Juliocesare Sciabica; don Giacomo di Leone era rettore di San Salvatore; don Giovanni di Ricchezza di Lanciano era rettore di San Giovanni e don Sebastiano de Scierni era cappellano.

Sempre in occasione della visita pastorale del 1568 leggiamo ancora:

"Il giorno 11 dello stesso mese di maggio del 1568 venimmo alla terra di Monteodorisio, in cui (il Rev.mo) fece l'ingresso processionale, baciata la croce dinanzi alla porta, mentre i chierici cantavano e il popolo applaudiva fragorosamente; e, dinanzi alla chiesa di San Giovanni, discendemmo da cavallo, e lì, fatte le debite orazioni e cantato dal sig. (Vicario) l'orazione di San Giovanni, ascoltammo la messa.

Dopopranzo, nella stessa chiesa (il Rev.mo) conferì il Sacramento della Confermazione per quattro ore. Mentre ciò avveniva il Rev.do sig. Vicario visitò le chiese esistenti in detta terra, e in particolare:

la cappella di San Rocco, che si dice grangia della prepositura; comandò che venisse coperta e chiusa (con porte);

la chiesa di San Pietro col campanile anch'essa scoperta e senza porte, comandò che venisse riattata;

la cappella di San Donato;

la cappella della Pietà;

la cappellina (cona) di San Lorenzo;

la chiesa di San Lorenzo, che è grancia della commenda di San Giovanni Gerosolimitano della città di Chieti;

la chiesa di Santa Maria del fresco presso il fiume Sinello, al di là della grancia di detta commenda, e, trovandola semidistrutta, comandò si riattasse col suo materiale la chiesa di San Lorenzo e che, al suo posto, si ponesse una croce; per queste opere di riattazione, sequestrò i frutti e comandò che si ingiugesse agli affittuari di non restituirli se non dopo la riattazione delle chiese.

Quindi la chiesa di Santa Maria della Neve, che ugualmente trovò distrutta e tutta scoperta; è detta grancia di San Francesco. Comandò fosse riattata.

Quindi venimmo alla chiesa matrice di San Nicola che è prepositurale; la trovammo senza tetto e senza alcunchè con cui la si potesse chiudere; ha però il campanile con una grande campana, senza tuttavia la fune.

Ne è rettore Giulio Cesare Sciabica, il quale non risiede in loco. Si comandò che si apponesse agli atti che doveva riattarsi, e per la riparazione sequestrò i frutti; similmente, la cappella di Santa Maria delle Grazie, senza dote: similmente, l'ospedale di San Leonardo con la sua chiesa, senza porte all'entrata; comandò venisse riattata; decretò che gli uomini della terra di Monteodorisio costituiscano una procurazia per l'ospedale, e che l'ospedaliere metta su un libro degli introiti e degli esiti e che ogni anno renda conto della sua amministrazione al procuratore da costituire; similmente la chiesa di Sant'Angelo e di San Biagio, ambedue dirute e dette grance della Prepositura, comando si riattasse come sopra.
Il Rev.mo, finita la Cresima, cantato l'Ufficio per i Morti e data la benedizione, visitò il Sacramento dell'eucaristia nella chiesa di San Giovanni, il fonte battesimale, che trovò abbastanza custodito nonostante la depredazione dei turchi fatta negli anni passati. Il suo rettore è Don Giovanni De Recchezza della città di Lanciano.

Quindi passò alla chiesa del S. Salvatore, in cui visitò il Sacramento dell'Eucaristia e il Fonte Battesimale, che trovò ben custoditi come sopra.

Gesta paurose di una banda brigantesca

Nicola Vitelli di Monteodorisio, di natura violenta e di statura gigantesca, era a capo di una banda di fuorilegge, detti albanesi perché quasi tutti dei paesi di origine albanese ( Campomarino, Portocannone, San Giacomo, ecc). Una turba di ribaldi che, approfittando dei tempi, si abbandonava alle più turpi azioni. Il 2 febbraio 1799 circa trecento di essi, istigati dai borbonici, assalivano Termoli, che oppose una viva resistenza, ma un suo cittadino indicò a quei briganti un luogo invigilato e allora la masnada fece irruzione saccheggiando per due giorni la misera città e fucilando Basso Maria e Federico Brigida, usciti di recente dalle carceri della Vicaria, dov'erano stati per motivi politici. Subirono la stessa sorte Palata, Acquaviva Collecroce, Casacalenda e altri paesi. A Vasto la tranquillità non era tornata nell'animo dei buoni cittadini e v'erano ancora molti segni di tempesta nell'orizzonte, quando Nicola Vitelli minacciò di distruggere la città se non gli avesse dato almeno seimila ducati. I vastesi offrirono 300 ducati e li mandarono al Vitelli la mattina del 24 febbraio perché si ritirasse. Il Vitelli rifiutò sdegnosamente dicendo che quella somma si mandava ai pezzenti e non ad una truppa valorosa sotto i suoi comandi. Mentre il Vitelli con i suoi accreditati furibondi Albanesi si preparava a dare l'assalto a Vasto, le notizie dei progressi francesi che nel frattempo erano entrati a Lanciano, avevano risollevato i vastesi che mandarono il giorno 24 alcuni uomini a Lanciano per chiedere aiuto. Alle ore 21 di detto giorno tornando da Lanciano a Va-sto sua patria l'incendiario sacerdote Nicola Rajano, compar-ve a cavallo armato di sciabola, e nell'entrare alla porta della città detta del Castello cominciò ad allarmare di nuovo la po-polazione dicendo che la "truppa sistente in Lanciano non era truppa francese, ma pochi sbirri vestiti alla francese, e che non avessero a temere". Aggiunse dippiù esser egli venuto apposta per dirigere l'affare e per battersi con loro, in quanto egli era fuggito nel momento stesso dell'attacco dato a quella città. Il popolo che ben comprese l'infingardaggine del prete lo arrestò all'istante. Intanto che questo si operava nel Vasto, Vitelli con la sua massa albanese ch'era in Monteodorisio si disponeva e minacciava di saccheggiare la città come aveva promesso. Per evitare il saccheggio, i vastesi decisero di mandare in dono al Vitelli la somma di 500 ducati che neppure volle gradire. Allora per accelerare la venuta dei francesi i vastesi inviarono D. Massimiliano Pietrocola a Lanciano e presentata la supplica al comandante Couthard, questi all'istante fece suonare l'adunata e la truppa si mise in marcia per il Vasto. Il comandante francese con la sua truppa giunse a Vasto il 27 febbraio verso le 19,15, mentre i briganti erano arrivati alla cappella di S. Michele mezzo miglio distante dalla città. I Francesi tennero la strada di Sant'Onofrio, ed i briganti erano diretti per la porta del Castello. Allora i briganti, che si accingevano a dare esecuzione alle loro minacce, si diedero a precipitosa fuga. Il Couthard, per punire tutti i responsabili dei disordini, ordinò la chiusura delle porte di Vasto. Furono arrestati circa duecento e fucilati 26 alla torre di Bassano; 21 vennero poi uccisi nei boschi Saccione, Bufalara e Cerreto.

sabato 22 gennaio 2011

E' tornata la neve

La neve torna ad imbiancare Monteodorisio. Black-out. Il maltempo ha influito pesantemente anche sulla tensione elettrica. Black-out da ieri sera.

venerdì 21 gennaio 2011

COMUNICATO DELL’ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO MONS. BRUNO FORTE SULLA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO GOLDEN LADY IN GISSI (CH) 21 GENNAIO 2011

Apprendo con profondo rammarico della chiusura ormai decisa dello stabilimento Golden Lady in Gissi. Avevo cercato anch’io di evitare in ogni modo i licenziamenti, contattando direttamente i proprietari, per dar voce alle preoccupazioni gravissime delle famiglie dei lavoratori coinvolti e per esprimere le riserve sulla “delocalizzazione” che anche Papa Benedetto XVI ha espresso nella recente Enciclica Caritas in veritate (n. 40). Ora non posso che prendere atto di questa vicenda dolorosissima, che ha ricadute drammatiche per centinaia di persone, e pregare Dio per le tante famiglie che si troveranno nei prossimi giorni segnate dal dramma della disoccupazione. Il mio appello a nuovi investimenti e a una politica d’innovazione sul nostro territorio è rimasto purtroppo inascoltato e il potenziale di qualità umana della nostra gente lavoratrice è stato di fatto mortificato. In questo momento di tristezza mi stringo alle famiglie disorientate e cariche di incertezze per il futuro, assicurando loro la mia preghiera e la vicinanza della Chiesa. Incoraggio tutti a non perdere la speranza e a chiedere a Dio la luce necessaria per continuare a scommettere sulla vita. Invito i responsabili della cosa pubblica e chiunque abbia possibilità imprenditoriali a non lasciare nulla d’intentato per creare nuovo lavoro nell’area toccata dalla crisi. Dio custodisca tutti i disoccupati e faccia sentire la sua mano benedetta che rialza i poveri e gli umili
+ Bruno Forte
Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto

Monteodorisio 1° centenario del Santuario della Madonna delle Grazie 1995 processione

Monteodorisio 1° centenario del Santuario della Madonna delle Grazie 1995

Concerto della banda di Monteodorisio 2002

Tentata rapina alle poste, si segue la pista locale

Tentata rapina alle poste, si segue la pista locale
La pista è locale. Testimonianze e conseguente ricostruzione dei fatti inducono i carabinieri di Vasto e Cupello a non andare molto lontano nella ricerca del responsabile e di eventuali complici del tentativo di rapina sventato ieri da un impiegato all'ufficio postale di Monteodorisio.

Il fatto che l'uomo sia fuggito a piedi e che i tre presenti non abbiano notato alcuna inflessione dialettale diversa da quella abruzzese, lascia pensare che si tratti di qualcuno, se non del posto, quanto meno della zona. Se nelle strade limitrofe ci fosse qualcun altro ad aspettarlo non è ancora chiaro. Si cercano testimonianze.

Ma il fatto che l'uomo incappucciato si sia impaurito non appena l'impiegato ha urlato al direttore: "Chiama i carabinieri?", lascia pensare gli investigatori che non si tratti di professionisti delle rapine, come quelli che spesso in passato hanno compiuto raid nel Vastese facendo poi perdere le loro tracce.

I fatti di ieri. Taglierino in mano e volto travisato da un passamontagna, ha tentato la rapina all'ufficio postale di Monteodorisio. E' accaduto nella tarda mattinata di oggi, quando dentro la sede di via Monaco c'era un solo cittadino, oltre al direttore Elio Leone, e un impiegato.

Indagano i carabinieri di Cupello e i loro colleghi della Compagnia di Vasto, che parlano di "tentata rapina, sventata dagli stessi presenti che, impauriti, si sono messi a urlare". Una versione confermata dal sindaco, Ernesto Sciascia: "Stando a quanto riferitomi dal vice sindaco, Nicola Piccirilli, che si è recato sul posto, è stato solo un tentativo da parte di un uomo incappucciato, che è entrato, ha minacciato i presenti, ma l'impiegato ha detto al direttore di chiamare i carabinieri. Al quel punto, il rapinatore è scappato".

I testimoni raccontano di aver visto un uomo alto e robusto irrompere nell'ufficio postale e poi dileguarsi velocemente nelle strade limitrofe. Tre anni fa era, alle Poste di Monteodorisio, era stato sventato un analogo tentativo di rapina.

giovedì 20 gennaio 2011

I confetti

L'ombrello e i confetti

La vittiure

Il castello e il santuario

Fallisce rapina alle Poste a Monteodorisio

Le urla di un impiegato mettono in fuga il rapinatore e il colpo alle poste fallisce. E' successo oggi a Monteodorisio. Verso le 12.30 un uomo col volto coperto dal passamontagna è entrato nell'ufficio postale del paese e, con un taglierino in mano, ha intimato al cassiere di dargli i soldi. L'impiegato, con una buona dose di sangue freddo, ha urlato, chiedendo al direttore di allertare i carabinieri. A quel punto, forse sorpreso dalla reazione, l'uomo ha desistito, dandosi alla fuga. In ufficio, oltre a direttore e impiegato, c'era solo un cliente, sbigottito ma incolume. I carabinieri cercano il mancato rapinatore, robusto e alto di statura.

Taglierino in mano, tenta la rapina all'ufficio postale

MONTEODORISIO - Taglierino in mano e volto travisato da un passamontagna, ha tentato la rapina all'ufficio postale di Monteodorisio. E' accaduto nella tarda mattinata di oggi, quando davanti allo sportello di via Monaco c'era la fila.

Indagano i carabinieri di Cupello e i loro colleghi della Compagnia di Vasto, che parlano di "tentata rapina, sventata dagli stessi clienti che, impauriti, si sono messi a urlare".

I testimoni raccontano di aver visto un uomo alto e robusto irrompere nell'ufficio postale e poi dileguarsi velocemente nelle strade limitrofe.

mercoledì 19 gennaio 2011

Furti in bar e appartamento, 2 denunce

Deferimento all'autorità giudiziaria è stato eseguito dai carabinieri di Cupello al termine di rapide indagini con cui hanno individuato D.A.L., 35 anni di Monteodorisio, e D.A. 29, di Vasto. Era stato il titolare di un bar del paese a denunciare la sparizione di due computer portatili e 100 euro in contanti. In entrambi gli episodi, i denunciati erano già noti alle forze dell'ordine.

sant'Antonio abate

Mundrisce del maestro Antonio di Iorio



Mundrisce

(Fuori concorso)

Parole di E. SURIANI - Musica di ANTONIO DI JORIO

Gna lu sola cumbarisce

lu pajese è piene d'ombre

ncime, gne na gatta visce

te pe ccocce lu tirrò.

A lu larghe ci ariunime

gne li cilli a lu rusarie,

chiacchiaròna vrichilame,

pronte ognune all'arta se.



Mundrìsce è nu bicchiere

di vine profumate:

nu sorse e po' s'addore,

s'addore e po' nu sorse:

amore, amore amore,

e la felicità !...



Chi si perde pe li vigne,

chi si squaje a li livete,

chi a li campe ddo si mete,

e dapù si va a magnà.

L'allegria e la canzone,

la salute nin ci manche,

È baffone ogni persone

se si chiame mundriscià.



Mundrìsce è nu bicchiere

di vine profumate:

nu sorse e po' s'addore,

s'addore e po' nu sorse:

amore, amore amore,

e la felicità !...



Si fa scure: a frott' a frotte

Arisajne la coste...

Qua l'amice che te sfotte,

là nu mbriache a piccija

Ma la pippa è tante bbone:

sta lu lette ca l'aspette!

Si firnisce la canzone

Ca si vanne a curicà.



Mundrìsce è nu bicchiere

di vine profumate:

nu sorse e po' s'addore,

s'addore e po' nu sorse:

amore, amore amore,

e la felicità !...

I dodici mesi

Cuncittì

Processione san Marcellino

Santuario della Madonna delle Grazie

Mundrusciane sfascia cambane

martedì 18 gennaio 2011

Le vie

La neve

Suriani 12

Con lui scompare l'ultimo banditore del paese

Oggi sono i moderni mezzi di comunicazione, radio, televisione, stampa a diffondere avvisi e proclami al pubblico. Una volta, in paese, veniva nominata una persona che nelle vie e nelle piazze, "gridava" le ordinanze dell'autorità pubblica o diramava, attraverso un "bando", notizie o avvenimenti da far sapere a tutti.

Quella persona era chiamata "banditore", mitico personaggio assai rispettato, di cui, purtroppo, ormai si è persa la memoria: uno squillo di tromba, ritenuto più volte, annunziava le notizie, quelle che un tempo erano dette le "grida".

A 82 se ne è andato con dignità, così come è vissuto, l'ultimo "banditore" di Monteodorisio ha finito di suonare per sempre la sua tromba. E, dopo aver annunciato per decenni le nuove di una comunità amica, la voce di Nicola Ciffolillo "don Giovanni", per quanti lo hanno conosciuto si è congedata da tutti con grande discrezione.

In un momento dominato dal freddo messaggio della pubblicità il "bando" di don Giovanni rappresentava il calore generoso della comunicazione tra soggetti veri, senza finzioni. E in luogo di un tubo catodico, con figure senz'anima, la voce e la tromba di un uomo libero giungevano alle orecchie della città con la stessa bombetta e del bastone di Charlie Chaplin.

"don Giovanni" vive oggi con l'Angelo.

E, come qualcuno ha detto, l'Angelo non ha voce, vive solo nei cuori.

Disservizio elettrico a Monteodorisio

12 febbraio 1960
MONTEODORISIO, 11(D.C.R.) -

È mai possibile che il nostro Paese che dista, in linea d'aria, appena pochi chilometri da Vasto, sede principale di distribuzione della energia elettrica e della U.N.E.S. senza nessuna forza estranea debba rimanere senza luce, sia per le vie che nelle case? Eppure è così. Giorni fa una giornata calma e meravigliosa, mentre in tutti i Comuni viciniori la luce elettrica a splendeva, a Monteodorisio in un'ora più critica che mai e cioè, verso le ore 21, rimaneva completamente al buio, così pure ieri per essere caduta, senza bufera, pochi centimetri di neve nel cuore della notte la tanta preziosa energia è scomparsa.

Per la riattivazione l'U.N. E.S. fa passare quasi le 24 ore, dopo numerosi avvisi delle autorità, mentre pretende i pagamenti dei canoni con puntualità infallibile.

È ovvio dire quante cause impreviste e pericoli di furti e di altro genere può apportare il fare rimanere un intero paese senza luce; pertanto raccogliendo le diverse lagnanze, ci rivolgiamo ai responsabili e poi alle autorità locali affinché il nostro paese non sia il più dimenticato da Dio e dagli uomini.

Se la cabina esistente nel Comune non è in piena efficienza si provveda a rimodernarla e di istituire un posto fisso di un elettricista che in caso di un banale guasto possa subito riparare e trovare la causa.

Disgrazia

Il 15 settembre l'orafo Giuseppe Chinni andando a caccia in contrada Sciaroviera, nel tenimento di Monteodorisio, veniva avviato dal contadino Saverio Di Giacomo della presnza colà di alcune strane. Recatosi sul luogo indicatogli, al fermo cane imbracciò il fucile, e dopo essersi assicurato che nessuno si trovava in quei pressi, al levarsi delle starne sparò. Ma subito dopo lo sparo sentì delle grida ed accorso dove esse partivano trovò ferito al fianco destro il contadinello Di Giacomo Cesare che pascolava le pecore. Avute le prime cure dallo stesso Chinni, il ragazzo fu prima portato in Monteodorisio nella casa del dottor M. Raimondi, il quale disinfettò e fasciò la ferita, e poscia, in automobile, nell'Ospedale civile del Vasto, dove i sanitari dottor Nino Vittorio Bedarida e dottor Antonio Sangiovanni gli riscontrarono una ferita guaribile in dieci giorni. Oggi il passtorello è in via di guarigione.

Da "Il vastese d'olteoceano" del 5 ottobre 1932

La maggiolata

La Maggiolata

Componenti del coro: Zoppi Renato, Di Menna Nicola, Della Penna Luigi, Ciancaglini Leonardo, Salerno Nicola, Galante Matteo, Sabellico Vittorio, Capraro Nicola, Corsica Angelo, Cocco Nicola, Di Risio Mirella, Ricchezza Angilla, Di Spalatro Filomena, Di Giacomo Elisa, Timpone Esterina, Menna Emilia, Iarussi Teresa,Iarussi Maria Giovanna, Falcone Francesca, Salerno Ida, Capraro Clotilde,Di Prospero Maria, Di Menna Rina, Urbano Rosa, Lacanale Ida, Colameo Nicoletta, Capraro Clotilde, Di Camillo Angela, Marcianelli Maria, Colameo Giovina, Raimondi Maria, Tenaglia Maria Pia, Budano Filomena, Capraro Giuseppe, Ricchezza Ines, Sabellico Decio, Suriani Alfonso, Suriani Eduardo,Di Iorio Antonio, Suriani Maria,Tiberio Rosa

Dote

Regno delle Due Sicilie
Oggi li ventisei ottobre milleottocentocinquanta.
Ferdinando secondo regnante.
Avanti di me Carmine Di Giovanni Cieri Notaro residente in questo comune di Monteodorisio e dei qui sottoscritti testimoni a me cogniti sono personalmente costituiti Cesare, Antonio, Marcellino ed Anna Piscicelli da una parte, e dall’altra Giuseppe Manes e la di costui madre Maria Teresa Lucchese vedova del fu Vincenzo Manes, ed essa Signora Lucchese interviene al presente atto per assistere il detto di lei figlio Giuseppe Manes di età minore, tutti cogniti a me Notaro e testimoni sottoscritti.
Dichiarano esse parti che essendosi venuta alla solenne promessa di matrimonio presso l’Ufficiale dello stato civile, che sarà celebrata nei modi solenni voluti dalla Chiesa tra la costituita Anna Piscicelli e il costituito Giuseppe Manes, i di costei germani Cesare, Antonio e Marcellino intendono assegnarle in dote, onde supplire al peso del matrimonio diversi oggetti mobili, ed una somma in effettivo contante. Quindi attesa tale loro determinazione essi costituiti fratelli Piscicelli costituiscono ed assegnano alla comune germana Anna Piscicelli in dote ed a titolo di dote ducati cinquecentocinquanta, dei quali ducati duecentocinquanta in effettivo contante di argento di Regno, e ducati trecento valore di tanti effetti mobili stimati di comune accorso, semplicemente per conoscerne il valore, e non per farsene vendita.
Tali oggetti sono:
Un paglione di panno di terlice di braccia venti del valore di ducati quattro;
Due lembi per materassi di braccia quaranta del valore di ducati otto;
La lana per detti lembi decine venticinque del prezzo di ducati venticinque;
Due paia di lembi per cuscini del valore di carlini dieci;
Dodici paia di fasci cuscini del valore di ducati sei;
Cinque paia di lenzuola del prezzo di ducati venticinque;
Sei torna letti del valore di ducati sei e grani cinquanta;
Un paio di lenzuola di percalla del valore di ducati otto;
Coverta bianca del valore di carlini trentacinque;
Coverta di panno blu a striscione del valore di ducati tredici;
Una coverta imbottita del valore di ducati dieci;
Una coverta di seta del prezzo di ducati undici;
Venti camice del valore di ducati venti;
Quindici tovaglie del valore di ducati sei;
Trenta salviette del valore di ducati sei;
Sei mensali per uso da tavola del prezzo di ducati sette;
Una sopracoverta rasata senza guarnizione del valore di carlini diciotto;
Venti strapizzi diversi del valore di carlini quindici;
Tre strapizzi di seta del valore di carlini dieci;
Cinque fazzoletti diversi del valore di carlini trenta;
Quattro fazzoletti di cotone del valore di carlini sette;
Dieci avantiseni di vogramma del valore di ducati cinque e grana cinquanta;
Due avantiseni, uno di seta e l’altro di tulle del prezzo di carlini ventiquattro;
Otto avantiseni di cotone del valore di carlini quarantotto;
Una veste di merinos del valore di ducati cinque;
Una veste di panno quadriglie del valore di ducati otto;
Una veste di panno detto cercasso a color di caffè del valore di ducati sette e grani cinquanta;
Una veste di panno blu del valore di carlini trenta;
Una veste di wagram del valore di carlini trentasei;
Due sottovesti di mussalo del valore di carlini trenta;
Un’altra veste di wagram del valore di carlini treantasei;
Calzette paia trenta del valore di ducati diciassette;
Trecentosessanta legami di filo del prezzo di ducati nove e grani novanta;
Cinquanta trappesi d’oro del valore di ducati ventisette;
Un paio di comò del valore di ducati diciotto;
Due scanne per uso di letto del valore di carlini quarantuno.
Tutti gli indicati mobili sono stati passati e consegnati ad essi futuri sposi da rimanere presso la dotata per di lei particolare uso; la somma in contante poi in ducati duecentocinquanta è stata introitata dallo sposo Giuseppe Manes coll’assistenza ed autorizzazione della detta sua madre Maria Teresa Lucchese e da essa unitamente ed accusandone la ricezione rilasciano in favore dei dotanti finale quietanza.
Lo stesso sposo Giuseppe Manes, che la madre Maria Teresa Lucchese poi assicurano ed ipotecano tutta la indicata dote in ducati cinquecentocinquanta sopra i di loro beni in generale presenti e futuri in favore della sposa Anna Piscicelli prendendosi all’uopo analoga iscrizione ipotecaria nella Conservazione delle Ipoteche in Campobasso.
La dotata signora Anna Piscicelli dichiara di essere pienamente soddisfatta dell’avuta dote in ducati cinquecentocinquanta e ringrazia la generosità dei fratelli dotanti per averle data con essa dote più di quanto sarebbe spettata sull’asse paterno. Rinuncia perciò q favore dei suoi germani fratelli qualunque diritto a lei potesse spettare sull’eredità del defunto comunque genitore Giuseppe Piscicelli, dichiarando di non aver altro a pretendere sotto questo aspetto da loro e perciò ne rilascia ampia e finale quietanza.
In caso di scioglimento di matrimonio restano obbligati lo sposo Giuseppe Manes e la di lui madre Maria Teresa Lucchese e i di loro eredi successori di far l a restituzione dei mobili, che andranno interamente a consumarsi con supplirvi altri mobili dello stesso valore, qualità e bontà, pei mobili poi, che esisteranno dovranno restituirsi in ispecie ancorchè logorati in parte. Il denaro sarà restituito in buona moneta del Regno appena sciolto il matrimonio, così no altrimenti.
Fatto e pubblicato in questo Comune di Monteodorisio in provincia di Abruzzo Citeriore e propriamente in casa di essi fratelli Piscicelli colla lettura chiara e intelligibile dell’intero atto ad essi costituiti Cesare, Antonio, Marcellino ed Anna del fu Giuseppe Piscicelli proprietari domiciliati in questo comune di Monteodorisio, e Giuseppe Manes del fu Vincenzo Manes e Maria Teresa Lucchese del fu Giuseppe, proprietari domicilianti nel comune di Portocannone in provincia di Campobasso in presenza dei sottoscritti testimoni richiesti ed aventi la qualità volute dalla legge Aurelio di Don Antonio Scardapane proprietario e Paolo del fu Vincenzo D’Ermilio ferraro entrambi domiciliati in Monteodorisio, e quindi con me notaro e coi costituiti Cesare ed Antonio firmano il presente atto in fine e nel margine, avendo dichiarato gli altri costituiti di non saper scrivere.

lunedì 17 gennaio 2011

Contea di Monteodorisio - anno 1745 Regolamento di polizia

Carolus Dei Gratia utriusque Sicilie et Hierusalem Rex, lnfans Hispaniarum, Dux Parme et Placentie ac Magnus Princeps Hereditarius Etruriae.

Carolus Sacchetti Gubernator et Iudex Curie Terre Montis Odorisii eiuque Comitatus.

Banno da pubblicarsi ne' luoghi soliti di questo contado da parte del Signor Governatore e Giudice da osservarsi da chiunque cittadino et abitante in questo Contado, come dai Forestieri che capiteranno in esso.

-In primis s'ordina a tutti soggetti a detta giurisdizione che dovendono comparire in detta Corte debbiano stare e restarci con aspetto dovuto e parole basse non ostante che dicono con riverenza e chiamati saranno per affari attinenti a detta corte, debbiano subito comparire sotto pena di ducati 20 per ciascheduna volta a ciascheduno contravveniente, e di giorni 20 di carcere.

-Secondo, s'ordina a tutti che non ardiscano far resistenza alla Corte, Mastro d'atti, servienti e giurati, così per esigenze come per ogni altro affare attinente alla medesima, anzi ognuno dia aiuto e favore sotto pena di ducati 50 e mesi due di carcere, per ciascheduno contravveniente.

-Terzo, che sonato sarà l'Ave Maria, niuno ardisca andar cantando né sonando, né in altro modo dicendo cose dissoneste, sotto la predetta pena.

-Quarto, si ordina a tutti di non andare armati di schioppette né d'altre armi senza licenza in scriptis di detto Governatore, e chi tien licenzia de' Superiori debbia subito presentarla sotto pena della perdita delle armi e di mesi due di carcere e di docati dieci per ciascheduna volta e ciascheduno contravveniente.

-Quinto, che niuno debba portare accette nonché coltelli, coltelloni potatori, né qualsiasi sorta di altri ferramenti, né bastoni o bacchette, sotto pena di docati dieci ed un mese di carcere con la perdita di quelli.

-Sesto, si ordina a tutti che vedendo gente armata per lo territorio debbiano subito fame relazione sotto pena di un mese di carcere.

-Settimo, che nessuno ardisca giurare li Santi, né quelli nominare invano, né bestemmiare li morti, sotto pena di un mese di carcere.

-Ottavo, Che niuno ardisca far tumulti, risse, questioni, né minacciare o in altro modo di voler offendere, sotto pena di un mese di carcere.

-Nono, si ordina che succedendo risse o violenze in persona di ecclesiastici, vedove o pupilli, ciascuno del convicino debba soccorrerli, anche con carcerare i delinquenti e subito avvisare nella corte sotto pena di un mese di carcere e ducati dieci ciascheduna volta.

-Decimo, che niuno chirurco né altra persona ardisca di medicare ferite o percussioni, senza prima partecipare alla Corre, sotto pena di ducati 10 ed un mese di carcere, nella qual pena siano richieste le mammane richieste a pigliar creature di donne senza mariti.

-Undecimo, che niuno ardisca gittare lordure alle strade, ma quelle tener nette e scopate sotto pena di carlini 15.

-Duodecimo, che niuno ardisca giuocare a sorte alcuna di giuoco, così con denari come senza, sotto pena di ducati 10 ed un mese di carcere, confermando col presente tutti gli ordini e banni emanati da' nostri antecessori.

ltem che di tutte le sopradette pene pecuniarie ne' capi sopradetti, se ne promette la terza parte all' accusatore o denunciante e sarà tenuto con ogni servatezza.

Ed acciocché il presente venga a notizia di tutti, senza potersi allegare causa d'ignoranza, ordinamo a' Magnifici Camerlenghi e luochitenenti per ciascuna terra e luogo di questa giurisdizione di estrarne copia e affiggersi ne' luoghi soliti colla debita relata di essersi così esiguito sotto le pene predette.

Data in Monteodorisio, dì due Xbre 1745.

Carlo Sacchetti

Governatore e Giudice

Partito tazzista ubriaconi locali

Partito tazzista ubriaconi locali

Elezioni 1975

Commemorazione caduti

fac simile elezioni 1951

1958 Ordinanza sosta autoveicoli

In dipendenza della normale funzione di vigilanza dello scrivente; constatata l’opportunità di stabilire il posto ove possono sostare i veicoli ed autoveicoli; allo scopo di evitare intralci sulle pubbliche piazze e sulle vie di questo centro abitato;

ordina ai conduttori

di veicoli ed autoveicoli di far sostare gli stessi il Largo Palazzo ed in Piazza Umberto I° e precisamente dove sono collocati i segnali di parcheggio (P);

nelle altre strade e piazze sono permessepiccole soste non superiori ad un’ora.

I vigili sono incaricati dell’esecuzione della presente ordinanza.

DAJJE, CH'È DI LU UASTE !

Il 20 maggio di ogni anno di solito ha luogo la festa di S. Berardino nella piccola chiesetta del santo medesimo, che sorge in mezzo al bosco di Monteodorisio ; e nel 1843, perché con maggior pompa del solito veniva celebrata, in gran numero vi accorse il popolo dai paesi vicini. Senonché il giorno, causa il vino che aveva fatto andare in cimberli più d'uno, attaccarono rissa Vastesi e Monteodorisiani ; e quest' ultimi, essendo in maggior numero, ebbero facilmente ragione dei loro avversari, che per la maggior parte rimasero malconci e feriti. Coloro infine che potettero salvarsi con la fuga, raccontarono che con tale ferocia i Monteodorisiani davano la caccia ai vastesi, che l'un l'altro si animavano col grido : "DAJJE CH'È DI LU UASTE !".

OME CATTEIVE NI MORE MAIE, DEICE LA CARTEELLE DI LU PAATRE JACCHE

Il Padre Jecco, un religioso del cenobio di San Berardino presso Monteodorisio, possedeva un plico a cui il popolo attribuiva virtù meravigliose. Bastava mettere sotto il capezzale di un moribondo "LLA CARTELLE DI LU PADRE JACCHE", perché l'ammalato tosto risanasse. Il monaco non negava a nessuno quel suo talismano ; solamente faceva a tutti la calda raccomandazione affinché non l'aprissero. Avvenne però una volta che un tale recuperata la salute per virtù di quel plico, ebbe desiderio di vedere che cosa contenesse. Ma fu castigata la sua curiosità ; giacché, apertolo, vi trovò un foglio di carta sul quale era scritto : "OME CATTEIVE NI MORA MAIE".

domenica 16 gennaio 2011

martedì 4 gennaio 2011

Il tradizionale "Concerto dell'Epifania" del complesso bandistico di Monteodorisio

Fisso è l'appuntamento per il 'Concerto dell'Epifania' che si tiene, ormai per
tradizione, il 5 gennaio di ogni anno presso la chiesa parrocchiale di
Monteodorisio.
Il Complesso Bandistico "Città di Monteodorisio", sotto la guida del Maestro
Domenico Carlucci, si cimenterà nell’esecuzione di grandi marce sinfoniche,
pezzi d'opera e famosissime colonne sonore di films.. L’alto livello della
musica scelta e la bravura dei ragazzi assicureranno una piacevole serata. L’appuntamento è fissato per domani, mercoledì 5 gennaio, nel salone del Museo al Castello, alle ore 20.30.